La Nuova Sardegna

Olbia

L’inchiesta

Tempio, Ann Lauwers morta per un’embolia polmonare massiva

Tempio, Ann Lauwers morta per un’embolia polmonare massiva

I primi esiti dell’autopsia eseguita sul corpo dell’istruttrice di nuoto di Valledoria deceduta all’ospedale “Paolo Dettori”. Venerdì 25 i funerali

23 ottobre 2024
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Tempio Ann Lauwers è morta a causa di un’embolia polmonare massiva. È quanto è emerso dai primi esiti dell’autopsia eseguita oggi 23 ottobre sul corpo dell’istruttrice di nuoto di Valledoria, 59 anni, morta durante un intervento chirurgico per una frattura scomposta della tibia, all’ospedale di Tempio. Il medico legale Salvatore Lorenzoni e il medico specialista in Ortopedia e traumatologia, Antonio Fois, nominati dalla Procura di Tempio, avranno ora 60 giorni di tempo per rispondere ai quesiti del pubblico ministero e fare chiarezza sulle cause del decesso e sulle eventuali responsabilità. I funerali di Ann Lauwers saranno celebrati venerdì 25 ottobre nella chiesa di Cristo Re a Valledoria.

Per la morte della donna,  la Procura ha indagato cinque medici che hanno seguito Ann Lauwers sia al pronto soccorso che in reparto, oltre al medico di base. L’istruttrice di nuoto era entrata nella sala operatoria del “Paolo Dettori” di Tempio, il 7 ottobre scorso. Giorni prima era caduta dal monopattino durante il suo ultimo giorno di lavoro, in un residence vicino a Baia delle Mimose, a Badesi, riportando una frattura scomposta della tibia. Era stata inizialmente visitata al pronto soccorso dell’ospedale tempiese e successivamente dagli specialisti del reparto di ortopedia e traumatologia dello stesso ospedale. Era stata operata una settimana dopo essere caduta. Durante l’intervento chirurgico la situazione è improvvisamente precipitata. E Ann Lauwers è morta. 

L’autopsia dovrà accertare cosa abbia provocato il decesso della donna, se i sanitari abbiano agito correttamente applicando le linee guida previste, se ci possano essere state delle negligenze o imprudenze nelle condotte dei medici, se le siano state somministrate le cure necessarie dal momento in cui ha lasciato il pronto soccorso al momento in cui è stata ricoverata per l’intervento. E, quindi, se ci siano delle responsabilità da parte dei sanitari. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Filippo Orecchioni, Giovanni Azzena, Marco Manca, Massimo Canu e Alberto Sechi. (t.s.)

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