La Nuova Sardegna

Alghero

La scommessa ad Alghero: puntare sui maxi yacht

di Claudio Zoccheddu
La scommessa ad Alghero: puntare sui maxi yacht

Un’imprenditrice ha rilevato la Marina di Sant’Elmo. La sua forza: i servizi al top. «Il territorio ha le qualità per attrarre i turisti con un’alta capacità di spesa»

09 dicembre 2019
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ALGHERO. Nell’elenco delle destinazioni è tra le preferite. I maxi yacht di tutto il mondo non vedono l’ora di affondare le chiglie nelle onde della Sardegna che, però, gioca il ruolo del magnete a tempo determinato. Sino a quando reggono le temperature non c’è dubbio: meglio la Sardegna. Poi, via a gambe levate per un mordi e fuggi che piace sempre meno. Soprattutto a chi vede prendere il largo i milioni che si spenderebbero per il rimessaggio. Ne ha parlato la Cna a Olbia con un report sulla ricca “filiera del diporto” e ne ha parlato anche l’assessore regionale Giuseppe Fasolino, annunciando l’intenzione di “creare le occasioni per trattenerli in Sardegna”. Un’intenzione che nella costa ovest è già stata messa in pratica da una giovane imprenditrice che ha deciso di investire proprio sui grandi yacht. L’argomento è leggermente diverso ma il tema è lo stesso perché l’isola può diventare la casa del diporto di lusso, prima però servono i servizi. Ne è convinta Michela Rovegno, una genovese con un passato da cittadinA del mondo che ha scelto Alghero per la sua attività, l’unica nella costa ovest dell’isola, che offre servizi proprio ai grandi yacht. Praticamente una mosca bianca.

La storia. L’imprenditrice, infatti, da più di un anno è la concessionaria della Marina di Sant’Elmo, l’unico spazio del porto di Alghero in grado di accogliere imbarcazioni medio/grandi. La rotta per la Riviera del Corallo, nel caso di Michela, non è stata quella più breve. Anzi. «In realtà venivo in Sardegna sin da quando ero una bambina, i miei genitori hanno una casa a Porto Cervo da quarant’anni. Eppure, non avevo mai visitato la costa ovest. Poi mio padre si è trasferito a Montecarlo perché lavorava nel settore dello “shipping” mentre io ho continuato a girare, soprattutto quando mi sono sposata con il mio ex marito, un cantante lirico brasiliano. A quel punto ho iniziato a fargli da manager. Ci spostavamo spesso per lavoro e in quegli anni ho vissuto in Svezia, in Canada, negli Usa e in Brasile». In quegli anni la Sardegna era un ricordo lontano ma comunque presente per quanto associato all’idea di vacanze: «Quando ci siamo lasciati, mio padre mi ha invitato a fare una vacanza in Sardegna a bordo di un catamarano – ricorda Michela –. Il comandante della barca era Vittorio, il mio attuale compagno, ed è stato lui ad insistere per arrivassimo sino ad Alghero. Una volta arrivati, mi sono innamorata. Le emozioni che si provano arrivando ad Alghero dal mare sono simili solo a quelle che si provano a Capri, forse a Bonifacio. Questa città così antica, con il campanile che spunta dai tetti, i bastioni. È uno scenario da cartolina, anzi un dipinto. E poi c’era l’Akenta day e la città era in festa. Per non parlare di Porto Conte, una delle rade più belle da vivere in barca, con quel sottofondo di cicale così romantico». La scintilla era scoccata, mancava solo un’occasione da prendere al volo.

L’investimento. «Mi sono innamorata di Alghero ma la mia vita era altrove. Fortuna che Vittorio mi ha seguita anche dall’altra parte del mondo. Poi, quando i nostri progetti stentavano a decollare, è arrivata l’occasione: la Marina di Sant’Elmo era in vendita. Ci informammo e avviammo una lunga trattativa che si concluse a giugno del 2018, quando diventammo i concessionari». Il porto di Alghero, però, è una sorta di mosaico fatto di venti concessioni in cui, ovviamente, è difficile trovare una linea comune. Michela, però, non si è arresa e ha trovato anche una sorpresa inaspettata: uno staff preparato ed efficiente: «Adesso è la nostra famiglia. Daniele e Alberto sono collaboratori eccezionali come lo è il nostro guardiano notturno, Sumo». E proprio lo staff si è adeguato alle novità imposte da Michela, unica donna in mezzo a 19 concessionari, che ha scelto di puntare tutto sulla qualità: «Ovvero servizi a 360 gradi, una novità per Alghero, ma anche e soprattutto il sorriso di benvenuto, fondamentale per instaurare un rapporto con i clienti. Noi partivamo dalla buona base che ci aveva lasciato il vecchio concessionario ma abbiamo deciso di aggiungere servizi all’offerta dopo aver visitato diverse marine in tutto il mondo, soprattutto quelle della Florida che sono particolarmente organizzate. Adesso lavoriamo 24 ore su 24 e i nostri canali sono sempre aperti, al vhf o al cellulare, perché anche chi naviga può aver bisogno di assistenza o di un attracco».

I servizi. Oltre al bunkeraggio, alla manutenzione, alle pulizie e all’assistenza a bordo Michela Rovegno ha aggiunto diverse opzioni che rendono il soggiorno più gradevole e, in un certo senso, dispendioso: «Ora facciamo la spesa per i nostri clienti, gli rinfreschiamo la cambusa, prenotiamo il car sharing, organizziamo escursioni e riserviamo ristoranti – spiega Michela –. Non sempre è facile accontentare le richieste di una fascia di clientela medio alta come la nostra ma spero che la città ci dia una mano perché rappresentano una fetta di mercato molto importante dato che si tratta di persone che hanno un’alta capacità di spesa». Tra le noti dolenti, poi, c’è la gestione dei rifiuti: «Paghiamo 300mila euro all’anno ma siamo costretti a convivere con una discarica che è anche una delle prima cose che si vede entrando in porto. Non un bel biglietto da visita. C’è anche il problema di essere conosciuti e riconosciuti. Sembra strano ma, se sei in barca, o passi per Alghero perché la conosci oppure Alghero non esiste, perlomeno nel nostro settore. Lo sapevamo e ne abbiamo avuto conferma nelle fiere del diporto a cui abbiamo partecipato». Un problema comune a tutta l’isola, esclusa la Costa Smeralda, che si somma all’impossibilità di trattenere i grandi yacht oltre ai periodi di vacanza.

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