La Nuova Sardegna

Emozioni jazz tra le mura di Badu ’e Carros

di Stefania Vatieri
Emozioni jazz tra le mura di Badu ’e Carros

Paolo Fresu e il suo Devil Quartet hanno suonato ieri per i detenuti del carcere nuorese: «La musica è un atto etico»

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NUORO. Qualcuno, tra i detenuti, aveva l'aria indifferente. Si aspettava forse un concerto qualsiasi, reso ancora più difficile dalla calura e dalle alte mura di cinta che poco lasciavano all'immaginazione. E invece Paolo Fresu con il suo Devil Quartet ha appassionato, emozionato e coinvolto tutti. Le note della scaletta scelta ad hoc per l'edizione numero quindici del concerto dentro la casa circondariale nuorese nell'ambito del Festival internazionale di Nuoro, hanno risuonato per un'ora nel cortile del carcere di Badu 'e Carros, mentre un'ottantina di detenuti delle sezioni di media e alta sicurezza si è fatta trasportare dal quartetto jazz in un’immaginaria evasione.

Un grande ritorno dunque nel capoluogo barbaricino per il trombettista di Berchidda, in un doppio impegno, prima nel carcere nuorese e in serata nel sito archeologico di Tanca Manna, che l'ha visto protagonista nei due appuntamenti clou della rassegna della quale è stato cofondatore nel 1989 con Antonietta Chironi e ha diretto per venticinque edizioni. Alla guida del Devil Quartet con il chitarrista Bebo Ferra, il contrabbassista Paolino Dalla Porta e il batterista Stefano Bagnoli (tutti docenti dei corsi nuoresi), ieri mattina ha affidato alla musica più che alle parole la sua personale visione della vita. Un mix di brani sapientemente arrangiati legati da un sottile filo rosso in un alternarsi di speranza, con il brano “E se domani”, «una frase che significa tante cose, non solo per voi che state qua dentro ma per un sacco di gente» ha spiegato Paolo Fresu alla platea. Il tema dell'amore e della solidarietà attraverso le note di “Ninna nanna ad Andrea” ( scritta per il figlio) e rivolta oggi «a tutti quei bimbi che provano ad attraversare il Mediterraneo spesso senza mai arrivare» ha sottolineato durante il concerto. E infine un occhio ai problemi dell'isola nel brano “Un posto all'Alcoa” una rivisitazione della celebre sigla della soap opera “Un posto al sole” ideata per un programma televisivo che qualche anno fa raccontò la storia degli operai della fabbrica di Portovesme. «La scelta dei brani è stata dettata dal luogo in cui abbiamo suonato – ha commenta Fresu al termine –. Non poteva essere un concerto tradizionale perché la musica nelle carceri è un evento non comune, ma ricco di significato sopratutto in un territorio come questo – sottolinea – . Abbiamo voluto comunicare con loro, lanciare dei messaggi che spero siano stati colti. Essere qui per me è un onore e rappresenta un'esperienza molto intensa perché sono convinto che la musica sia sopratutto un atto etico».

Una visione condivisa anche dal direttore dell'Ente musicale di Nuoro Angelo Palmas che ha sottolineato l'importanza della musica «sopratutto in un momento come questo dove è necessario portare un messaggio di pace e solidarietà in un luogo come il carcere».

In serata, il quartetto di Paolo Fresu ha cambiato location e ha dato vita a un concerto dai canoni sicuramente molto più tradizionali. Paolo Fresu è stato il protagonista assoluto dello spettacolo che ha avuto come scenario l'area archeologica di Tanca Manna, nella quale è andato in scena, con il suggestivo sfondo del Nuraghe, l'atteso evento della 30esima edizione del Festival internazionale di Nuoro jazz.

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