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Conformisti inconsapevoli

di Riccardo Morini*
Conformisti inconsapevoli

Il pericolo dei modelli che troviamo nella Rete

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Nell'Antica Grecia, precisamente nel panorama dell'epos omerico, il principio regolatore della vita dell'individuo era l'onore, il cui peso nella società del tempo era assai grave e impattante, non solo sul piano individuale, ma su quello dell'intera comunità in cui il soggetto viveva. Questi avrebbe agito in qualsiasi modo pur di difendere la propria reputazione, anche con gesti estremi (come il suicidio dell'eroe greco Aiace). La società descritta da Omero viene definita “civiltà della vergogna”, denominazione indicante appunto il ruolo che giocava l'onore nella vita di ciascuno.

Altre definizioni di questo tipo furono addotte dagli antropologi ed io, pur non avendo alcuna competenza in questo ambito, vorrei avanzare una definizione simile per la società odierna: la società degli specchi. Viviamo in un'epoca in cui il nostro modo di apparire è ciò che connota maggiormente un individuo: nell'arrivare alla forma attuale, l'ecosistema sociale in cui viviamo ha visto una progressiva crescita dell'influenza che il giudizio altrui esercita nella determinazione del valore del singolo, tanto che, tra tutti i suoi caratteri, quello sopra citato (il modo in cui appare) è ciò che lo definisce maggiormente. Certo è che in ogni società il condizionamento esterno è stato assai impattante nella vita individuale: citando Jung «la società è organizzata non tanto dalla legge, quanto dalla tendenza all'imitazione». Tuttavia al giorno d’oggi questa «tendenza all'imitazione» nella maggior parte dei casi finisce per sfociare in pernicioso conformismo.

Per affrontare la questione ci dobbiamo porre il seguente quesito: quando è il momento in cui questa propensione, da naturale strumento di integrazione, si trasforma in un approccio conformista alla vita quotidiana?

Secondo me il passaggio è talmente graduale da passare inosservato, cosa che lo rende ancora più dannoso: la personalità inizia pian piano ad appiattirsi sui canoni e sulle tendenze sociali, che si riferiscano a temi ideologici oppure estetici, fino al completo annullamento della propria personalità, che si dissolve nell'aderenza all'opinione comune, diventandone un semplice riflesso (da qui la denominazione di “società degli specchi”).

Verrebbe da chiedersi come mai accade proprio oggi. Una pressione influenzante molto forte è esercitata certamente da uno strumento di cui prima non si disponeva: i social. Questi fissano degli standard a cui sentiamo inconsciamente di doverci associare: la loro azione è talmente condizionante che il pensiero individuale risulta in un certo senso plagiato, non manifestando i tratti singolari di cui si sarebbe fregiato se il carattere del singolo si fosse evoluto in modo più autonomo e critico.

Tirando le somme, il mio intento è quello di portare l’attenzione del lettore al suddetto problema: viviamo in una società in cui l’adesione ai canoni sociali influenza l’individuo a tal punto da fargli sacrificare senza che se ne accorga la sua individualità. Vi lascio con un interrogativo: come porre rimedio a ciò?

*Riccardo studia al liceo Canopoleno di Sassari
 

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