La Nuova Sardegna

Rivive “Altura”, il primo film sardo del dopoguerra

di Fabio Canessa
Rivive “Altura”, il primo film sardo del dopoguerra

Girato da Mario Sequi nel 1949, si era perduto. Adesso è restaurato e disponibile su YouTube

18 aprile 2020
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«Da quante migliaia di anni le onde del mare vengono a battere contro la terra della Sardegna. E da quante migliaia di anni gli uomini arrivano qui su queste spiagge e ancora ne partono, com’è partito quasi ragazzo Stanis Archena. Uno dei tanti, in cerca di una vita meno povera e meno dura».

Una voce fuori campo, con la solennità tipica dell’epoca, introduce con queste parole la storia. In realtà Stanis non ha fatto grande fortuna in Continente e ora, dopo quasi dieci anni, sta tornando nel suo paese in Gallura per portare comunque l’esperienza maturata lontano dall’isola. Inizia così “Altura” che poi si sviluppa, tra il melodramma e il western, con lo scontro tra l’emigrante di rientro e il possidente senza scrupoli Efisio Barra che ha assoggettato i pastori del posto, domina il mercato del latte e insidia la bella Grazia innamorata di Stanis.



Lungometraggio del 1949, è il primo film sardo dopo la Seconda guerra mondiale. Girato ad Aggius dal cagliaritano Mario Sequi con interpreti che hanno fatto la storia del cinema italiano: Massimo Girotti, Eleonora Rossi Drago, Anna Maria Bottini, Roldano Lupi. Disperso, il film è stato ritrovato e restaurato in digitale 2k dalla Cineteca Nazionale che da qualche giorno lo ha reso disponibile per tutti sul suo canale YouTube. Il racconto del ritrovamento sembra a sua volta un film. Tutto nasce dalla ricerca dell’ittirese Antonio Maria Masia per scrivere un libro sulla storia del Gremio dei sardi di Roma, di cui è presidente.

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«Tra i soci fondatori del Gremio – spiega Masia – c’era proprio il regista Mario Sequi e in un articolo della Nuova Sardegna dell’epoca, dove compare anche in foto insieme all’amico Alberto Moravia, ho letto che parlava di questo progetto, della realizzazione di un film in Gallura con il quale voleva raccontare l’isola in modo realistico, il suo cambiamento rispetto ai racconti della Deledda».

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Spinto dalla curiosità per questo lungometraggio, che come riportato nell’articolo era prodotto anche sotto l’egida del Gremio dei sardi costituitosi a Roma, Masia chiede aiuto a Franca Farina che lavora alla Cineteca Nazionale. Di “Altura”, però, non c’è traccia. «Non lo avevamo noi e nemmeno le altre cineteche che ho contattato – racconta l’ozierese Franca Farina –, allora ho cercato tra i collezionisti privati e grazie alla collaborazione con la società Broadmedia Service, che ha gentilmente messo a disposizione il negativo, siamo riusciti a recuperare il film. Era in buone condizioni. Lo abbiamo scansionato in 2k e sistemato con pochi ritocchi».

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Così “Altura” è tornato a vivere. Doveva essere presentato a marzo alla Casa del Cinema a Roma, ma l’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus ha fatto saltare l’appuntamento. Così la Cineteca Nazionale ha pensato di rendere disponibile il film in visione gratuita su YouTube. Insieme a un incontro-intervista con Anna Maria Bottini, una delle protagoniste, che ha appena compiuto la bellezza di 104 anni. L’attrice, grande interprete teatrale prestata in qualche occasione al cinema (è presente anche nel capolavoro di Visconti “Il Gattopardo”), ha il ruolo di Alena. La zia di Grazia, interpretata dalla quasi esordiente Eleonora Rossi Drago che poi negli anni Cinquanta e Sessanta acquisterà grande popolarità. Se la parte del cattivo, Efisio Barra, è affidata a Roldano Lupi che alle spalle aveva già una discreta carriera, l’interprete principale nel ruolo di Stanis Archena è però Massimo Girotti che all’epoca era già un divo del cinema grazie a film da protagonista come “Ossessione” di Visconti, “La porta del cielo” di De Sica, “Un giorno nella vita” di Blasetti, “Gioventù perduta” di Germi. Nella sua lunga carriera lavorerà poi con altri maestri come Antonioni (memorabile in “Cronaca di un amore”) e Pasolini (“Teorema”).

Il sardo Mario Sequi non avrà la fortuna di questi illustri colleghi registi. Dopo “Altura”, il suo terzo film, proseguirà la carriera sino a metà degli anni Settanta. Cagliaritano trapiantato a Roma da ragazzo, è bello ricordarlo con questo lungometraggio, girato in una Gallura brulla e caratterizzata dalle grandi rocce di granito (non a caso il sottotitolo è “Rocce insaguinate”), che riprende certi aspetti della lezione neorealista, a cominciare dalle riprese effettuate nel luogo, e li incastona in una struttura narrativa precisa e abbastanza classica. Il tutto accompagnato dalle musiche del compositore sardo Ennio Porrino.
 

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