Paolo Pisanu: «La periferia di Sassari, universo che racconto nel mio film»
“Tutti i cani muoiono soli”, giovedì l’anteprima al Bifest di Bari
Scrivi di ciò che sai recita un vecchio adagio. Paolo Pisanu lo ha seguito alla lettera, pensando di raccontare nel suo primo lungometraggio una storia che tra spunto da diverse vicende conosciute da vicino e legate al territorio di Sassari. «In particolare – evidenzia il regista – mettendo insieme la storia di un uomo che vive di piccoli crimini e quella di un padre con la figlia malata».
Con queste idee si presenta all’autore Gianni Tetti e a quattro mani scrivono “Tutti i cani muoiono soli” che vince il prestigioso Premio Solinas. Il riconoscimento facilita il percorso produttivo e la sceneggiatura diventa un film, girato in piena pandemia e ora pronto a debuttare sul grande schermo. Domani è in programma l’anteprima al Bifest, il Bari International Film Festival, dov’è stato selezionato per il concorso ItaliaFilmFest/Nuovo cinema italiano. “Tutti i cani muoiono soli” è ambientato in inverno, con riprese realizzate a Sassari e soprattutto a Platamona. Il personaggio principale è Rudi, un uomo sulla sessantina che gestisce un piccolo racket e vive isolato in una casetta vicino al mare fino a quando è costretto a occuparsi di sua figlia Susanna, rimasta sola e malata. Protagonista è Orlando Angius affiancato da Francesca Cavazzuti.
«Con lui – racconta Pisanu – avevo fatto un videoclip nel 2015 e quando scrivevamo il film avevamo già in mente il suo volto. Per quanto riguarda Francesca, siamo amici da molto tempo e dopo aver fatto molti provini ho pensato che forse l’interprete giusta per il tipo di personaggio poteva essere proprio lei». Nel cast sono presenti anche Alessandro Gazale e Andrea Carboni, conosciuti da Paolo Pisanu sul set di “Ovunque proteggimi” di Bonifacio Angius.
«Gli ho fatto da assistente ed è stato lui a consigliarmi Gianni Tetti quando cercavo uno sceneggiatore per sviluppare le prime idee che avevo avuto partendo da fatti reali». Bonifacio Angius che con i suoi film ha aperto la strada a un cinema incentrato sulla periferia di Sassari. Un solco nel quale si inserisce il lavoro di Pisanu che tra i suoi riferimenti cita «certo cinema scandinavo, per la fotografia e l’idea di freddezza, le opere di Haneke per il lavoro di sottrazione con gli attori, alcuni film francesi ambientati sulla costa come “Un sapore di ruggine e ossa” di Audiard». Con queste ispirazioni ha voluto girare il suo primo lungometraggio, prodotto dalla Ang Film di Damiano Ticconi in collaborazione con Rai Cinema (e il sostegno anche della Sardegna Film Commission) e realizzato con una squadra di professionisti in gran parte sassaresi come lo stesso Pisanu: dallo sceneggiatore Gianni Tetti allo scenografo Luca Noce, dalla direttrice della fotografia Sara Arango Ochoa (colombiana ma ormai sassarese d’adozione) al fonico Piero Fancellu, dal montatore Ambrogio Nieddu al segretario di edizione Roberto Achenza.
«Devo ringraziare tutti – evidenzia il regista – perché se siamo riusciti a fare il film, e a farlo così come volevo, il merito è di un gruppo di persone che ci hanno creduto subito e fatto molto di più di quello che si fa di solito. Dal faticoso periodo di preparazione, con i tanti sopralluoghi per le location, alle settimane di riprese durante il secondo lockdown e per questo più difficoltose, fino alla lunga fase di postproduzione. Sono davvero grato a tutti quelli che hanno collaborato con me». Dopo l’anteprima a Bari il film uscirà nelle sale distribuito da Fandango anche se al momento non è stata ancora annunciata una data ufficiale.