La sfilata di Marras dedicata a Fellini diventa un docufilm
Diretto da Riccardo Apuzzo approda al Design Film Festival Spettacolo onirico con trapezisti, danzatori e performer
MILANO. “Antonio Marras lirico pretesto”: la mostra dell’artista algherese diventa un film, e fa il suo debutto alla sesta edizione del Milano Design Film Festival. E’ il giusto contesto per il battesimo della pellicola diretta da Riccardo Apuzzo, del gruppo Mumon, che racconta, con la supervisione di Francesco Maggiore della Fondazione Gianfranco Dioguardi, la sfilata di Marras tenutasi nel cantiere dello storico Teatro Lirico di Milano.
Se l’anno scorso solo trecento ospiti hanno assistito all’onirico spettacolo dedicato alla felliniana Giulietta degli Spiriti – con trapezisti, musicisti della banda, danzatori e performer – da quest’anno, grazie al tour dell’art-film, in molti “saliranno” tra i ponteggi del Lirico, per vedere gli operai al lavoro mentre prende vita il sogno felliniano di Marras. «Abbiamo creato uno staff parallelo all’ufficio tecnico del Comune e a quello dell’impresa – ci racconta Francesco Maggiore – Non era facile per loro accettarci, ma in poco tempo, lavorando anche di notte, è stato allestito il set».
Seduto in fondo alla sala Astoria del Palazzo del Cinema, luogo della rassegna, c’è uno schivo Antonio Marras che assiste alla proiezione del film. Condivide con noi il ricordo di quella sfilata spettacolare, messa in scena in un contesto oggettivamente difficile, in cui – ancora di più – la sua moda è stata un pretesto per dialogare con altri ambiti artistici, per sollecitare una riflessione culturale, per «allestire un racconto che fa parte di un lavoro che non sono solo “stracci”», ci racconta.
Marras ci confida che il rivedersi in uno schermo enorme nel buio di una sala cinematografica è un’esperienza molto particolare: «Intanto è imbarazzo, l’emozione è un’altra cosa. Non amo vedermi e riascoltarmi, soprattutto perché sono momenti di tensione altissima». E ancora una volta, con “Antonio Marras lirico pretesto” l’artista ci spiazza con la dialettica del contrasto, giocata tra la l’idea di una sfilata – che si consuma di solito in 5-7 minuti e poi non esiste più – e quella del film che si può fruire in spazi e tempi diversi. Un film che ci restituisce il dietro le quinte di un evento di moda e quello di un cantiere per sua natura blindatissimo.
«Questo film è un lavoro di ricostruzione sulla preparazione della sfilata in un luogo così anomalo (un cantiere) di un teatro, il Lirico di Milano, così importante, che sta riprendendo a far parte della vita della città” spiega Marras. E’ un lavoro che di fatto non finisce. E’ anche installazione, con la scenografia urbana, creata da Marras e inaugurata lo scorso marzo, dal titolo “Com’è bella la città”, esposta sulle impalcature esterne del Lirico. L’enorme quadro – che ritrae tre grandi figure istrioniche e farsesche idealmente affacciate sulla ribalta di un palcoscenico urbano; tre personaggi pensati come omaggio al teatro stesso e alla commedia dell’arte – è dedicato a Giorgio Gaber. «Sono momenti di grande intensità e di grande emozione – svela Marras – che mi hanno segnato e toccato. E fatto un po’ crescere».