«Sarò l’eroe che lotta per noi negli ospedali»
di Elsa Pascalis
Luca Argentero parla della fiction da oggi su Rai 1. Il suo “Doc” è ispirato a un medico oggi in prima linea contro il virus
4 MINUTI DI LETTURA
CAGLIARI. «Il medico che interpreto è il dottore che tutti vorremmo incontrare in un ospedale, capace, ma anche empatico e appassionato del suo lavoro esattamente come tutti quelli che in questi giorni stanno lottando in prima linea per far fronte alla drammatica emergenza sanitaria che stiamo vivendo». Così Luca Argentero, raggiunto in teleconferenza, descrive il personaggio che sostiene nella nuova fiction “Doc - Nelle tue mani”, prodotta da Lux Vide in collaborazione con Rai Fiction, che debutta questa sera alle 21.25 su Raiuno. Il nuovo medical drama tutto italiano, con la doppia regia di Jan Maria Michelini e Ciro Visco, è ispirato alla vera storia del dottor Pierdante Piccioni, raccontata nei libri “Meno dodici” e “Pronto Soccorso” editi da Mondadori.
Nella trasposizione televisiva, Luca Argentero ha il nome di Andrea Fanti, un giovane e brillante primario di Medicina Interna, famoso per le sue diagnosi veloci, acute e corrette, ma temuto da colleghi e pazienti, per via del suo carattere distaccato e pragmatico. Questo, in sintesi, il dottor Fanti prima dello sparo che spezza in due la sua vita, per mano del padre di un paziente morto nel suo reparto. Al risveglio appare chiaro che il proiettile ha cancellato dal suo cervello i ricordi degli ultimi dodici anni di vita seppur riconoscendo i colleghi, dei quali nota però, con stupore, le rughe e i cambiamenti. «Nessuno di noi – continua l’attore –: più di anno fa, quando abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto, poteva immaginare che il palinsesto potesse coincidere con questo particolare e imprevedibile momento che ci vede coinvolti nel combattere il Coronavirus. Ma forse proprio ora è giusto parlare del settore sanitario, che qui in Italia si rivela un’eccellenza e soprattutto ci porta a considerare con nuova consapevolezza il privilegio di vivere in uno Stato in cui l’assistenza sanitaria è garantita a tutti, diversamente da altre parti del mondo».
La storia raccontata nella fiction si discosta molto dall’attuale circostanza storica: ogni puntata è dedicata a diversi casi clinici che i protagonisti risolveranno grazie alle competenze scientifiche che si intrecciano con le storie personali loro e dei pazienti. Ma per un’ennesima combinazione del caso il dottor Pierdante Piccioni, che nella realtà ha avuto un incidente, è un primario che lavora proprio tra Lodi e Codogno, i centri più colpiti dall’epidemia.
Alla domanda sui suoi rapporti con Piccioni, dalla voce l’attore traspare la stima nei suoi confronti: «Pierdante è un medico eccezionale, molto serio e preparato ed è stato coinvolto in tutte le fasi fin dalla stesura della sceneggiatura. Dovendolo interpretare, ho avuto la fortuna di confrontarmi personalmente con lui per poter descrivere il medico ma anche l’uomo con le sue fragilità, le sue domande, i suoi problemi e i suoi dubbi. Ci saremmo dovuti sentire in questi giorni per festeggiare l’uscita del nostro progetto, ma ovviamente lui è impegnato nell’urgenza che deve affrontare insieme ai suoi colleghi dell’ospedale» e, continua, «ci sentiamo attraverso messaggi. Lo sento tranquillo, lavora con razionalità e grande equilibrio. Il focus suo e di tutto il personale ospedaliero è sulla contingenza. Per fortuna il dottor Piccioni è uno dei tanti, come stiamo scoprendo in queste settimane. Il modo con cui medici, infermieri e chiunque lavori nella Sanità, ora è sotto gli occhi di tutti, ma passare la vita a salvare centinaia di persone tutti i giorni è la loro normalità».
Il cast che ha fatto training di affiancamento con medici veri e consulenti tecnici scientifici per poter lavorare alle scene più pratiche, ha potuto verificare quanto queste persone che ora definiamo eroi, in realtà siano eroi sempre, tutti i giorni, indipendentemente dagli stati di crisi quando quotidianamente lavorano utilizzando professionalità, passione e umanità con l’unico obiettivo di prendersi cura degli altri. E la cura degli altri nel miglior modo possibile è l’argomento più attuale nella vita di tutti in questo momento, compresa quella di Luca Argentero, che a breve diventerà papà. «Diventare genitore è un’esperienza centralizzante. Pazienza se la bambina dovrà aspettare qualche settimana prima di incontrare i nonni: hanno tutta la vita davanti. L’altro giorno sono nati 1.100 bambini negli ospedali italiani e altrettanti pazienti purtroppo, tristemente ci lasciavano. Fa parte del ciclo della vita. Ma una nuova vita che arriva è comunque speranza, lascia spazio a nuovi slanci, è sempre una ripartenza».
Saluta così, con queste parole, Luca Argentero, con un messaggio positivo dando appuntamento su Raiuno per scoprire come la malattia, a volte, quando non è grave al punto da mettere seriamente in pericolo la vita, possa segnare la strada per la ricerca del senso profondo dell’esistenza.
Nella trasposizione televisiva, Luca Argentero ha il nome di Andrea Fanti, un giovane e brillante primario di Medicina Interna, famoso per le sue diagnosi veloci, acute e corrette, ma temuto da colleghi e pazienti, per via del suo carattere distaccato e pragmatico. Questo, in sintesi, il dottor Fanti prima dello sparo che spezza in due la sua vita, per mano del padre di un paziente morto nel suo reparto. Al risveglio appare chiaro che il proiettile ha cancellato dal suo cervello i ricordi degli ultimi dodici anni di vita seppur riconoscendo i colleghi, dei quali nota però, con stupore, le rughe e i cambiamenti. «Nessuno di noi – continua l’attore –: più di anno fa, quando abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto, poteva immaginare che il palinsesto potesse coincidere con questo particolare e imprevedibile momento che ci vede coinvolti nel combattere il Coronavirus. Ma forse proprio ora è giusto parlare del settore sanitario, che qui in Italia si rivela un’eccellenza e soprattutto ci porta a considerare con nuova consapevolezza il privilegio di vivere in uno Stato in cui l’assistenza sanitaria è garantita a tutti, diversamente da altre parti del mondo».
La storia raccontata nella fiction si discosta molto dall’attuale circostanza storica: ogni puntata è dedicata a diversi casi clinici che i protagonisti risolveranno grazie alle competenze scientifiche che si intrecciano con le storie personali loro e dei pazienti. Ma per un’ennesima combinazione del caso il dottor Pierdante Piccioni, che nella realtà ha avuto un incidente, è un primario che lavora proprio tra Lodi e Codogno, i centri più colpiti dall’epidemia.
Alla domanda sui suoi rapporti con Piccioni, dalla voce l’attore traspare la stima nei suoi confronti: «Pierdante è un medico eccezionale, molto serio e preparato ed è stato coinvolto in tutte le fasi fin dalla stesura della sceneggiatura. Dovendolo interpretare, ho avuto la fortuna di confrontarmi personalmente con lui per poter descrivere il medico ma anche l’uomo con le sue fragilità, le sue domande, i suoi problemi e i suoi dubbi. Ci saremmo dovuti sentire in questi giorni per festeggiare l’uscita del nostro progetto, ma ovviamente lui è impegnato nell’urgenza che deve affrontare insieme ai suoi colleghi dell’ospedale» e, continua, «ci sentiamo attraverso messaggi. Lo sento tranquillo, lavora con razionalità e grande equilibrio. Il focus suo e di tutto il personale ospedaliero è sulla contingenza. Per fortuna il dottor Piccioni è uno dei tanti, come stiamo scoprendo in queste settimane. Il modo con cui medici, infermieri e chiunque lavori nella Sanità, ora è sotto gli occhi di tutti, ma passare la vita a salvare centinaia di persone tutti i giorni è la loro normalità».
Il cast che ha fatto training di affiancamento con medici veri e consulenti tecnici scientifici per poter lavorare alle scene più pratiche, ha potuto verificare quanto queste persone che ora definiamo eroi, in realtà siano eroi sempre, tutti i giorni, indipendentemente dagli stati di crisi quando quotidianamente lavorano utilizzando professionalità, passione e umanità con l’unico obiettivo di prendersi cura degli altri. E la cura degli altri nel miglior modo possibile è l’argomento più attuale nella vita di tutti in questo momento, compresa quella di Luca Argentero, che a breve diventerà papà. «Diventare genitore è un’esperienza centralizzante. Pazienza se la bambina dovrà aspettare qualche settimana prima di incontrare i nonni: hanno tutta la vita davanti. L’altro giorno sono nati 1.100 bambini negli ospedali italiani e altrettanti pazienti purtroppo, tristemente ci lasciavano. Fa parte del ciclo della vita. Ma una nuova vita che arriva è comunque speranza, lascia spazio a nuovi slanci, è sempre una ripartenza».
Saluta così, con queste parole, Luca Argentero, con un messaggio positivo dando appuntamento su Raiuno per scoprire come la malattia, a volte, quando non è grave al punto da mettere seriamente in pericolo la vita, possa segnare la strada per la ricerca del senso profondo dell’esistenza.