Asili privati a rischio chiusura
di Luca Urgu
Le titolari di sei strutture cittadine lanciano l’allarme: 30 dipendenti restaranno senza stipendio
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NUORO. Più di 200 bambini di Nuoro e di alcuni centri della provincia rischiano alla fine dell’emergenza coronavirus di non trovare più il proprio asilo aperto. Un servizio indispensabile per le famiglie che potevano così coniugare l’attività lavorativa alla cura del proprio piccolo. Ora le titolari delle strutture private, più le trenta persone che nei sei asili privati cittadini (Batti manine, Arcobaleno, Piccini picciò, Coccole, Cucciolandia, Stella stellina) ci lavorano rischiano di rimanere a casa. La prospettiva da scongiurare è quella di perdere l’occupazione che avevano da tempo e le mansioni che svolgevano con professionalità sapendo di offrire un servizio utile all’utenza del territorio. Nelle strutture le saracinesche sono rimaste abbassate per decreto governativo e ora senza il pagamento delle rette le casse sono vuote e i dubbi per un futuro incerto assillano titolari e dipendenti. I genitori hanno pagato regolarmente per il mese di marzo, ma già ad aprile il problema si pone in tutta la sua gravità in strutture dove le rette solitamente servono a coprire i costi di gestione e a pagare gli stipendi dei dipendenti.
«Al momento l’unica nostra speranza che riponiamo sulle misure varate dalle istituzione riguarda il bonus nido e aspettiamo una dichiarazione ufficiale dell’Inps, istituto al quale ci siamo già rivolti, per sapere se i genitori usufruiranno del bonus nonostante il mancato servizio – spiega Giuliana Farris, titolare dell’asilo Batti manine –. Sarebbe opportuno che quella somma ci possa venire anticipata dai clienti, certo che la soluzione ideale sarebbe da adottare sarebbe quella di non sacrificare le famiglie e ricevere direttamente i soldi del bonus senza costringere in questo periodo le stesse a dover anticipare la cifra».
Ovviamente in questo periodo complesso ottenere garanzie e assicurazioni è alquanto difficile. «Ci stiamo muovendo anche a livello regionale e nazionale con gli altri servizi nido del territorio pur di avere delle risposte e degli aiuti. Per noi sarebbe un danno enorme chiudere ma anche per l’utenza che serviamo. Parliamo di oltre duecento famiglie di Nuoro, Oliena, Orani, Oniferi, Orotelli, Mamoiada, insomma dei comuni più vicini al capoluogo, dove spesso i genitori dei bimbi vengono a lavorare», rimarca la Farris. Una lotta per conservare il servizio e oltre trenta posti di lavoro in città che farà leva anche sul Comune di Nuoro. «All’amministrazione comunale chiediamo un sostegno importante anche se non di natura economica. Vorremmo che i nostri rappresentanti politici del territorio facciano da portavoce nelle sedi opportune per salvaguardare quello che abbiamo faticosamente costruito in questi anni. Lo ribadiamo con forza, abbiamo bisogno di aiuto perché tutti parlano delle scuole pubbliche, paritarie e noi ci sentiamo abbandonate pur soddisfacendo con il nostro servizio un bisogno fondamentale nella società», sottolinea l’educatrice. Il bonus nido sarebbe davvero una soluzione valida se venisse versato alle strutture. Un contributo suddiviso in vari segmenti in base al reddito familiare. Si parte con 270 euro per un Isee fino a 25 mila euro, di 237 euro per un Isee fino a 40 mila ed infine un bonus di 136 euro per chi ha un Isee oltre i 40 mila euro.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
«Al momento l’unica nostra speranza che riponiamo sulle misure varate dalle istituzione riguarda il bonus nido e aspettiamo una dichiarazione ufficiale dell’Inps, istituto al quale ci siamo già rivolti, per sapere se i genitori usufruiranno del bonus nonostante il mancato servizio – spiega Giuliana Farris, titolare dell’asilo Batti manine –. Sarebbe opportuno che quella somma ci possa venire anticipata dai clienti, certo che la soluzione ideale sarebbe da adottare sarebbe quella di non sacrificare le famiglie e ricevere direttamente i soldi del bonus senza costringere in questo periodo le stesse a dover anticipare la cifra».
Ovviamente in questo periodo complesso ottenere garanzie e assicurazioni è alquanto difficile. «Ci stiamo muovendo anche a livello regionale e nazionale con gli altri servizi nido del territorio pur di avere delle risposte e degli aiuti. Per noi sarebbe un danno enorme chiudere ma anche per l’utenza che serviamo. Parliamo di oltre duecento famiglie di Nuoro, Oliena, Orani, Oniferi, Orotelli, Mamoiada, insomma dei comuni più vicini al capoluogo, dove spesso i genitori dei bimbi vengono a lavorare», rimarca la Farris. Una lotta per conservare il servizio e oltre trenta posti di lavoro in città che farà leva anche sul Comune di Nuoro. «All’amministrazione comunale chiediamo un sostegno importante anche se non di natura economica. Vorremmo che i nostri rappresentanti politici del territorio facciano da portavoce nelle sedi opportune per salvaguardare quello che abbiamo faticosamente costruito in questi anni. Lo ribadiamo con forza, abbiamo bisogno di aiuto perché tutti parlano delle scuole pubbliche, paritarie e noi ci sentiamo abbandonate pur soddisfacendo con il nostro servizio un bisogno fondamentale nella società», sottolinea l’educatrice. Il bonus nido sarebbe davvero una soluzione valida se venisse versato alle strutture. Un contributo suddiviso in vari segmenti in base al reddito familiare. Si parte con 270 euro per un Isee fino a 25 mila euro, di 237 euro per un Isee fino a 40 mila ed infine un bonus di 136 euro per chi ha un Isee oltre i 40 mila euro.
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