La Nuova Sardegna

Il viaggio, sogno e stupore La ricetta di “Cartography”

di Angiola Bellu
Il viaggio, sogno e stupore La ricetta di “Cartography”

La nuova rivista presentata a Milano nello spazio “Nonostante Marras” La scoperta di altri luoghi nell’età delle grandi migrazioni e del rischio attentati

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MILANO. Non c’è un ambiente cittadino più adatto dello spazio culturale Nonostante Marras – il luogo del sogno, della raccolta, dello stupore, delle mille possibilità – per presentare «Cartography. Your Travel Guide», rivista semestrale e bilingue (italiano e inglese, 216 pagine) dedicata alla cultura del viaggio, ideata e realizzata da Paola Corini e da Luca De Santis.

Rio delle Amazzoni e isole Fær Øer, le Cicladi e il Paradiso: Cartography ci porta in terre lontane e vicine, reali e fantastiche. E’ un inno al viaggio, soprattutto a ciò che rappresenta: la proiezione verso altri mondi e, allo stesso tempo, il guardarsi dentro. «La rivista ha un tono incantato – così la presenta Francesca Alfano Miglietti, critica d’arte e saggista – e l’incanto è quello che nel nostro tempo manca. È lo scoprire l’ozio, il non dare prova di sé scalando montagne e facendo cose ginniche che poco hanno a che fare col viaggio». Ne abbiamo parlato con gli autori, Paola Corini e Luca De Santis.

Qual è l’urgenza che vi ha spinto a realizzare un progetto come la rivista Cartography?

De Santis: «Volevamo creare un oggetto che non volasse via, in un epoca digitale in cui tutto è effimero, e che restituisse il nostro concetto di viaggio».

Qual è l’idea di viaggio che ha forgiato Cartography?

De Santis: «È l’urgenza che ci spinge ad andare oltre la nostra terra per scoprire nuove culture. Siamo innamorati della diversità».

Corini: «Per questo la nostra rivista è uno strumento per avvicinare i lettori a culture diverse, a territori – anche vicini – sconosciuti sotto certi aspetti. Ci piacerebbe che la rivista avvicinasse gli estremi, fosse un luogo in cui condividere le nostre esperienze con altri viaggiatori – che nella vita possono essere chef, imprenditori, musicisti o antropologi – che hanno scelto di vivere anche di viaggio nella loro vita personale e professionale».

Cartography può essere uno strumento per chi non viaggia fisicamente?

Corini: «C’è una rubrica di Aldo Spinelli, collezionista seriale di storie, di “mancanze”, di strutture letterarie e creatore di giochi, che porta i lettori di Carthography a fare viaggi mai fatti: dal viaggio in una stanza al viaggio in Paradiso con Mark Twain. Viaggiare è un modo di vivere, è un’esplorazione della mente. Gianluigi Ricuperati, scrittore che ha collaborato a questo numero due, adora l’isola di Antiparos nelle Cicladi, in cui va d’estate, e la descrive come un luogo che permette di trovare la pace e il riposo giusti per far viaggiare la mente. Parte infatti con un racconto di viaggio assolutamente sedentario».

De Santis: «La nostra idea era che la rivista fosse come una nave che torna da un lungo viaggio che porta tutto quello che abbiamo raccolto per condividerlo».

A cosa serve la cultura del viaggio in un’epoca in cui il viaggiare è scoraggiato anche dalla situazione geopolitica?

De Santis: «Serve ad avvicinare gli estremi. Oggi c’è troppo razzismo, troppa paura della diversità. Viaggiare aiuta a capire l’altro».

Corini: «Serve anche ad avere più fiducia nel prossimo, a scoprire la ricchezza della diversità».

Alla fine anche il viaggio così come lo concepite ha dunque una visione “politica”?

De Santis: «Assolutamente sì. Cerchiamo di non portare quest’aspetto in modo diretto, ma dietro c’è, forte, un pensiero di onestà, di legalità, di rispetto».

Corini: «In sintesi, un pensiero di amore verso il mondo».

Secondo voi come ci si deve preparare per un viaggio?

De Santis: «Quando viaggiamo credo sia importante lasciare a casa la presunzione di poter conoscere il luogo che si visiterà: la nostra cultura del viaggio è quella dell’essere di passaggio».

Corini: «È importante per noi raccontare con apertura, abbandonare le proprie routine, mettersi a disposizione degli altri. Bisogna essere disposti a far entrare nel proprio carattere tratti che non ci appartengono: si può essere più espansivi o più silenziosi, più lenti. bisogna avere molta cura dei luoghi che si visitano».

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