Muros, trekking alle sorgenti tra aquile e... pipistrelli
Molti preziosi reperti ritrovati nelle tombe dei giganti custoditi al museo Sanna
Muros «Muros è un paese nel quale la qualità della vita è davvero alta. Un borgo che si è sviluppato a misura d’uomo la cui posizione strategica, la bontà dei prodotti vitivinicoli, l’area industriale insieme ai numerosi siti culturali ed ambientali ne fanno un luogo non solo da visitare, ma in cui vivere». Il sindaco Federico Tolu in queste parole fa una istantanea del suo paese, ricco di storia, di bellezze paesaggistiche, artistiche, archeologiche. Nel recente passato, il piccolo centro situato ai margini del territorio del Coros è stato oggetto di studi ed approfondimenti sulle sue origini. Di notevole interesse i documenti raccolti da Donatella Rita Fiorino sugli atti del convegno “Territorio e patrimonio, conoscere per valorizzare”. Sulla storia di Muros si sa che risale all’epoca dei Giudicati e le sue vicende seguono le grandi tappe della storia della Sardegna e delle sue dominazioni. Gli aragonesi, signori nel corso del XIV secolo, lasciano il passo, a partire dalla metà del Seicento, ai marchesi Martinez di Montemuros, cui è legata la crescita urbanistica del piccolo centro e delle sue costruzioni monumentali, in particolare la chiesa parrocchiale dei Santi Gavino, Proto e Gianuario con la singolarità di essere una delle ultime ad essere intitolata ai martiri turritani e costruita su pianta a croce greca. L’abitato, sorto in posizione geografica strategica sulla gola naturale scavata dal rio Mascari, domina il suo territorio fin dove lo sguardo è chiuso dalle aspre pendici di Scala di Giocca e dal monte Tudurighe dove, immersa in un bosco di lecci, si trova la Grotta dell’inferno che si estende per 220 metri di lunghezza e nella quale è presente una delle più grandi colonie di pipistrelli di tutta Italia. Il paesaggio, mosso e mutevole, offre la possibilità di interessanti passeggiate nelle campagne, dove natura incontaminata e ambiente antropizzato si incontrano in un inscindibile connubio culturale. Si tratta di percorsi tra paesaggio e archeologia; la storia di questo angolo di Sardegna emerge dalla domus de janas di Rocca Ruja, dalle tombe di giganti di monte Simeone, dai nuraghi di Sa Turricula e Santu Giorzi, dagli ipogei di Badde Irvos e dai resti del villaggio medioevale di Irbosa e della chiesa di San Leonardo. Famoso il picco di Cane e Chervu dal quale il bandito Giovanni Tolu, si buttò in fuga dai carabinieri e dove ora hanno trovato casa alcuni esemplari di aquila reale, ormai stanziali. Le ripide pareti calcaree regalano, invece, emozionanti percorsi di trekking per chi desidera cimentarsi in impegnativi sentieri montani o esplorare gli anfratti rocciosi e le profonde gole geologiche delle numerose pareti calcaree. Ma l’anello di congiunzione tra l’ambiente e l’uomo è, come spesso accade, l’acqua. Numerose sono le sorgenti disseminate sul territorio e, anche all’interno del paese, tale legame è fortemente segnato dalla presenza della fontana monumentale, realizzata nella seconda metà dell’Ottocento per l’approvvigionamento idrico della popolazione.