Caro trasporti, Confindustria: «Così la Sardegna affonda»
Il presidente Carlini: «Costi proibitivi per gli spostamenti via mare. Si rischia di mettere in ginocchio tutti i settori produttivi dell’isola»
Sassari «I rincari previsti per i trasporti marittimi ci preoccupano non poco e a livello regionale siamo uniti e compatti nel chiedere alle istituzioni, a tutti i livelli, di intervenire per evitare che la Sardegna venga ancora una volta penalizzata».
Achille Carlini, fresco di nomina come presidente di Confindustria Centro Nord Sardegna, conferma i forti timori dell’intero comparto produttivo a proposito dell’aggravio da 100 milioni – questa è la stima per il 2025 – legato agli oneri che le compagnie di navigazione devono pagare per l’eccesso di emissioni di Co2. È l’effetto della direttiva comunitaria Eu Ets, che gli armatori intendono scaricare interamente sugli utenti. Il tema è oggetto di un’interrogazione al ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, presentata in questi giorni dal deputato del Pd Silvio Lai.
«Siamo fortemente preoccupati per i rincari che si profilano all’orizzonte – sottolinea Carlini –. I dati emersi appaiono inconfutabili e le cifre complessive sono piuttosto allarmanti. È evidente anche il fatto che il problema riguarda soltanto di sponda le aziende del settore trasporti. Anzi, se vogliamo, quella dell’autotrasporto è l’ultima delle maglie sulle quali ricade un problema che ricade sulle tante aziende che fanno import ed export, ma anche i singoli passeggeri e quindi, a cascata, l’intero settore del turismo. Insomma, siamo alle prese con l’ennesimo problema a carico della Sardegna nella sua interezza, una nuova grana legata all’insularità». Non un problema “di settore”, dunque, ma qualcosa di trasversale.
«Il problema va risolto in maniera molto più ampia – dice ancora Carlini –. Serve attuare strumenti normativi e agevolativi che compensino effetti di Ets sui trasporti da e per la Sardegna. Il rischio concreto è quello di ritrovarsi con aziende sempre meno competitive e tagliate fuori dal mercato rispetto a Italia ed Europa. E tanto per cambiare saremo gli unici a pagare. Bisogna dunque analizzare ragioni per cui in altre nazioni le compagnie si sono mosse. Perché non si può neanche gettare la croce contro le nostre compagnie marittime, che di certo non navigano in acque serenissime: conosciamo le difficoltà e sappiamo bene che investimenti importanti come cambiare tutta la flotta si possono affrontare se e quando il mercato lo consente. Insomma, l’obiettivo è trovare una soluzione nell’interesse di tutti, a partire dai sardi».
L’associazione degli industriali, nelle varie diramazioni a livello regionale, si fa dunque trovare compatta a difesa della mobilità dei sardi. «Come Confindustria Sardegna, la scorsa settimana, sotto la guida del presidente regionale Maurizio De Pascale, abbiamo coordinato una riunione alla quale hanno preso parte diverse aziende di vari comparti, soprattutto del settore trasporti. L’obiettivo comune individuato – spiega Achille Carlini – è quello di mettere in atto un’azione forte a livello locale, per poi allargare il raggio d’azione. Abbiamo già inviato una comunicazione al ministro Salvini, ma abbiamo coinvolto anche l’onorevole Deidda della commissione Trasporti e informato delle nostre azioni la presidente Alessandra Todde e l’assessora regionale ai trasporti Barbara Manca.
Ovviamente le festività hanno rallentato le interlocuzioni ma devo dire che ci sono stati già diversi segnali incoraggianti sia a livello regionale che ministeriale. Le parti chiamate in causa si sono impegnate ad affrontare il problema. La sensibilità sembra esserci ma non molliamo assolutamente la presa e attendiamo per metà gennaio di avere una prima interlocuzione vera e propria a livello ministeriale».