Sergio Muñiz: «La Sardegna la mia preferita per surfare, ma difficile da raggiungere»
L’attore e cantante spagnolo sarà domani 9 luglio ad Arzachena
Sergio Muñiz racconta il mare. L’attore e cantante spagnolo porta in Sardegna il suo spettacolo “Tra le mie onde” accompagnato dal Trio Unisono (Paolo Luiso, pianoforte, Filippo De Salvo, basso, Saverio Petruzzellis, batteria). Mare, natura, musica, immagini e teatro si intrecciano in modo unico e complementare dando forma a un concerto teatrale contemporaneo e unico nel suo genere, con la regia a cura di Michele Mirabella. Una produzione Orchestra Saverio Mercadante accolta all’interno del cartellone del Festival De Muro, che, dopo l’esordio con Peppe Servillo a Luras, domani con Muñiz alle 21.30 farà tappa ad Arzachena al nuraghe Albucciu, per poi spostarsi giovedì a Tempio, dove Laura Morante porterà in scena le donne pucciniane. Tra i protagonisti degli appuntamenti successivi Luca Barbareschi, Gian Marco Tognazzi e Michele Placido.
Sergio, come nasce questo concerto?
«In realtà non è un concerto. Nasce come lavoro teatrale. Ci ho messo tre anni per scriverlo, poi più o meno tre anni fa mi sono fatto aiutare da una produzione e da un drammaturgo per portarlo in scena. Ma vedendo che mancava qualcosa ho deciso di cambiare produzione e aggiungere più musica. La forma definitiva l’ha presa con il teatro musicale. Nasce tutto dall’unione delle mie passioni: il teatro, la musica e il mare».
Il mare di cui si parla non è solo quello visibile?
«Uso il mare come metafora della vita, come tanti prima di me. Io lo interpreto attraverso due personaggi, un surfista e un pescatore, un’anima utopica e un’anima cinica. Due modi di approcciare la vita. Ma il mare non cambia, lui rimane se stesso».
Lo spettacolo è stato anche supportato dall’Unesco. Cosa ha provato?
«Sì, è stato un vero onore essere supportato dall’Unesco, unito al progetto decennio del mare. Feci pure uno spettacolo nella loro sede a Venezia. In realtà, una riduzione dello spettacolo perché a Venezia non riuscivamo a entrare con tutta la scenografia. Purtroppo l’Unesco è un po’ complicata, molto burocratizzata, in questo secondo progetto non ho voluto disturbarli. Ma se avessero bisogno o volessero collaborare io sono sempre disponibile».
Cosa è il mare per lei?
«È la vita, ispirazione, parco giochi, la via che ho deciso di percorrere, conclusione e meta di tante mie scelte. È un mio rifugio».
Nato e cresciuto a Bilbao, a pochi chilometri dall’Oceano. Quali sono i suoi primi ricordi marini?
«I miei primi ricordi dell’oceano, come racconto nello spettacolo, sono legati a un luogo in particolare, che si chiama Mundaka. Fu lì che per la prima volta mio zio mi portò a pescare con il fucile subacqueo. Appena finiva la scuola passavamo al mare tutta l’estate».
Il surf è la sua grande passione: quando ha iniziato?
«Ho iniziato tardi, a vent’anni. Prima facevo pesca subacquea. Stranamente ho iniziato a surfare in Sudafrica, non a casa mia. Ovviamente appena sono tornato a casa ho comprato la tavola. Ma la prima è rimasta a Città del Capo. Spesso quando facevo il modello si andava a lavorare in Sudafrica».
La sua spiaggia ideale?
«Levanto, in Liguria, dove vivo va benissimo, anche se per fare surf preferisco gli scogli o i reef di corallo. Non sono un grande amante della sabbia. Anche se le onde migliori le ho trovate in Indonesia e alle Maldive».
Domani sera sarà ad Arzachena al Festival De Muro. Ha un mare sardo preferito?
«Costa ovest, quella più esposta alle mareggiate dove i venti non sono troppo insidiosi. Però frequento poco il mare sardo. Mi viene più comodo tornare a Bilbao. Purtroppo la Sardegna non è facilmente raggiungibile. Ma rimane la mia regione preferita in Italia per fare surf. Le migliori onde del Mediterraneo si trovano in Sardegna. E poi la cultura sarda mi affascina molto».
Il suo successo è arrivato in uno scenario di mare. Che ricordo ha dell’Isola dei famosi?
«Sì, il grande pubblico mi ha conosciuto attraverso il reality. Purtroppo lì non c’erano onde. Ormai sono passati vent’anni e i ricordi sono lontani, ma indelebili. Era un programma televisivo e diventava spesso frustrante essere legato a regole che ti impedivano di fare quello che bisognava fare per sopravvivere decentemente. Non poter creare gruppo, definire i ruoli, non poter pescare all’esterno nel canale, dove ci sono i pesci e altre regole… comunque devo tanto a quella trasmissione tv».
Ha mai pensato a un programma dedicato al mare?
«Certamente, ne ho scritti un paio e li ho pure proposti. Forse non sono piaciuti o non sono la persona adatta secondo le produzioni televisive. Comunque sono sempre aperto a questa possibilità. Non mi scoraggio».