La Nuova Sardegna

Intervista

Carlotta Vagnoli: «Michela Murgia donna determinata, per Giorgia Meloni il valore è maschio»

di Paolo Ardovino
Carlotta Vagnoli: «Michela Murgia donna determinata, per Giorgia Meloni il valore è maschio»

La scrittrice in scena a Cagliari il 20 ottobre con il monologo “Le solite stronze”

17 ottobre 2024
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Scrittrice, speaker, conduttrice e one-woman-show. Carlotta Vagnoli fa tappa domenica 20 ottobre al Teatro Massimo di Cagliari (ore 19) con il monologo “Le solite stronze”, spettacolo con le musiche di Arrogalla che rientra nella rassegna “Pezzi unici” di Cedac Sardegna.

Vagnoli, ma chi sono le sue “Solite stronze”?
«Questo monologo è nato mentre scrivevo “Memoria delle mie puttane allegre”, libro sui personaggi femminili di Gabriel Garcia Marquez non compresi dalla critica letteraria contemporanea. Pensavo ad altri nomi di finzione che ci risultano antipatici, ho trovato Anna Karenina, Emma Bovary... in molte recensioni vengono chiamate stronze, semmai sono disperate. Mi sono detta: vuoi vedere che non sappiamo leggere le donne se non rispondono allo stereotipo della donna angelicata? Da lì ho pensato a figure di carta e di carne, di ogni ambito, e dato parola anche a Michela Murgia, Carola Rackete, persino Vicktoria Beckham».

Perché non sono ben viste agli occhi del pubblico?
«Perché rispondono a qualcosa che non conosciamo ed esce dalla sola dimensione considerata, cioè l’arrendevolezza».

Che opinione ha di Michela Murgia? L’ha conosciuta?
«Sì, e ci siamo sentite per molto tempo. Lei è stata una persona, forse più di tutte, che ha incarnato questo sentimento di terrore e disgusto verso le donne che parlano. Nel monologo leggo un brano del suo “Stai zitta”, parla di come, quando si candidò alle Regionali in Sardegna (nel 2014, ndr), il suo team della comunicazione le consigliava di non parlare tanto, di non sembrare arrabbiata, non vestire di rosso. Lei aveva grandissima consapevolezza del fatto che l’essere determinati a un uomo si addice ma a una donna non si confà».

Le nuove generazioni pensano la società in maniera diversa?
«C’è differenza, sì, ma anche per fattori pratici: noi millennial siamo cresciuti unicamente con la televisione, i giovani si interfacciano col digitale, dove ci sono luoghi che aiutano a crearsi un’idea. Vedo molta preparazione sui grandi temi, la violenza di genere, la comunità Lgbtq+ , il clima, la Palestina. Adesso sto portando lezioni sulla stereotipizzazione di genere negli istituti professionali e certe nozioni sono già acquisite. Sarebbe bello avere programmi scolastici che includono queste materie dalla primaria».

Giorgia Meloni di recente nella dedica per la vittoria del Citizen global award ha citato Jackson, Reagan e Prezzolini come ispirazioni. Tre uomini.
«Veniva premiata da Elon Musk e in un ambiente tanto conservatore, non mi meraviglia. Come unica donna avrebbe potuto nominare Margaret Tatcher. Nella campagna elettorale Meloni ha cercato di essere rassicurante, “sono mamma, donna...”, ma quando è salita al potere ha capito che il valore, in mezzo a uomini esempi di maschilismo tossico, è maschile. Lei è la donna tra gli uomini che fa credere di essere l’unica capace di rompere il soffitto di cristallo».

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