Quell’aroma di Sardegna che ha sedotto Berlino
di Giacomo Mameli
“Il profumo sa chi sei”, il nuovo romanzo della scrittrice sarda più letta all’estero In Germania è un caso letterario, ma è best seller anche in Francia e in Russia
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Col nuovo libro – il sesto Garzanti – “Il profumo sa chi sei” (pagine 268, euro 18.60), Cristina Caboni non raddoppia, ma triplica, pardon quadruplica. Con oltre 400 mila vendute nella sola Germania (traduttrice di fiducia Ingrid Jcker), con cifre analoghe in Italia, con i suoi testi venduti e tradotti in 28 Paesi (ai primi posti anche Francia, Olanda, Russia), l'autrice sarda ha consolidato una sua originale cifra letteraria calibrando storie e tormenti familiari con api e miele, fiori e piante (di tutti traccia una sua carta di identità aromatica finora sconosciuta). Trovate rilegatrici e tessitrici, una casa degli specchi dove – a Positano – vi racconta di Milena e del nonno Michele. Nel romanzo in vetta alle classifiche, ci porta tra Parigi e il Giappone, l'India e l'Arabia Saudita.
Protagonista è Elena che, per “non smarrire la strada”, per non perdersi, vive per i profumi. Ed eccoci così davanti all'autrice sarda contemporanea più letta all’estero. In questa sua casa del rione Le Aie di Decimomannu lei coltiva rose e conosce vita e miracoli di elicriso e girasole, mughetti e mimose, calendula e caprifoglio?
Autobiografia?
«Il libro precedente, “Il sentiero dei profumi”, aveva un finale aperto, molte le domande prive di risposta e le questioni irrisolte, ma per anni non ho sentito la necessità di approfondirle. Ogni tanto ci pensavo, ma c’era sempre una voce più potente che richiedeva la mia attenzione. Poi all’improvviso ho visto una pioggia di petali di rose, ho sentito un profumo intenso. Così sono piombata in una nuova storia, che poi nuova non era. È stato il profumo a condurmi da Elena Rossini, è stato sempre il profumo a condurmi da Susanna, sua madre, una donna che aveva nei confronti della propria figlia un grande debito, tra di loro un divario apparentemente incolmabile. La storia di Elena ha assunto contorni unici. Anche il profumo è cambiato, divenendo l’espressione dell’anima di un popolo, di una civiltà come quella orientale che celebra il profumo in un modo diverso da quello europeo. È stato un viaggio interiore e fisico che ha significato molto per me».
Lei si trasfigura più che in una botanica in una psicologa dell'olfatto.
«Sul profumo c’è sempre molto da dire. Avevano iniziato i lirici greci. L’olfatto è uno dei sensi più importanti da cui dipende la nostra esistenza, ma siamo sopraffatti dalla vista e dall’udito che esigono la quasi nostra totale attenzione. Nonostante la nostra scarsa attenzione agli odori, si rivelano fondamentali per la nostra vita e per la sfera emozionale. L’odore è legato al sistema limbico, l’amigdala e l’ippocampo sono anche le sedi della memoria e dell’apprendimento, così il profumo è responsabile di un ricordo acutamente vivido e emotivamente coinvolgente. In tempi remoti le offerte agli dei erano inviate attraverso il per fumum, ciò che si sollevava dalle ceneri era un legame tra gli uomini e il divino. Questo senso, così ancora poco esplorato, sorprendente e a tratti misterioso, ci coinvolge nell'intimità”.
Non c'è la pianura del Campidano, c'è il mondo in queste pagine sensoriali.
«Il concetto del profumo varia a seconda delle latitudini. In Paesi come il Giappone, l’India e l’Arabia Saudita è legato profondamente alla spiritualità tipica di quei popoli. In Europa il profumo è un concetto quasi frivolo, se ne parla poco quasi fosse un argomento troppo personale. In Giappone attraverso rituali elaborati e compiuti da millenni, i partecipanti alle cerimonie condividono le emozioni che provano anche sotto forma di brevi versi. In India gli Attar, olii essenziali che vengono utilizzati singolarmente, o miscelati, sono estratti esattamente come accadeva nel più remoto passato. A Ta’if, la residenza estiva dei regnanti sauditi, tra le montagne cresce una rosa damascena che è tra le più pregiate del mondo».
Tra i suoi personaggi spicca Elena Rossini: più che le voci umane, sente i profumi, li sa personalizzare.
«Elena è una donna in cammino, ha lasciato Firenze e si è stabilita a Parigi, dove ha aperto una profumeria straordinaria. Erede di una famiglia di profumiere, confeziona profumi capaci di rendere felici chi li indossa. Ma Elena è si fa domande, proprio perché conosce la verità che il profumo esige da ognuno. In questo stato di incertezza e timore, il suo tormento di non essere più capace di ascoltare il racconto del profumo, cresce. Perdere il proprio talento è qualcosa che potrebbe destabilizzare chiunque, ma Elena è una combattente, ha molto coraggio e molta forza. Come si può comprendere il futuro se non si ha idea di quale sia stato il passato, come si può essere bravi genitori, quando non si comprende il valore del perdono? Queste sono alcune domande che Elena si pone e che conducono il suo percorso di conoscenza».
Dopo l'esperienza francese Elena riscopre le sue radici toscane e torna tra Santa Croce e il Battistero.
«Elena torna a Firenze, il luogo da cui tutto aveva avuto inizio, per capire. Da quel momento la sua vita prende una direzione inaspettata, nuova, come spesso accade a chi si mette in gioco. Mi piace Elena Rossini, mi è sempre piaciuta. Amo il suo ottimismo, il coraggio, la delicatezza, mi piace anche la sua fragilità. Credo che tra i miei personaggi sia quella in cui riesco a identificarmi di più. È stato bello incontrarla nuovamente dopo tanti anni. Adesso che è una mamma, e che ha più consapevolezza di sé stessa, mi piace anche di più. Chi ha il coraggio di lottare per la propria felicità ha il mio rispetto e la mia ammirazione».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Protagonista è Elena che, per “non smarrire la strada”, per non perdersi, vive per i profumi. Ed eccoci così davanti all'autrice sarda contemporanea più letta all’estero. In questa sua casa del rione Le Aie di Decimomannu lei coltiva rose e conosce vita e miracoli di elicriso e girasole, mughetti e mimose, calendula e caprifoglio?
Autobiografia?
«Il libro precedente, “Il sentiero dei profumi”, aveva un finale aperto, molte le domande prive di risposta e le questioni irrisolte, ma per anni non ho sentito la necessità di approfondirle. Ogni tanto ci pensavo, ma c’era sempre una voce più potente che richiedeva la mia attenzione. Poi all’improvviso ho visto una pioggia di petali di rose, ho sentito un profumo intenso. Così sono piombata in una nuova storia, che poi nuova non era. È stato il profumo a condurmi da Elena Rossini, è stato sempre il profumo a condurmi da Susanna, sua madre, una donna che aveva nei confronti della propria figlia un grande debito, tra di loro un divario apparentemente incolmabile. La storia di Elena ha assunto contorni unici. Anche il profumo è cambiato, divenendo l’espressione dell’anima di un popolo, di una civiltà come quella orientale che celebra il profumo in un modo diverso da quello europeo. È stato un viaggio interiore e fisico che ha significato molto per me».
Lei si trasfigura più che in una botanica in una psicologa dell'olfatto.
«Sul profumo c’è sempre molto da dire. Avevano iniziato i lirici greci. L’olfatto è uno dei sensi più importanti da cui dipende la nostra esistenza, ma siamo sopraffatti dalla vista e dall’udito che esigono la quasi nostra totale attenzione. Nonostante la nostra scarsa attenzione agli odori, si rivelano fondamentali per la nostra vita e per la sfera emozionale. L’odore è legato al sistema limbico, l’amigdala e l’ippocampo sono anche le sedi della memoria e dell’apprendimento, così il profumo è responsabile di un ricordo acutamente vivido e emotivamente coinvolgente. In tempi remoti le offerte agli dei erano inviate attraverso il per fumum, ciò che si sollevava dalle ceneri era un legame tra gli uomini e il divino. Questo senso, così ancora poco esplorato, sorprendente e a tratti misterioso, ci coinvolge nell'intimità”.
Non c'è la pianura del Campidano, c'è il mondo in queste pagine sensoriali.
«Il concetto del profumo varia a seconda delle latitudini. In Paesi come il Giappone, l’India e l’Arabia Saudita è legato profondamente alla spiritualità tipica di quei popoli. In Europa il profumo è un concetto quasi frivolo, se ne parla poco quasi fosse un argomento troppo personale. In Giappone attraverso rituali elaborati e compiuti da millenni, i partecipanti alle cerimonie condividono le emozioni che provano anche sotto forma di brevi versi. In India gli Attar, olii essenziali che vengono utilizzati singolarmente, o miscelati, sono estratti esattamente come accadeva nel più remoto passato. A Ta’if, la residenza estiva dei regnanti sauditi, tra le montagne cresce una rosa damascena che è tra le più pregiate del mondo».
Tra i suoi personaggi spicca Elena Rossini: più che le voci umane, sente i profumi, li sa personalizzare.
«Elena è una donna in cammino, ha lasciato Firenze e si è stabilita a Parigi, dove ha aperto una profumeria straordinaria. Erede di una famiglia di profumiere, confeziona profumi capaci di rendere felici chi li indossa. Ma Elena è si fa domande, proprio perché conosce la verità che il profumo esige da ognuno. In questo stato di incertezza e timore, il suo tormento di non essere più capace di ascoltare il racconto del profumo, cresce. Perdere il proprio talento è qualcosa che potrebbe destabilizzare chiunque, ma Elena è una combattente, ha molto coraggio e molta forza. Come si può comprendere il futuro se non si ha idea di quale sia stato il passato, come si può essere bravi genitori, quando non si comprende il valore del perdono? Queste sono alcune domande che Elena si pone e che conducono il suo percorso di conoscenza».
Dopo l'esperienza francese Elena riscopre le sue radici toscane e torna tra Santa Croce e il Battistero.
«Elena torna a Firenze, il luogo da cui tutto aveva avuto inizio, per capire. Da quel momento la sua vita prende una direzione inaspettata, nuova, come spesso accade a chi si mette in gioco. Mi piace Elena Rossini, mi è sempre piaciuta. Amo il suo ottimismo, il coraggio, la delicatezza, mi piace anche la sua fragilità. Credo che tra i miei personaggi sia quella in cui riesco a identificarmi di più. È stato bello incontrarla nuovamente dopo tanti anni. Adesso che è una mamma, e che ha più consapevolezza di sé stessa, mi piace anche di più. Chi ha il coraggio di lottare per la propria felicità ha il mio rispetto e la mia ammirazione».
©RIPRODUZIONE RISERVATA