La Nuova Sardegna

L’intervista

Loretta Goggi: «Pippo Baudo il primo a credere in me, senza Carlo Conti non sarei tornata in tv»

di Alessandro Pirina
Loretta Goggi: «Pippo Baudo il primo a credere in me, senza Carlo Conti non sarei tornata in tv»

La regina dello spettacolo si racconta tra i suoi 64 anni di carriera, Tale e quale show e l’amore folle per la Sardegna

24 febbraio 2024
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Trovare un’artista che possa vantare un curriculum come il suo forse non sarà impossibile, ma quasi. Sessantaquattro anni di carriera tra film, sceneggiati, varietà, prosa, musical, imitazioni, balletti, quiz, Sanremo, fotoromanzi. Anche dj a Radio Vaticana. Perché lei, Loretta Goggi, ha fatto veramente di tutto. E ora da 12 anni è giurata al “Tale e quale show” di Carlo Conti, che oggi su Rai 1 torna con un’altra serata dedicata a Sanremo.

Signora Goggi, cosa è per lei Carlo Conti? È stato lui a riportarla in tv dopo anni...

«Ancora non so come sia riuscito a convincermi. Dopo la scomparsa di mio marito (Gianni Brezza, morto nel 2011, ndr) mi ero spenta, non avevo voglia di fare nulla. Quando è mancato lui mi è mancata l’aria. Grazie a Carlo ho ricominciato: per me è quasi un parente, un punto di riferimento, un consigliere».

Dodici anni giurata. Quali sono gli artisti più tali e quali?

«Davvero tanti. È più facile ricordare quelli che avevano una certa notorietà e hanno accettato la sfida perché c’ero io in giuria. Tra i tanti dico Gigliola Cinquetti che ha fatto perfettamente la Nannini, la Bertè e oggi farà Patty Pravo. Tutte imitazioni opposte alla sua fisicità artistica».

Oggi sarà speciale Sanremo: nel 1981 lei arrivò seconda con “Maledetta primavera”. Perché non è più tornata in gara?

«Sono una che non ripete mai la stessa cosa. Non mi piace fare diventare il mio lavoro una routine ed essere percepita dal pubblico come prezzemolino. Ho sempre cercato di rinnovarmi proponendomi in maniera diversa. Sanremo mi fu riproposto nel 1984, quando ci fu l’inghippo delle schedine Totip col mio nome, ma la firma era falsa».

Nel 1986 lo ha condotto. Può esserci una seconda volta?

«Se dovessi proprio essere sincera dopo Amadeus non dovrebbe più farlo nessuno. È rischiosissimo dopo il suo 74 per cento di ascolto, senza l’Aristonello di Fiorello, la nave, la piazza. Ovvio che i colleghi che lo faranno ci sono, compreso Carlo che l’ha già fatto tre volte, ma allora andrà rivoluzionato: un festival più essenziale, con meno roba. Io comunque no, non lo rifarei».

La tv ha 70 anni e lei ne è una delle regine. Qual è il suo primo ricordo da spettatrice?

«Avevo l’itterizia e per stare lontana dalle mie sorelle mamma e papà mi portarono nel loro lettone. In tv davano “Il musichiere”: c’era ospite Mina, ai tempi ancora Baby Gate, e io mi innamorai follemente di lei».

Da spettatrice è diventata subito protagonista.

«Come attrice e come cantante partecipai al concorso radiofonico “Disco magico” con Corrado e la mia madrina, Nilla Pizzi. Ero solo una ragazzina, non so nemmeno come ho fatto».

Da allora sceneggiati, film, doppiaggi, musica e teatro. Come è stata la sua adolescenza?

«Movimentata, ricca di emozioni con un senso di responsabilità forte per una ragazzina, perché per poter fare quello che facevo dovevo anche essere brava a scuola: i patti erano quelli».

Primo varietà con Lucio Battisti, il suo idolo. Alla sua morte Canale 5 chiamerà lei a condurre lo speciale dal Campidoglio.

«È tuttora il mio idolo. Io adoro la musica che tocca il cuore, fatta di melodie meravigliose e testi importanti. Quando Maurizio Costanzo, ai tempi direttore di Canale 5, mi propose questa cosa gli dissi: per me è morto qualcuno che ha rappresentato tanto, non so se ce la faccio. E lui: ma guarda che deve essere una cosa gioiosa. E così è stata».

Parliamo di Pippo Baudo.

«Pippo è un cane da tartufo. Venivo dalla prosa, dalla Freccia nera e mi invitò a Settevoci per fare una parodia cantata. Io scherzando feci l’imitazione di Patty Pravo. Lui rimase colpito e mi volle prima a La freccia d’oro e poi a Canzonissima. I dirigenti Rai dicevano a Pippo: vuoi davvero quella patata lessa? Ma lui credeva nelle mie capacità».

Di Raffaella Carrà ha detto: mai state rivali. Però indubbiamente eravate le numero uno.

«Tra noi non c’era alcuna frequentazione, ma stima e rispetto. La rivalità ha fatto gioco ai media, forse anche a noi. Quando andai da lei su Rai 3 le scrissi sul librone degli ospiti: siamo tanto diverse ma con un’anima simile. La mia strada e quella di Raffaella sono state parallele, non ci siamo mai date fastidio».

Anche lei come la Carrà ebbe successo all’estero. «Ero in Spagna con mia sorella Daniela e ci proposero un tour in America Latina: rifiutammo perché eravamo innamorate. Non lo abbiamo ritenuto importante. Invece, ora vediamo che cosa meravigliosa hanno fatto Raffaella, Eros, la Pausini».

È la donna dei primati: prima a condurre un quiz, a presentare Sanremo, a lasciare la Rai per Canale 5. Il primato che le dà più soddisfazione?

«Tutto ciò che ho fatto è una sfida continua alla mia fragilità. Ogni primato è il risultato di una sfida con me stessa. Trent’anni fa mi chiesero di cambiare il mezzogiorno di Rai 1. Gli ascolti non furono gli stessi e mi chiesero di ritornare al passato. Mi opposi e quello fu il mio ultimo programma Rai. Passai a Tmc con uno show delizioso che ad altri provocò qualche fastidio e a me diede molta soddisfazione».

Nel 2023 è tornata al varietà. Come le sembra la tv di oggi?

«È cambiata, non è migliore o peggiore. È cambiato il pubblico, abituato a talent, reality e non più a godere dei programmi con attenzione. Oggi la bravura fine a se stessa per il pubblico diventa stucchevole. Le cose alla Falqui il pubblico le apprezza solo a teatro. Esce di casa, paga un biglietto per vedere un artista, perché sa che lui non potrebbe mai essere al suo posto. Il teatro resta l’unico posto per artisti».

Carrà, Goggi, Parisi, Cuccarini. E poi? Le showgirl di oggi?

«Non c’è più il varietà. I talenti ci sono, penso a Deborah Iurato e Ilaria Mongiovì, che sono molto preparate, ma non c’è una trasmissione che le ospiti».

Quando verrà in Sardegna?

«Il mio amore per l’isola nasce negli anni ’70. Avevo una casa a Porto Cervo ma quando ho conosciuto mio marito l’ho venduta. Lui era un uomo di mare e ogni estate insieme abbiamo girato in barca tutta la Sardegna, da nord a sud, da est a ovest. Ne sono pazzamente innamorata. Ogni volta che arrivo, salgo sul taxi e appena vedo il mare dico: “che meraviglia!”. Mia sorella mi prende in giro: “dopo 50 anni sempre la stessa espressione!”. Ma che ci posso fare se è una terra meravigliosa?».

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