la summer school di uninuoro
«I diritti umani difficili da applicare ogni giorno»
NUORO. «The future of human rights in Europe – Il futuro dei diritti umani in Europa» è stato il tema dell’International Summer School che si è svolto in città e che l’Università ha voluto dedicare a...
3 MINUTI DI LETTURA
NUORO. «The future of human rights in Europe – Il futuro dei diritti umani in Europa» è stato il tema dell’International Summer School che si è svolto in città e che l’Università ha voluto dedicare a Gianfranca Deiana, la giovanissima dottoressa di Dorgali scomparsa in un incidente stradale lungo la Nuoro-Maconer nello scorso mese di febbraio. E la Summer Scool di Uninuoro è stata aperta proprio con il video girato durante la visita di studio alle Istituzioni europee di Strasburgo a cui Gianfranca Deiana aveva partecipato come relatore visto che la sua tesi era stata incentrata proprio sui diritti umani. La settimana di studi internazionali si è potuta realizzare grazie alla collaborazione del Consorzio per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale, del Comune di Nuoro, del Consiglio italiano del Movimento europeo, dello Europe Direct, della Camera di commercio di Nuoro e dell’Unione forense per i diritti umani.
«Un grande successo per l’università di Nuoro visto che sono arrivati 44 studenti da diversi atenei italiani e anche da Francia, Germania, Polonia, Svezia, Iran e Congo» ha spiegato la professoressa Gabriella Ferranti, responsabile scientifico della Summer School. «Un risultato che premia l’impegno organizzativo e scientifico» ha sottolineato la dottoressa Maria Cristina Carta, coordinatrice del corso.
La Summer School, aperta dal commissario straordinario di UniNuoro, Fabrizio Mureddu e dal sindaco Andrea Soddu, è stata l’occasione per un approfondimento sull’evoluzione e il consolidamento della tutela dei Diritti umani, oggetto di particolare attenzione da parte del Consiglio d’Europa per quanto riguarda il divieto di tortura e le ripercussioni sulle condizioni dei detenuti. E così è scaturita la visita al carcere di Badu ’e Carros, un’occasione di conoscenza delle tematiche penitenziarie particolarmente apprezzata dagli studenti. Il gruppo è stato accompagnato da Carla Ciavarella, già direttore del carcere nuorese per un lungo periodo e rientrata a Roma al Dipartimento penitenziario. Carla Ciavarella ha anche fatto una lezione di introduzione al sistema penitenziario con le relative norme di tutela internazionale. Poi, nella capella del carcere, gli studenti sono stati accolti dall’attuale direttrice, Luisa Pesante, dal comandante del reparto di Polizia penitenziaria, Francesco Dessì e dalle responsabili dell’area trattamentale. Presenti anche l’assessore comunali alle Politiche sociali, Valeria Romagna e il Garante dei detenuti, Gianfranco Oppo.
Singolari le testimonianze di alcuni dei ragazzi che hanno partecipato. «Tra apertura al mondo, integrazione, cultura ed allegria la Summer School mi ha dato anche l’opportunità di riflettere sui diritti umani. Mi sono innamorato di questa splendida isola e ci tornerò – ha detto Ngalula Tumba, laureato in Filosofia, Master in Pedagogia a Roma, di origine congolesi che vive a Monaco dove è sposato con una tedesca e assiste i migranti nel Centro interculturale di mediazione Begegnung, amico di tutti in poche ore ha raccontato la sua esperienza di volontario in un carcere congolese dove erano rinchiusi bambini soldato ma ha anche raccontato un storia che ha colpito tutti –. In un negozio di Nuoro mi sono sentito dire: non vogliamo comprare niente” ma io non ero lì per vendere bensì per comprare le belle e buone cose di Nuoro per portarle a mia moglie a Monaco. Ma capisco la gente – ha sottolineato con un sorriso Ngalula – probabilmente prima di me erano entrati giovani venditori ambulanti. Ma prima di giudicare – ha concluso onclude saggiamente – bisogna sempre valutare chi si ha davanti. I diritti umani sono difficili da applicare nella quotidianità». (plp)
«Un grande successo per l’università di Nuoro visto che sono arrivati 44 studenti da diversi atenei italiani e anche da Francia, Germania, Polonia, Svezia, Iran e Congo» ha spiegato la professoressa Gabriella Ferranti, responsabile scientifico della Summer School. «Un risultato che premia l’impegno organizzativo e scientifico» ha sottolineato la dottoressa Maria Cristina Carta, coordinatrice del corso.
La Summer School, aperta dal commissario straordinario di UniNuoro, Fabrizio Mureddu e dal sindaco Andrea Soddu, è stata l’occasione per un approfondimento sull’evoluzione e il consolidamento della tutela dei Diritti umani, oggetto di particolare attenzione da parte del Consiglio d’Europa per quanto riguarda il divieto di tortura e le ripercussioni sulle condizioni dei detenuti. E così è scaturita la visita al carcere di Badu ’e Carros, un’occasione di conoscenza delle tematiche penitenziarie particolarmente apprezzata dagli studenti. Il gruppo è stato accompagnato da Carla Ciavarella, già direttore del carcere nuorese per un lungo periodo e rientrata a Roma al Dipartimento penitenziario. Carla Ciavarella ha anche fatto una lezione di introduzione al sistema penitenziario con le relative norme di tutela internazionale. Poi, nella capella del carcere, gli studenti sono stati accolti dall’attuale direttrice, Luisa Pesante, dal comandante del reparto di Polizia penitenziaria, Francesco Dessì e dalle responsabili dell’area trattamentale. Presenti anche l’assessore comunali alle Politiche sociali, Valeria Romagna e il Garante dei detenuti, Gianfranco Oppo.
Singolari le testimonianze di alcuni dei ragazzi che hanno partecipato. «Tra apertura al mondo, integrazione, cultura ed allegria la Summer School mi ha dato anche l’opportunità di riflettere sui diritti umani. Mi sono innamorato di questa splendida isola e ci tornerò – ha detto Ngalula Tumba, laureato in Filosofia, Master in Pedagogia a Roma, di origine congolesi che vive a Monaco dove è sposato con una tedesca e assiste i migranti nel Centro interculturale di mediazione Begegnung, amico di tutti in poche ore ha raccontato la sua esperienza di volontario in un carcere congolese dove erano rinchiusi bambini soldato ma ha anche raccontato un storia che ha colpito tutti –. In un negozio di Nuoro mi sono sentito dire: non vogliamo comprare niente” ma io non ero lì per vendere bensì per comprare le belle e buone cose di Nuoro per portarle a mia moglie a Monaco. Ma capisco la gente – ha sottolineato con un sorriso Ngalula – probabilmente prima di me erano entrati giovani venditori ambulanti. Ma prima di giudicare – ha concluso onclude saggiamente – bisogna sempre valutare chi si ha davanti. I diritti umani sono difficili da applicare nella quotidianità». (plp)