La Nuova Sardegna

Il conflitto

Yemen, guerra dimenticata ma si continua a morire

di Andrea Bomboi*
Yemen, guerra dimenticata ma si continua a morire

Violenze e vittime dal 2014: tanti i bambini uccisi

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Dopo più di un anno di guerra, la situazione in Europa non è delle migliori. I bombardamenti, gli attacchi aerei e le rappresaglie via terra sono devastanti. Le tivù di tutto il mondo mostrano gli attacchi e i combattimenti in diretta e mettono in risalto gli orrori che “un’operazione militare speciale” può causare a danno dei poveri civili costretti a scappare. Ma se in Europa una situazione del genere non accadeva dai tempi delle guerre in Jugoslavia, ancora oggi nel mondo molte guerre sono ancora accese, portandosi via il loro carico di vite umane e non solo, in quanto distruggono popoli, culture e talvolta intere nazioni.

Nell’immaginario collettivo, quando si pensa ad un conflitto, si va a citare il Medio Oriente, regione secolare e ricca in termini storici e culturali, che però nell’ultimo secolo ha sperimentato un enorme quantitativo di lotte, che hanno distrutto gran parte dell’area e favorito le crisi umanitarie. Uno degli esempi più significativi è il conflitto in Yemen: una guerra durissima iniziata nel 2014, con il Paese teatro di rappresaglie e purtroppo di violenze continue nei confronti della popolazione, inclusi i bambini. Le origini del conflitto sono di matrice politica e religiosa.

A scatenarlo sono stati i membri del gruppo ribelle sciita, Ansar Allah, chiamati anche Houthi. Il movimento è nato nel 2011 e i suoi componenti sono sempre stati contrari alle decisioni del governo centrale del presidente Saleh. In seguito, le redini del governo sono passate al presidente Hadi, ma i ribelli non hanno cambiato il loro atteggiamento. Nel 2014, gli Houthi, dopo aver conquistato una porzione dell’area settentrionale del paese, hanno occupato la capitale Sanaa, e hanno costretto il presidente alla fuga. Qualche tempo dopo Hadi ha trasferito momentaneamente la capitale ad Aden, nel Sud del Paese. Successivamente nel conflitto sono intervenute altre nazioni, come gli Stati Uniti, che hanno venduto armi al governo yemenita, l’Arabia Saudita , che ha nell’area interessi economici e che è intervenuta nel Nord del Paese. E poi è arrivato il gruppo terroristico di Al Qaeda.

A causa del conflitto a distanza di 9 anni dall’inizio, il Paese è in una situazione complicata. L’associazione Save the Children afferma che “La guerra in Yemen e la crisi umanitaria che ne è derivata hanno determinato nel Paese una situazione drammatica con circa 20mila vittime civili dall'inizio del conflitto” e che “quasi nove anni di conflitto hanno costretto più di 4,5 milioni di persone, tra cui più di 2 milioni di bambini e bambine, a lasciare le loro case”. La popolazione non ha accesso ai beni di prima necessità e ovviamente la pandemia non ha contribuito di certo ad un miglioramento delle condizioni. Infatti l’OMS a marzo dell’anno scorso ha segnalato più di 200mila casi di Covid-19.

La guerra continua ancora, e la pace sembra ancora un miraggio, poiché gli interventi stranieri rendono ancora più complessa la situazione. Ma la cosa che senza dubbio è la più raccapricciante è il modo in cui la maggior parte delle persone si sia dimenticata del conflitto, anche perché i media non ne parlano più. Io credo che l’informazione moderna non dovrebbe funzionare in questo modo, perché smettere di parlarne è rischioso: la paura è che un dramma così grave finisca nel dimenticatoio e non abbia più fine.

*Andrea frequenta il Liceo Scientifico Pira a Siniscola

 

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