La Nuova Sardegna

Truffa dell’incidente: ingannano un’anziana ma vengono arrestati Mogoro Campani fermati al porto col bottino

ECARTA
Truffa dell’incidente: ingannano un’anziana ma vengono arrestati Mogoro Campani fermati al porto col bottino

24 settembre 2024
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i Enrico Carta Mogoro Stavano già per imbarcarsi e probabilmente erano convinti di aver portato a termine la loro missione, invece al porto di Olbia hanno avuto la strada sbarrata dai carabinieri. Nella serata di venerdì scorso, un’operazione congiunta tra i militari della Compagnia di Mogoro e i colleghi del Reparto territoriale di Olbia, nel contesto di un’indagine diretta dalla procura di Oristano, ha portato all’arresto di due persone della provincia di Caserta, tramite l’esecuzione del decreto di fermo di indiziato di delitto. Hanno 32 e 26 anni e hanno altri precedenti penali. Stavolta sono accusati di estorsione aggravata commessa ai danni di una persona fragile e anziana. Il provvedimento e il successivo arresto sono il frutto di un’indagine avviata dai carabinieri della Compagnia di Mogoro dopo il compimento di una truffa ai danni di una signora ultranovantenne, avvenuta mercoledì 11 settembre attorno alle 15. A quell’ora l’anziana veniva contattata sull’utenza telefonica di casa da un numero anonimo. L’interlocutore diceva di essere un comandante dei carabinieri per poi imbastire la storia del finto incidente per arrivare all’obiettivo. Spiegava che il nipote dell’anziana aveva avuto un incidente stradale nel quale era rimasta coinvolta una bambina che aveva riportato dei gravi traumi alla testa. Il finto carabiniere poi riferiva che il giudice aveva deciso che, per non far finire in prigione il nipote, era necessario versare immediatamente una cospicua cifra in contanti, una sorta di cauzione. La signora si è però insospettita e ha chiesto come mai a essere contattata non fosse stata la madre di suo nipote, ma i truffatori avevano la risposta pronta: sua figlia si trovava a sua volta in caserma in preda a crisi di pianto. Per rendere il tutto più credibile avevano anche pronunciato il nome della figlia, dimostrando quindi di conoscerla. Per evitare sorprese i malfattori hanno chiesto alla vittima del raggiro di tenere viva la conversazione con la scusa che così sarebbe stata prontamente reperibile. Questo stratagemma ha assicurato loro che l’anziana non potesse effettuare altre telefonate e magari coinvolgere qualcun altro in modo da far saltare tutto. Nel frattempo le venivano rivolte delle domande sulla sua abitazione così da essere in grado localizzarla. A quel punto l’interlocutore anticipava che si sarebbero presentati a casa alcuni collaboratori che avrebbero provveduto a ritirare la somma. Dopo pochi minuti hanno suonato il campanello due uomini che indossavano una maglia bianca e una camicia bianca, che si presentavano come collaboratori dei carabinieri e che avevano anche un atteggiamento piuttosto intimidatorio. Hanno minacciato la donna dicendo che non c’era tempo da perdere perché «l’unico modo per scarcerare il nipote era quello di reperire il denaro altrimenti sarebbe stata tutta colpa sua se fosse finito in galera». Le venivano chiesti 10mila euro in contanti o monili o gioielli. L’anziana terrorizzata ha fatto di tutto per soddisfare le loro richieste. Con i due finti collaboratori dei carabinieri che insistevano e la minacciavano ha consegnato 2.500 euro. Un’ora dopo un parente è passato a casa della signora e allora si è capito cosa fosse accaduto. Immediatamente sono stati coinvolti i veri carabinieri della stazione di Mogoro, che insieme ai colleghi del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia e del Reparto operativo provinciale, hanno indirizzato l’indagine sulla giusta strada. La videosroveglianza è stata decisiva per individuare la macchina, una Renault intestata a una società di leasing. Intanto i militari del Reparto territoriale di Olbia, già allertati, hanno bloccato i malviventi che si stavano imbarcando per lasciare l’isola. La perquisizione ha permesso di recuperare 14.065 euro in contanti, 45 monili in oro dal valore stimato di 5mila euro e quattro smartphone. Successivamente i due sono stati trasferiti nel carcere di Bancali a Sassari. Le indagini intanto proseguono e si cercano dei complici. C’è il sospetto che il gruppo che ha agito a Mogoro possa essere stato coinvolto in altri reati simili nell’ultimo periodo in Sardegna. Sono bande che scelgono molto accuratamente le persone contro le quali agire, che spesso sono anziane e sole, e non si mettono scrupoli nel presentarsi come rappresentati delle forze dell’ordine. C’è più di un sospetto sul fatto che abbiano un grado di organizzazione elevato e che siano capaci di preparare il colpo nei minimi dettagli. Nonostante si muovano dalla Campania individuano i bersagli delle truffe, acquisendo informazioni sulla loro vita e sulle loro abitudini. Sanno in anticipo che non ci sono familiari in casa che possano mettere i bastoni tra le ruote alla loro azione e conoscono i nomi della vittima e dei loro parenti.
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