La Nuova Sardegna

L’intervista

Giulio Scarpati: «Livatino, il mio ruolo più importante. Mai dimenticherò la carezza della mamma»

di Alessandro Pirina
Giulio Scarpati: «Livatino, il mio ruolo più importante. Mai dimenticherò la carezza della mamma»

L’attore romano sarà domenica 25 agosto al festival dell’Asinara per un omaggio al “giudice ragazzino”: «L’isola mi sembra la location ideale»

21 agosto 2024
5 MINUTI DI LETTURA





Trent’anni fa arrivava in sala un film che avrebbe lasciato il segno nel cinema di impegno civile, ma soprattutto avrebbe segnato la carriera di Giulio Scarpati. Per quella pellicola, “Il giudice ragazzino” di Alessandro di Robilant - dedicata a Rosario Livatino, il magistrato siciliano ucciso a 38 anni dalla mafia nel 1990 - l’attore romano, allora quasi agli esordi, vinse il David di Donatello.

Trent’anni dopo Giulio Scarpati renderà omaggio al “giudice ragazzino” domenica al festival “Pensieri e Parole: libri e film all’Asinara”, dove la proiezione del film sarà preceduta dal reading dell’attore romano dedicato a “Rosario va in pensione” di Gianni Caria, monologo nel quale l’ex Procuratore della Repubblica di Sassari, oggi sostituto Procuratore, dà voce proprio al giovane magistrato Rosario Livatino perché possa parlare di ciò che è stato e di ciò che invece poteva essere, dei rimpianti e delle speranze cancellate, dell’eroismo e del senso del dovere.

Scarpati, Rosario Livatino è una costante della sua vita, una figura che l’accompagna in tutta la sua carriera. Ricorda il primo incontro con questo “giudice ragazzino”?

«Quando mi è stato proposto Livatino era morto da pochissimo. Ho cercato di acquisire materiale su di lui attraverso i libri sulla mafia. Per avere una ricostruzione di quegli anni ho incontrato magistrati che lo conoscevano. Ho sentito un po’ tutti cercando di filtrare le cose per capire la persona: non era semplice dovendo interpretare un uomo realmente esistito, con i genitori ancora in vita. Mi hanno aiutato il libro di Nando Dalla Chiesa e la bellissima sceneggiatura di Ugo Pirro e Andrea Purgatori. Mi sono tuffato in questo mondo di Livatino per capirne bene l’essenza. Ho trovato alcuni suoi discorsi. Di immagini, invece, pochissime. Lui non amava il palcoscenico, spesso si nascondeva in udienza dietro i carabinieri. Per me è stata la più grande esperienza professionale e umana nell’interpretazione di un personaggio. Mi è rimasto talmente attaccato che quando si parla di lui vengo tirato in ballo anche io».

Che ricordo ha dell’incontro con i genitori?

«Una delle cose più intense che ho vissuto. Eravamo verso la fine delle riprese e quando sono entrato nella loro casa ho cercato in tutti i modi di apparire il meno possibile simile al figlio. Avevo i capelli tinti di nero e non so quanti shampoo ho fatto per togliermi la tintura. Ricordo la madre, una donna con uno sguardo penetrante e di pochissime parole. Al padre invece piaceva parlare, era molto simpatico. È stato un incontro pazzesco. Sul finire, nonostante avessi cercato in tutti i modi di non assomigliare al figlio, la madre - che durante l’incontro aveva parlato pochissimo - mi sfiorò la fronte con la mano e mi disse: “Rosario, teneva i capelli così”. Quella mano che mi sfiora la fronte è una delle cose più forti che mi ricordi».

Oggi il giudice Livatino è stato proclamato Beato.

«Mi è dispiaciuto che la beatificazione sia avvenuta quando i genitori non c’erano più, per loro sarebbe stata una parzialissima consolazione».

Che tipo di omaggio farete all’Asinara?

«In questi 30 anni c’è un prima e un dopo Livatino. Mi sono sentito infilato dentro una toga. E fare la lettura di questo brano che Gianni Caria ha scritto non è solo un modo per omaggiare Livatino ma anche una riflessione su quel sacrificio. Sono contento che si riparli di quel film molto bello. È un lavoro da cui non posso prescindere».

Che effetto fa questo omaggio all’Asinara, l’isola in cui Falcone e Borsellino prepararono il maxi processo, ma anche l’isola del bunker di Riina?

«L’Asinara è una location niente male per parlare di queste cose. E mi sembra giusta la richiesta degli organizzatori del festival di restituire le strutture alla comunità».

“Il giudice ragazzino” la lanciò nell’olimpo del cinema, “Un medico in famiglia” in tv: non crede che il grande successo televisivo sia stato un ostacolo per il cinema?

«Adesso è cambiato tutto. Dopo Netflix e le piattaforme c’è meno distanza tra chi fa cinema e chi fa tv. Prima facevi o l’uno o l’altro. Io contemporaneamente ho sempre fatto teatro e quando potevo anche cinema e tv. Ma ai tempi la popolarità televisiva era vista come una parente poco nobile. Per me invece anche quello di “Un medico in famiglia” è stato un momento di svolta. L’incontro con certi personaggi, quelli che hanno successo, rappresenta sempre un grosso passo avanti. Mi è capitato anche con il teatro, penso all’Idiota di Dostoevskij, che ho interpretato quando già facevo Lele in tv. Sul teatro ho anche un ricordo divertente ad Alghero...».

Racconti.

«Ero con Sergio Fantoni ed Ennio Fantastichini e portavamo in scena un bellissimo testo americano, “Orfani”. Dovevamo prendere l’aereo e dal ristorante ci facemmo mettere da parte un’aragosta alla catalana. In aereo c’era una puzza di cipolla terribile ma noi tre facevamo finta non fosse nostra. Al di là di questo episodio divertente, quella fu una bellissima esperienza. Io interpretavo una persona disturbata. Un personaggio che ho amato tanto . Ma d’altro canto gli incontri con i personaggi segnano la carriera di un attore. Lavoriamo per questo».

Il prossimo personaggio?

«Ho finito di girare un crime per Rai 2. È una storia particolare, ero sul set fino a 15 giorni fa. E poi c’è tanto teatro. Senza dimenticare la lettura di Milan Kundera che farò il 28 a Milano e che porto in giro da tempo. Kundera era uno scrittore di grande fascino, che scriveva cose bellissime. Insomma, continuerò ad alternarmi tra il teatro e il set, sperando che mi ricapiti di incontrare un giudice Livatino o qualcosa di simile al cinema. Perché, ripeto, quella è stata una delle esperienze più sconvolgenti dal punto di vista umano e professionale».

In Primo Piano
Meteo

In Sardegna pioggia e maestrale in rinforzo: allerta meteo sino a stasera – Guarda i video

Le nostre iniziative