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i Enrico Carta Santa Giusta I giudici del riesame lasciano tutto com’è. Andrea Giuntoli resta dietro le sbarre. Per ora la tesi della legittima difesa non viene accolta e il 44enne rimane in carcere accusato dell’omicidio volontario aggravato di Francesco Salis, il compaesano 45enne a cui aveva sparato all’addome dopo un regolamento di conti in via Dante lo scorso 9 agosto. A chiedere la scarcerazione o comunque l’attenuazione della misura cautelare era stato l’avvocato difensore Patrizio Rovelli che ha incassato un no dal tribunale del riesame, ma che ha visto accogliere una propria istanza da parte della procura. Il pubblico ministero Andrea Chelo ha infatti deciso di andare più a fondo con l’indagine e di procedere a un accertamento tecnico che mira a capire se, la sera dell’omicidio avvenuto con una fucilata da distanza molto ravvicinate, la vittima fosse sotto effetto di sostanze stupefacenti o avesse bevuto parecchio. È un altro passo che va in una direzione chiara: la difesa sta cercando di dimostrare che quanto avvenuto abbia avuto un motivo ben chiaro e cioè che Andrea Giuntoli si sia sentito in forte pericolo tanto da andare all’appuntamento imbracciando il fucile caricato a pallini e sparare a Francesco Salis. L’incarico di esaminare i tessuti della salma di Francesco Salis verrà affidato alla consulente Emanuela Locci venerdì prossimo e all’accertamento parteciperanno anche i parenti più stretti della vittima che saranno assistiti dall’avvocato Fabio Costa. La strategia difensiva è quindi mutata dopo il ritrovamento di un secondo bastone o di una roncola, sparite dalla scena del delitto in un primo momento, e dopo il confronto tra una serie di testimonianze, al termine del quale era emerso che Francesco Salis non abbia affrontato da solo Andrea Giuntoli assieme a un’altra persona, fatto che inizialmente era stato escluso, ma che poi i carabinieri avevano scoperto.