La Nuova Sardegna

Teatro

Sassari, il non sense e la musica di Elio e Le Storie Tese fanno esplodere il Comunale

di Gabriella Grimaldi
Sassari, il non sense e la musica di Elio e Le Storie Tese fanno esplodere il Comunale

Grande successo per lo spettacolo di comicità dissacrante del gruppo che ha fatto la storia del cabaret in Italia

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E’ finita come allo stadio tra tifo sfegatato e parole a squarciagola su una delle canzoni più amate, “Tapparella”, che si è conclusa con il coro di tutto il pubblico in piedi “Forza Panino!!!”. D’altra parte era cominciata con risate a raffica e stupore, perché diciamolo, Elio e Le Storie Tese, dopo decenni di vita, decine di album di successi, festival di Sanremo, separazioni, riconciliazioni e scismi e ritorni, riescono sempre a lasciare di stucco anche i fan veterani.

Che poi erano quelli che martedì sera 19 dicembre hanno riempito il teatro Comunale di Sassari alla seconda serata dopo il debutto al teatro Massimo di Cagliari per l’organizzazione delle Ragazze Terribili e Roble Factory. Già il titolo la diceva lunga sulla proposta che Elio avrebbe lanciato: “Mi resta un solo dente e cerco di riavvitarlo”.

E infatti, per confermare lo stile irriverente, folgorato e folgorante con cui il gruppo ha da sempre posato lo sguardo sulla vita quotidiana, sui tic degli umani e sugli squallori del Bel Paese, lo spettacolo ha preso il via con un sermone fuori campo in cui il sacerdote invitava «fratelli, sorelle e fratelli che si sentono sorelle ad ascoltare musichette di poco valore».

Niente di più falso perché la musica di Elio è qualcosa di travolgente tra rock, blues, r&b e swing ad alto tasso di qualità grazie alla sapienza di Faso, Christian Meyer, Vittorio Cosma, Paola Folli, Cesareo, Jantoman e Cesareo. Tutti complici di una carrellata fra i successi più amati come “La terra dei Cachi” eseguita all’inizio, che bene inquadra l’atteggiamento del gruppo verso la vita, la politica e i rapporti umani, pezzi mitici come “Servi della gleba” sulle sconfitte in amore, “Gimmi I.” che più scabrosa non si può, la delirante “Il vitello dai piedi di balsa”.

Un delirio che alla fine disegna l’affresco disarmante dell’Italia e dell’italiota. Intanto ancora musica, teatro, gag, stand-up comedy, personaggi fuori di testa travestiti da Supergiovane o dalla prostituta Cindy. Umorismo dissacrante su temi come l’immigrazione, il razzismo, la corruzione, l’integrazione, la morte.

Rime spudorate tirando in ballo i più inutili personaggi dello spettacolo, la Chiesa i politici corrotti. Ma anche lo sfottò sulle debolezze di tutti noi e sulla difficoltà di crescere e rapportarsi con la vita. Il bis di “Tapparella”, infatti, su uno “sfigato” alla festa delle medie, ha degnamente concluso una serata da ricordare.

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