La scienza è speranza, i talassemici sardi lo sanno
All’Istituto Biotecnologico De Sanctis-Deledda di Cagliari la testimonianza dello scrittore Flavio Soriga
L’isola sarda, soprattutto negli ultimi anni, sia per richiamo turistico che per amor proprio, ha fatto tanto per spendere la sua immagine di terra solare, ospitale e piena di vita: insomma per uscire dal secolare cliché di “madre afflitta e dolorosa”, ma le ferite ci sono ancora e raccontano tutta la nostra storia di popolo. Compagna di questo nostro percorso di vera e propria evoluzione è la Scienza, che io amo chiamare Speranza, e molto spesso mi soffermo a pensare di aver compiuto la scelta più giusta da un punto di vista scolastico, perché il confronto con il bisogno di dare speranza a chi soffre non può prescindere dalla Scienza che studio ogni giorno. È un po’ questo che è successo in questi giorni nella mia scuola, l’Istituto Biotecnologico De Sanctis-Deledda di Cagliari, dove lo scrittore, autore televisivo e opinionista storico di Quelli che il calcio Flavio Soriga ha speso il suo meraviglioso uso delle parole per raccontarci la sua esperienza personale con la Talassemia, nel contesto della sensibilizzazione alla campagna di donazione del sangue, promossa dall’AVIS. La lotta contro questo male del sangue, endemico ed ereditario del popolo sardo, inizia da presto, e con la poesia che non merita veniva chiamata "l’anemia che vien dal mare" o più comunemente anemia mediterranea. In Sardegna ci sono circa 1.600 pazienti di tutte le età affetti da talassemia.
Dalle parole di Flavio è straziante apprendere quella che fosse la drammatica quotidianità di un bambino affetto di talassemia, la croce toccata ai genitori, soprattutto quando non godevano della consapevolezza scientifico-medica odierna. Il dato generale richiama scenari angosciosi ed è impossibile entrare nella mente di quei genitori che, settimanalmente, mentivano ai loro bimbi per fargli fare delle semplici analisi, e pregare che il giorno dopo si sarebbero risvegliati nella loro cameretta. Parlare con Soriga è un’infusione di coraggio, la certezza che tutti, se solo lo vogliamo, possiamo essere indispensabili per l’altro. Pensare a un ciclone di vita come Flavio, partito come bimbo con aspettativa di vita di 5 anni, e adolescente ribelle che sfida la malattia persino andando a vivere all’estero, mentre ora può affrontare un’esistenza in cui godere la propria paternità grato all’esercito dei donatori abituali, suggerisce l’unica considerazione possibile: aiutiamo la Scienza ad aiutarci.
Si parla tanto del timore che l’intelligenza artificiale possa rimpiazzarci in tanti ambiti, ma non potrà mai sostituire il fattore umano, la bellezza di donare il proprio sangue, quando si è idonei. È sempre l’uomo a trovare l’entusiasmo necessario a orientare la Scienza verso prospettive terapeutiche che alimentino una miglior aspettativa di vita, dal trapianto di midollo osseo allogenico o in sua alternativa la terapia farmacologica per l’incremento dell’emoglobina fetale che consentirebbe di vivere senza trasfusioni o la più efficace, la terapia genica somatica.
*Sofia studia all’stituto Biotecnologco Ambientale De Sanctis-Deledda, Cagliari