Non mani, non occhi ma una foresta di smartphone: anche il pubblico dei concerti schiavo dei social media
Stai vivendo il momento presente? In quanto adolescente e nativa digitale, le mie preoccupazioni riguardo l’adattamento progressivo della società alla tecnologia sono innumerevoli, ma ho scelto di affrontarne solo una, legata all’ambito della musica dal vivo. Se vi è capitato di guardare concerti su Internet, è impossibile che non abbiate notato la differenza tra il pubblico di un concerto nel 2004, e uno nel 2024. Nel corso di una ventina d’anni, molte cose sono cambiate: è innegabile che l’avvento dei cellulari sia stato una pietra miliare della storia umana. Gradualmente, nel pubblico di cantanti e band di ogni genere, si sono alzati in aria sempre più smartphone e sempre meno mani, e il contatto tra artista e pubblico è ormai pressoché assente. Dopo aver desiderato per anni di vedere dal vivo un artista, aver pagato il posto in prima fila con mesi di anticipo, aver aspettato ore prima che salisse sul palco, la prima reazione del 95 per centodelle persone è tirare fuori il telefono. Quando il cantante si avvicina e cerca il contatto, allungando una mano, incontra solo duri schermi. Niente occhi che luccicano, niente mani protese per cercare di sfiorare la sua, anche solo per un attimo.
Ma perché accade ciò? La colpa è da attribuire quasi interamente ai social media: da qualche anno è pratica comune registrarsi e postare ogni piccolo aspetto della propria vita su varie piattaforme. Si è finito per dare priorità a quello che gli altri vedono, piuttosto che a quello che si dovrebbe vivere. L’immagine è tutto, la superficialità è sovrana. Così, di questi tempi, in situazioni come quella descritta sopra, bisognerebbe chiedersi «mi sto godendo il momento presente o lo sto solo sbandierando davanti agli occhi dei miei follower?». Un’esperienza indimenticabile della vita di un individuo diventa un video di qualche secondo postato su Instagram. E se non si posta sui social, si registra per «rivedere i video a distanza di anni». Ma perché concentrarsi sul futuro, quando è il momento di divertirsi vivendo nel presente? Riguardando quel materiale registrato, spesso non si prova più nulla, perché non c’è un ricordo vero in quanto si fissa lo schermo mentre si registra qualcosa. Bisogna rendersi conto che quella preziosa ora e mezza non tornerà mai, e in quel tempo si perdono l’energia comune, gli sguardi infuocati degli altri fan, l’emozione sui volti, e soprattutto il contatto tra artisti e pubblico.
*Lucrezia studia al liceo Azuni di Sassari