La Nuova Sardegna

Sardegna e Friuli insieme nel segno di Maria Carta 

di Giacomo Mameli
Sardegna e Friuli insieme nel segno di Maria Carta 

Un concerto al Kulturni-Dom di Gorizia per ricordare la cantante

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SILIGO. In principio fu Maria Carta. Stava alla musica come Maria Lai stava alla scultura, alla pittura, alla tessitura. Dai canti nella chiesa di Siligo e nelle processioni, dalle nenie e dalle filastrocche al fiume dove con altre donne andava a lavare i panni, è lei – nata il 24 giugno 1934 da Antonio e da Giovanna Maria Delogu – la prima a sdoganare la musica sarda dai nuraghi e dalle cumbessias e farla diventare melodia internazionale. Con Maria Carta la Sardegna varca Tirreno, Alpi e Oceani. Dopo il concerto al Thèàtre De Paris del giugno del 1982 è il Corriere della Sera a fare la sintesi dei giornali di mezzo mondo: «La Francia aveva Edith Piaf e il Cile Violeta Parra. La Grecia ha Irene Papas, il Portogallo Amalia Rodriguez, l'Argentina Mercedes Sosa, la Polonia Ewa Demarrczyk, una certa America Joan Baez. La Sardegna? È Maria Carta». Le Monde titolerà: «Ave Maria Carta!». Per Le Matin è lei «la mémoire féconde de la Sardeigne». Per le Figaro «Un fenomeno importante, la sensualità in note, una vergine gotica».

Un anno dopo concerto all'Olimpia, sempre a Parigi, con Brenda Wotton («la dame de Cornouailles») e Mercedes Sosa. Le Monde, ancora: «Maria Carta, tutta di nero vestita, canta nella sua lingua natale la tradizione vissuta e la sa adattare e ricreare con canti d'amore e di morte, di festa e di solutidine». Per l'Humanitè, un’apertura a tutta pagina in Cultura: «Maria Carta, la voce di una terra madre». E poi il trionfo alla cattedrale di Saint Patrick a NewYork dove canta a dicembre del 1986: “Tremila persone, il silenzio e l'oscurità delle grotte sarde, melodie rituali millenarie, la ninna nanna e il canto dei morti, voce che addormenta, voce che piange». Alla fine del recital appalusi senza fine e Maria confida al New York Times: «Adesso posso anche non cantare più».

Ma canterà, eccome, fino al settembre 1994 quando il cancro spegne una carriera con pochi uguali. Canterà nelle principale piazze della Sardegna, in quasi tutti i circoli degli emigrati, nei grandi teatri da Francoforte al Bolshoi di Mosca, da Pechino a Sidney, da Londra ad Atene. Senza dimenticare – 20 novembre 1972 – il concerto al Teatro Sistina di Roma con Amalia Rodrigues dove “So mutos” e “Boghe ’e riu” si esaltavano con “Cana Verde do Mar”, “Coimbra” e “A casa de Mariquinhas”.

Di Maria Carta cantante, di Maria Carta attrice, di Maria Carta docente di Antropologia all'università di Bologna, di Maria Carta che parla con Enrico Berlinguer e con Papa Wojtyla, di Maria Carta – Dea nata nel cuore del Meilogu – si riparlerà in questi giorni in occasione della quindicesima edizione del premio a lei intitolato. Si terrà a Gorizia sabato 9 settembre al teatro Kulturni-Dom per ricordare i legami tra il Friuli, la Sardegna e la Brigata Sassari nell’apocalisse della prima guerra mondiale. È in moto la macchina organizzativa con i soci della Fondazione Maria Carta (Comune di Siligo, Regione, univesità di Sassari e Cagliari) e il grande impegno della famiglia di Maria Carta: i fratelli Gigi e Tino, la sorella Rina, la museologa Francesca Sanna, il segretario tuttofare della Fondazione Antonio, unico dipendente in questa struttura in granito all'ingresso del paese dove sentite la voce calda e il viso-calamita dall’artista.

Mario Sassu, sindaco del paesino del Meilogu: «Maria Carta vuol dire Siligo così come Siligo è Gavino Ledda, due nomi che fanno grande la Sardegna nel mondo dandole la cifra alta della cultura». Leonardo Marras, presidente della Fondazione: «Con Freemos, l’iniziativa degli artisti sardi per richiamare l’attenzione sul dramma dello spopolamento, il nome di Maria Carta echeggia nei teatri della Sardegna e del mondo». E i premi di quest'anno? «Stiamo decidendo con i componenti del comitato scientifico presieduto da Giacomo Serreli: nuovi nomi onoreranno la Sardegna».

Nel Museo a Siligo copie di “Canto rituale”, pubblicazione curata da La Nuova Sardegna. Maria-poetessa prevedeva lucidamente i drammi di oggi: “I bambini uccisi/ ballano frenesia/ in valli di luce/ e fissano/ il silenzio delle gemme/ il rumore dell'erba/ il volo degli uccelli/ che spicca da noi/ e fugge/ il tumulto omicida del mondo”.



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