La Nuova Sardegna

Isolamento, più stress in grotta o a casa? Uno speleologo confronta le due esperienze: "Sotto terra so quando uscirò, ora provo tanta impazienza"

di Luca Urgu
Lo speleologo Massimiliano Mele durante la clausura in casa per il coronavirus
Lo speleologo Massimiliano Mele durante la clausura in casa per il coronavirus

Massimiliano Mele, nuorese: "Esplorare le profondità del Supramonte è una scelta, non un obbligo legato al coronavirus. Ma in entrambi i casi servono nervi saldi, cervello sempre attivo, sonno e pasti a orari regolari, rispetto delle norme di sicurezza. E si spera sempre che tutto vada bene"

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Il suo nome e cognome si pronunciano tutti insieme, un po’ come accadeva per Giggirriva. Massimele dal Cuore Carsico (è anche il nome dell’associazione da lui fondata e di alcuni profili social) ha mille anime, quasi tutte open air. La passione per l’escursionismo, la speleologia con lo storico Gruppo grotte nuorese, la fotografia, per la natura a tutto tondo (pochi mesi fa è uscito un libro realizzato insieme a Severino Prina sui percorsi del monte Ortobene) lo hanno portato in questi anni ad esplorare grotte e vie del Supramonte, a percorrere il Selvaggio blu in solitario (praticamente già scritto un diario di bordo molto interessante che forse verrà pubblicato).

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Insomma Massimiliano Mele, 40 anni di Nuoro, non è di sicuro un pantofolaio. Appena può evade per macinare strada nei sentieri calcarei, osservare la natura da vicino con i suoi tempi e i suoi silenzi e aver qual grande privilegio di dormire sotto in tetto di stelle luminose o dentro un pinnettu, scrigno di storia e di umanità. Dunque è facile capire che se la quarantena pesa a tutti, per Massimiliano e i suoi simili forse la situazione attuale di movimenti limitati per stato di necessità non è facile da digerire. Ovviamente ci si adatta con spirito di responsabilità con la speranza che tutto questo finisca il prima possibile. Abbiamo stanato l’escursionista-speleologo dalla sua casa rifugio per una riflessione su questa periodo e sulle analogie possibili tra le condizioni di privazioni in un ambiente come la grotta e la quotidiana sensazione di chiuso che tutti noi viviamo quotidianamente.

“Be’, a pensarci bene ci sono alcune analogie che accomunano il periodo di isolamento in casa con quello che si vive in grotta, perlomeno nelle spedizioni di più giorni. Alle analogie seguono anche alcune differenze sostanziali”, spiega Massimiliano Mele. “Trascorrere diversi giorni in grotta per gli speleologi è una scelta, certo un po' masochista, ma comunque una scelta ben ponderata. Inoltre in grotta si pianifica sempre tutto, in primis la durata dell'isolamento, quindi il giorno d'ingresso e di uscita dal sottosuolo. Il Covid 19 ci ha costretto all'isolamento praticamente dall'oggi al domani e ancora non sappiamo quando potremo riuscire da casa senza il timore del contagio, ma soprattutto non è stata una nostra scelta”.

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Sempre a proposito di analogie in entrambe le situazioni occorre affinare alcune abilità e mantenere ben saldi i nervi. “L'esperienza in grotta insegna a badare a gestire in maniera oculata tutte le risorse: il cibo, l'acqua, le attrezzature, la carica delle batterie delle lampade, etc. In questo momento di crisi economica, ci si trova rinchiusi in casa a dover gestire nel migliore dei modi le uscite economiche in modo da non trovarsi poi in situazioni spiacevoli se il fermo lavorativo dovesse protrarsi ancora per molto o, in alcuni casi, a dover centellinare le scorte alimentari”.

Durante gli isolamenti prolungati in grotta, la parola d'ordine diventa “ricerca”, c’è un momento legato alla scoperta, al reperimento di dati poi da condividere. La voglia di portare un proprio contributo che poi possa essere utile ad altri. “Si cerca di riportare fuori alla luce qualche nozione in più, magari la scoperta di un nuovo ambiente, di una nuova concrezione o di un nuovo organismo vivente. Allo stesso modo, in casa si può e si deve fare ricerca per alimentare l’intelletto e tenerlo reattivo. Buona parte del tempo può e deve essere speso sui libri e su internet. Due strumenti fondamentali per informarsi e per apprendere nuove discipline. Io per esempio mi sono messo sotto a studiare tecniche di illusionismo perché mi piacerebbe diventare un mago, un mondo che mi ha sempre affascinato”.

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La casa, i suoi spazi, gli oggetti che possediamo rispecchiano la personalità e le passioni di chi la abita. “In effetti se ci pensiamo abbiamo tante cose che ci consentono di trascorrere il tempo senza annoiarci. Anche in grotta non resta tanto tempo per annoiarsi e, solitamente, si può contare sulla presenza di un gruppo più o meno numeroso di compagni e questo, senza dubbio, aiuta ad affrontare al meglio la situazione estrema che si vive. Inoltre, come insegna la situazione di buio continuo, in grotta è necessario non alterare assolutamente i normali ritmi biologici impegnandosi a rispettare il numero abituale di ore di sonno, l'orario della sveglia e quello dei pasti. Allo stesso modo, per non avvertire troppi scossoni questo deve essere l'atteggiamento da seguire anche in casa”.

Tra la teoria e la pratica rischiano di esserci delle discrepanze, ci sono variabili che possono fare saltare il banco se non si tiene la calma. “Quello che provo ora è un sentimento di impazienza. Sento la voglia di uscire all'aria aperta, di ritornare alla “vita normale”, anche se sono consapevole che è necessario attendere. Dalla finestra di casa vedo il monte Ortobene. L'occhio vede, quindi il cuore duole. Non vedo l'ora di poterlo riabbracciare. Vorrei perlustrare i suoi angoli più remoti, quelli che ancora non ho avuto modo di vedere, a costo di ritrovarmi intrappolato tra rovi e ginestre. In casa, per chi come me non è abituato a starci, è veramente complicato sentirsi vivi. Personalmente mi sento più a casa in un bosco che nella mia abitazione. Certo, non in una grotta. Lì è davvero un ambiente molto, troppo, estremo. Comunque l'ottimismo non manca. Sono fiducioso del fatto che presto o tardi, ognuno di noi potrà nuovamente ricevere gli spazi che preferisce e riprendersi la propria esistenza”, sottolinea Massimiliano tornando anche sulla similitudine delle sensazioni tra l’attuale quarantena e l’ambiente in grotta.

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“Le sensazioni sono simili, nel senso che anche in grotta si spera che tutto vada bene, che non capitino imprevisti e che si possa ritornare sani dalla missione. L'uscita dalla grotta, dopo diversi giorni di permanenza al buio, porta ad avere una visione del mondo diversamente illuminata. Questo, è quello che spero accada alla gente quando potrà nuovamente uscire per le strade”, aggiunge per poi concludere: “Oggi siamo invitati a restare a casa e a seguire una serie di norme che garantiscono la sicurezza propria e delle altre persone. Durante le spedizioni all'interno di una grotta le dinamiche sono simili. È fondamentale muoversi con criterio senza correre inutili rischi, osservare tutte le norme relative alla sicurezza, aver l'equipaggiamento adatto, evitare di farsi male o far male ai propri compagni poiché un'operazione di soccorso sarebbe estremamente difficoltosa in quelle condizioni. Complicazioni che in qualche modo potrebbero essere paragonate alle condizioni che vivono oggi medici, infermieri e soccorritori negli ospedali e fuori, durante le operazioni di soccorso. Loro hanno davvero sempre il casco incollato in testa e spesso procedono senza luce, e non a causa loro”.

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