La Nuova Sardegna

L'intervista

Fabio Canino: «Oggi ci sono troppi opinionisti, parli soltanto chi sa»

di Alessandro Pirina
Fabio Canino: «Oggi ci sono troppi opinionisti, parli soltanto chi sa»

Al MusaMadre l’attore e showman con le sue “Lezioni italiane”: «Nel mio talk show solo divulgatori. Raffaelle Carrà donna libera e grande professionista Un’erede? Laura Pausini»

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I social hanno dato voce a tutti. Bene, benissimo, se non fosse che hanno legittimato chiunque a dire la sua, anche su temi di cui in realtà non si sa nulla. Un opinionismo diffuso che fa danni enormi, pensiamo alla pandemia o ultimamente al cambiamento climatico. Fabio Canino, e non da oggi, ha voluto capovolgere questo opinionismo diffuso dando voce a chi è consapevole di quello che dice e lo sa anche comunicare. Ha creato un talk show, “Lezioni italiane”, che ieri ha fatto tappa al MusaMadre Festival di Rebeccu con ospiti lo stilista Antonio Marras, l’imprenditrice Patrizia Marras, l’influencer Andrea Pinna e la sociologa Ester Cois.

“Lezioni italiane” da cosa si differenzia dagli altri talk?

«Le mie “Lezioni italiane” giocano sulle lezioni americane di Italo Calvino, di cui sono un grande fan. Da Calvino ho imparato la leggerezza, che non vuole dire superficialità, ma planare sulle cose senza avere il peso di una pietra sul petto. Spesso nei talk show ci sono la soubrettina e qualche personaggio famoso che magari sa anche qualcosa del tema affrontato. Invece, nelle nostre lezioni italiane ci sono persone che sanno, e se sono famose non mi interessa. Ma non devono solo sapere, devono anche essere divulgatori. Spesso gli spettatori mi dicono: “perché non lo fai in tv?”. E io: perché voi spettatori siete più avanti di certi dirigenti tv che preferiscono chi è uscito dal Grande fratello».

Oggi tutti parlano di tutto. Di chi è la colpa?

«L’idea delle lezioni italiane mi venne prima delle passate politiche, quelle dell’uno vale uno. Ecco, io a questo ho sempre detto no. Diamo la parola a chi ha studiato. Io voglio sapere da chi sa più di me, deve parlare chi sa. Di chi è la colpa? Sempre della politica che ha fatto credere che chiunque può fare qualsiasi cosa. Io voglio sapere sempre qualcosa di nuovo. Nello show che faccio con Lalaura su Radio Capital ogni giorno dobbiamo imparare una cosa, che sia roba alta di filosofia o i minuti di cottura della pasta».

Chi è l’opinionista?

«Uno che non ha lavoro e che si ricicla perché avrà fatto tre o quattro apparizioni in tv. La televisione è considerata un guru, si passa dalla 19enne senza alcuna esperienza di vita che sa abbinare una maglietta con i pantaloni e passa per esperta di moda, al politico eletto senza un perché che ti dice come devi vivere, chi devi amare e poi magari scopri che ha quattro famiglie. L’opinionista è quello che in tv non sa fare niente ma dice la sua. Se lo facesse al bar gli amici gli direbbero “che cazzo dici?”. In tv invece la stessa cosa ripetuta più volte diventa verità».

Pier Silvio Berlusconi, anche in tema di opinionisti, vuole dare una nuova immagine a Mediaset. Ci riuscirà?

«Il Grande fratello è il Grande fratello. La sua forza è il pubblico che vota anche. Se cerchi di pulirti la coscienza mettendo persone “alte”, che non si sporcheranno mai le mani, si va a perdere il lato animalesco del Grande fratello, quello che piace alla gente. Il pubblico vuole le risse».

Da 15 anni è a Ballando con le stelle. Ormai voi giurati siete delle star, più degli stessi concorrenti.

«Ballando è il varietà del sabato di Rai 1, ha tutti gli ingredienti del grande show, compresa la giuria che puoi odiare o amare. Noi non abbiamo competenze solo di ballo, se fossimo cinque esperti sarebbe noiosissimo. E un programma che è diventato un classico ha bisogno di punti fissi: Milly, l’orchestra, la giuria. Il vero cambio di ogni edizione sono i concorrenti e ogni anno ci si concentra sui nuovi. E anche in quel caso tutti si sentono maestri di ballo, coreografi. Ma il nostro è il Paese in cui tutti diventiamo allenatori di calcio e tutti siamo stati virologi».

Rifarebbe “Cronache marziane”?

«Più volte mi hanno chiesto di rifarlo annacquato e ho detto no. Rifarlo come allora oggi costerebbe troppo, sono cambiati i meccanismi televisivi, mi imporrebbero gli ospiti. Per ora preferisco concentrarmi su Ballando, i libri, la radio, il teatro. Prima o poi spero di portare in Sardegna il mio spettacolo “Fiesta” su Raffaella Carrà».

Qual era il suo rapporto con Raffaella Carrà?

«Non posso dire di essere stato un suo amico, ma l’affetto e la curiosità che aveva nei miei confronti mi hanno gratificato. Raffaella è il personaggio che più rappresenta quello che dovrebbe essere la tv, fatta da professionisti seri e preparati che si circondano di professionisti seri e preparati. È una donna che ha fatto la femminista senza saperlo, una delle donne più libere d’Italia capace di passare da Kissinger e Madre Teresa di Calcutta al Tua Tuca. Era una che dimostrava di essere libera semplicemente tramite il suo lavoro».

Nuove Carrà all’orizzonte?

«Non ne vedo perché la tv è cambiata. L’unica che le sia avvicina è Laura Pausini. Non balla, ma canta e conduce. Ha il suo stesso approccio della soubrette della porta accanto».
 

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