La Nuova Sardegna

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«Mi avevano dato 7 giorni di vita: ora punto alle Olimpiadi del 2028»

di Francesco Pirisi
«Mi avevano dato 7 giorni di vita: ora punto alle Olimpiadi del 2028»

Ottavio Demontis, nuorese: dal tumore quando aveva 7 anni al trionfo al campionato mondiale di apnea

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Nuoro Dai sette giorni di vita assegnatigli dai medici quando era bambino, alle porte dei giochi paraolimpici. Non è solo un lasso di tempo, seppur lungo. Ma i due estremi dell’esistenza di Ottavio Demontis, 49 anni, nuorese, campione mondiale di apnea tra i diversamente abili, che il prossimo anno cercherà di guadagnarsi in Cina il passaggio alle Olimpiadi del 2028, previste a Los Angeles. La prova propedeutica è quella degli Word Games: «Sarò nella delegazione del Cio, il Comitato internazionale olimpico, con tutti gli altri atleti italiani – racconta l’apneista – pronto a guadagnarmi uno dei due posti disponibili, quello riservato agli uomini, per l’appuntamento di Los Angeles, dove l’apnea sarà per la prima volta in assoluto tra le discipline in gara».

Demontis si presenta fresco della medaglia d’oro a mondiali di quest’anno, dove nell’apnea dinamica con attrezzi (le pinne) ha raggiunto 125 metri in ipossia, senza respirare.

Questo il suo trionfo agonistico, preceduto in 10 anni di attività dai podi nei campionati sardi, nazionali e dai tre argenti mondiali dell’anno precedente. Perché ancora più in alto, in una gara con molte difficoltà, l’atleta di Nuoro ha collocato l’impresa più entusiasmante della sua vita.

Lo racconta lui stesso: «All’età di sette anni i medici del Rizzoli, a Bologna, mi avevano dato sette giorni di vita, per via del tumore, il sarcoma di Ewing, che mi distruggeva muscoli e ossa. Ormai, in piena metastasi. Rimaneva una piccola possibilità – prosegue Ottavio – con l’amputazione della gamba destra, per salvare tutto il resto». È andata bene. «Sì, l’intervento è riuscito e oggi lo posso raccontare».

La grande paura di allora è passata e Ottavio è un uomo così sereno da dire: «Amo anche la mia amputazione». Anzi, non gli dispiace di proporsi anche come modello di forza e coraggio, soprattutto per chi dovesse averne bisogno: «La mia vicenda insegna che tante volte, quando tutto sembra finito, la vita ti si apre e regala nuove opportunità. L’Ottavio di oggi – prosegue l’atleta – è soprattutto il frutto di quel passaggio dell’infanzia, certo drammatico».

La congiunzione felice è stata l’incontro con lo sport. Diversi sport, per divertimento, prima d’indirizzarsi all’apnea: «Ho scoperto quasi per caso di possedere una notevole capacità polmonare, che poi mi ha permesso di arrivare ad alti livelli. Mentre all’inizio a farmi scegliere questa disciplina, rispetto ad altre – spiega Ottavio – è stato il fatto che nell’acqua il mio handicap in pratica scompare. Da qui – aggiunge – nasce anche la mia grande passione per il mare». 

Ottavio è un atleta a tutto tondo, che corre, sbuffa, tra piscina e palestra, cinque giorni su sette: «L’apnea richiede un allenamento meticoloso, sia per quanto riguarda la parte muscolare, sia per quella tecnica. In acqua – continua – tutto passa dalla sintonia tra mente e corpo, con l’imperativo di controllare emozioni e movimenti inutili, per riservare tutto l’ossigeno alla prova e resistere così più a lungo». L’obiettivo agonistico che l’ha portato sino ai podi mondiali. Questi ultimi a Lignano, con gli argenti e poi l’oro, che è ancora fresco nella mente. E ora «sogno i cinque cerchi dell’Olimpiade»

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