Il laboratorio di Piera, dalla terra alla bottiglia a chilometro zero
A Orgosolo Piera Cadinu guida da tredici anni una azienda artigianale che punta soprattutto sulle materie prime del territorio: mirto, elicriso, corbezzolo, finocchietto selvatico, zafferano. Il tutto unito alla promozione del suo paese
Sulle etichette il riferimento alla sua Orgosolo è stato doveroso, perché dai campi e boschi del suo paese attinge la materia prima per produrre i suoi liquori. «Le bottiglie sono un chiaro richiamo alla mia terra conosciuta per i murales, allo stesso modo promuovo il mio paese in giro per il mondo». Piera Cadinu, titolare della sua azienda artigianale Orgosolo Liquori con laboratorio nella zona Pip di Orgosolo ne fa una questione di appartenenza. Le bottiglie di liquori che escono dal suo laboratorio sono un veicolo di promozione non solo culturale ma anche naturalistico, perché apprezzatissimi, trasmettono grande qualità che parte dalle materie prime. Mirto, elicriso, corbezzolo, finocchietto selvatico, zafferano, «produco liquori solo dalle materie prime presenti nel mio territorio – ci tiene a precisare – . Essenze spontanee ma anche i prodotti di piccole coltivazioni biologiche, elemento fondamentale questo. Anche se ultimamente qualche essenza o bacca si trova in minore quantità, visto che i cambiamenti climatici si fanno sentire nell’alternanza delle stagioni e la natura ne risente, posso però dire che riusciamo a compensare con le produzioni locali. Ho avviato da poco un mirteto che curo direttamente». Madre di due figlie prossime alla maggiore età, marito vigile del fuoco, ha la tranquillità di aver vinto una scommessa con l’investimento che ha avviato circa 13 anni fa «quando si presentò la possibilità di acquistare un lotto nella zona artigianale di Orgosolo. Ero un tecnico informatico – spiega – e già da allora parlavo bene il linguaggio della imprenditorialità: vendevo pc, ne curavo l’assistenza post vendita, li aggiustavo ma volevo fare altro. Così quelle pareti dell’edificio di 300 metri quadri che ho costruito nella zona artigianale, anziché accogliere scatole con portatili e computer, hanno accolto la mia scommessa con il territorio: erbe e piante, alcool, e peripezie burocratiche per far partire il mio laboratorio di liquori. Nessuno inizialmente ci ha creduto, né le banche dalle quali non ho ricevuto un centesimo, e non ho attinto da alcun finanziamento per l’avvio di attività. Ho avuto il pieno supporto della mia famiglia e dei miei parenti, e ora l’investimento è già stato ripagato. Lo dico con grande orgoglio: è un’attività che mi impegna tanto, ma che mi dà indietro molto di più». Produce dalle 15 alle 20mila di bottiglie ogni anno, rifornisce enoteche e ristoranti sardi, esporta nella penisola, sopratutto nord Italia. «Avevo un cliente giapponese, con il quale per almeno quattro anni è stato fatto un lavoro immenso. Ma lì ci siamo dovuti arrendere per i grattacapi della burocrazia che anziché facilitare, complica tantissimo. Ma la soddisfazione rimane enorme comunque». Mirto rosso, mirto bianco, liquore di elicriso, al finocchietto selvatico, corbezzolo, limone, zafferano. Poi le creme di mirto, di finocchietto, di zafferano. Tutto prodotto in modo artigianale «per mantenere questa qualità che tutti apprezzano». Infine il lavoro di promozione fondamentale. «Da anni partecipiamo tramite la Camera di Commercio di Nuoro a Artigiano in fiera a Milano. Ma anche al Salone del Gusto a Torino. Le fiere sono un veicolo promozionale pazzesco, un’esperienza che mi ha arricchito personalmente e che portano tanto valore aggiunto all’azienda». Così l’artigiana di Orgosolo che caparbiamente ha puntato l’obiettivo e l’ha raggiunto, ora guarda al futuro. «Penso alla produzione di un amaro – conclude –, è un altro piccolo tassello che vorrei raggiungere nel catalogo dei miei prodotti, e poi chissà, ad ogni piccolo nuovo risultato raggiunto è importante porsi sempre nuovi obiettivi».