«Per nonno Francesco Ciusa ecco un'altra finestra sul mondo»
Luciano Piras
Il nipote diretto dello scultore: costituita una Fondazione che porta il suo nome
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NUORO. «Aprire un Museo Ciusa e costituire una Fondazione Ciusa, entrambi con sede a Nuoro. Erano il grande sogno di mio padre Giovanni, morto a Cagliari nel 1983. Io ero un ragazzino e a casa già ne sentivo parlare di questo suo desiderio... » racconta Pietro Ciusa, nipote diretto del celebre scultore Francesco Ciusa, che adesso, a distanza di anni e in piena maturità, porta a compimento quella missione morale presa in carico in nome del padre. Regalando così a Nuoro, l’Atene sarda di allora e di oggi, un’altra occasione di crescita culturale e di proiezione nel mondo. È l’impegno solenne firmato davanti al notaio da Pietro Ciusa, classe 1954, imprenditore edile in pensione, il più piccolo dei cinque figli di Giovanni noto Nino Ciusa, a sua volta secondogenito dei sette figli avuti dall’artista nuorese «con mia nonna Vittoria Cocco. Ebbero sette figli, quattro femmine e tre maschi, ora sono tutti morti» spiega Pietro lasciandosi andare ai ricordi più cari come in un viaggio intimo a ritroso tra le memorie di famiglia. Tra aneddoti e spigolature, spesso inedite.
«Mio babbo era del Dieci, nonno Francesco lo mandò a Roma, a studiare alla scuola d’Arte applicata. Mio padre è sempre stato al fianco del padre Francesco nel suo laboratorio d’arte collaborando con lui, non era il suo garzone di bottega ma il figlio con cui si confrontava il padre, e con il quale spesso cesellava i suoi capolavori. Una sorta di consigliere artistico privilegiato» sottolinea con l’orgoglio tipico di chi può vantare il legame più forte in assoluto, quello diretto, quello di sangue.
Dopo la morte del grande scultore santupredinu, il 26 febbraio del 1949 (Francesco Ciusa era nato a Nuoro il 2 luglio del 1883, nel 1908 si era trasferito a Cagliari, dove poi è morto), il figlio Giovanni si è dedicato con passione e tenacia alla valorizzazione del patrimonio umano e artistico lasciato dell’autore della “Madre dell’ucciso”.
«Mio padre ha organizzato numerosi eventi» ricorda Pietro. A partire dal 1970 Giovanni Ciusa ha così promosso mostre e convegni in Sardegna e in Italia ottenendo sempre grande successo di pubblico e di critica. Storica una esposizione al Museo del Costume di Nuoro. «Ma il suo sogno era quello di realizzare nella città natale del padre scultore un museo e una Fondazione a lui dedicati» ribadisce Pietro Ciusa, che a differenza delle sorelle e del fratello non ha avuto la fortuna di conoscere in vita suo nonno Francesco. «Con pazienza e sacrificio, e dopo una laboriosa trattativa portata avanti da tutta la famiglia Ciusa, nel 2004 la Regione Sardegna ha acquisito le grandi sculture che facevano parte della collezione ereditata da noi discendenti diretti». Ora: queste statue sono presenti al Museo Ciusa, finalmente inaugurato nel 2010 (dopo il restauro del 2004), sindaco di Nuoro Mario Demuru Zidda, assessore comunale alla Cultura Teresa Pintori, nella vecchia sede del Tribunale di Nuoro, accanto alla chiesa Cattedrale Santa Maria della Neve. Un piccolo Louvre ai piedi del Monte Ortobene, a due passi dalla casa natale dello stesso Ciusa e dalla casa natale ora museo di Grazia Deledda. Uno scrigno che fa la guardia a una sessantina di opere di Francesco Ciusa, gessi, terrecotte e marmi, più disegni e documenti d’archivio. “Il fromboliere” e il ciclo “I cainiti”, tra le sculture esposte. Peccato che il Tribu-Museo Ciusa sia chiuso al pubblico ormai da tre anni esatti a causa dei tarli che hanno messo a serio repentaglio le travi portanti del tetto delle sei sale espositive ricavate nel complesso architettonico che fu prima episcopio, poi seminario e tribunale, infine scuola media negli anni Sessanta del Novecento e sede di associazioni varie. La speranza, ora, è che questo 2021, l’anno del Sommo Dante e di Grazia Deledda, sia non soltanto l’anno della rinascita generale dopo il disastro lasciato dal Coronavirus, ma anche l’anno della riapertura del Museo Ciusa. «La questione è al centro dell’agenda politica dell’amministrazione comunale – conferma l’assessore alle Tradizioni, cultura e radici del territorio Luigi Crisponi –. C’è un impegno fortissimo per la riapertura del museo, c’è da parte nostra la forte volontà di restituire al pubblico la meraviglia delle opere di Ciusa e tutto il resto del Tribu» assicura l’esponente della giunta Soddu. Nel frattempo, «con il giornalista Antonio Rojch – riprende Pietro Ciusa – ho avuto la possibilità di istituire il 17 novembre 2020 a Nuoro, presso il notaio, la Fondazione in memoria di Francesco Ciusa».
«Tra i vari scopi che si propone la Fondazione Francesco Ciusa – spiega ancora il nipote del grande scultore – uno è quello di far conoscere ulteriormente la sua arte, in tutte le sue sfaccettature, in Italia e nel mondo, così da far conoscere in contemporanea la vera Sardegna, non la Costa Smeralda». Convegni, mostre, giornate di studio, pubblicazione di libri. «Gestire, riaprendo, il Museo Ciusa di Nuoro e la casa natale dell’artista» aggiunge il discendente diretto dello scultore. Altri obiettivi della Fondazione: «Collocare in una piazza di Nuoro una scultura di bronzo di Francesco Ciusa e un’altra opera raffigurante lo stesso artista. Istituire il Premio Francesco Ciusa, riservato agli artisti italiani e stranieri. Far conoscere tramite Francesco Ciusa – chiude il nipote Pietro figlio di Giovanni – anche la Sardegna, nei suoi aspetti più identitari e storici».
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«Mio babbo era del Dieci, nonno Francesco lo mandò a Roma, a studiare alla scuola d’Arte applicata. Mio padre è sempre stato al fianco del padre Francesco nel suo laboratorio d’arte collaborando con lui, non era il suo garzone di bottega ma il figlio con cui si confrontava il padre, e con il quale spesso cesellava i suoi capolavori. Una sorta di consigliere artistico privilegiato» sottolinea con l’orgoglio tipico di chi può vantare il legame più forte in assoluto, quello diretto, quello di sangue.
Dopo la morte del grande scultore santupredinu, il 26 febbraio del 1949 (Francesco Ciusa era nato a Nuoro il 2 luglio del 1883, nel 1908 si era trasferito a Cagliari, dove poi è morto), il figlio Giovanni si è dedicato con passione e tenacia alla valorizzazione del patrimonio umano e artistico lasciato dell’autore della “Madre dell’ucciso”.
«Mio padre ha organizzato numerosi eventi» ricorda Pietro. A partire dal 1970 Giovanni Ciusa ha così promosso mostre e convegni in Sardegna e in Italia ottenendo sempre grande successo di pubblico e di critica. Storica una esposizione al Museo del Costume di Nuoro. «Ma il suo sogno era quello di realizzare nella città natale del padre scultore un museo e una Fondazione a lui dedicati» ribadisce Pietro Ciusa, che a differenza delle sorelle e del fratello non ha avuto la fortuna di conoscere in vita suo nonno Francesco. «Con pazienza e sacrificio, e dopo una laboriosa trattativa portata avanti da tutta la famiglia Ciusa, nel 2004 la Regione Sardegna ha acquisito le grandi sculture che facevano parte della collezione ereditata da noi discendenti diretti». Ora: queste statue sono presenti al Museo Ciusa, finalmente inaugurato nel 2010 (dopo il restauro del 2004), sindaco di Nuoro Mario Demuru Zidda, assessore comunale alla Cultura Teresa Pintori, nella vecchia sede del Tribunale di Nuoro, accanto alla chiesa Cattedrale Santa Maria della Neve. Un piccolo Louvre ai piedi del Monte Ortobene, a due passi dalla casa natale dello stesso Ciusa e dalla casa natale ora museo di Grazia Deledda. Uno scrigno che fa la guardia a una sessantina di opere di Francesco Ciusa, gessi, terrecotte e marmi, più disegni e documenti d’archivio. “Il fromboliere” e il ciclo “I cainiti”, tra le sculture esposte. Peccato che il Tribu-Museo Ciusa sia chiuso al pubblico ormai da tre anni esatti a causa dei tarli che hanno messo a serio repentaglio le travi portanti del tetto delle sei sale espositive ricavate nel complesso architettonico che fu prima episcopio, poi seminario e tribunale, infine scuola media negli anni Sessanta del Novecento e sede di associazioni varie. La speranza, ora, è che questo 2021, l’anno del Sommo Dante e di Grazia Deledda, sia non soltanto l’anno della rinascita generale dopo il disastro lasciato dal Coronavirus, ma anche l’anno della riapertura del Museo Ciusa. «La questione è al centro dell’agenda politica dell’amministrazione comunale – conferma l’assessore alle Tradizioni, cultura e radici del territorio Luigi Crisponi –. C’è un impegno fortissimo per la riapertura del museo, c’è da parte nostra la forte volontà di restituire al pubblico la meraviglia delle opere di Ciusa e tutto il resto del Tribu» assicura l’esponente della giunta Soddu. Nel frattempo, «con il giornalista Antonio Rojch – riprende Pietro Ciusa – ho avuto la possibilità di istituire il 17 novembre 2020 a Nuoro, presso il notaio, la Fondazione in memoria di Francesco Ciusa».
«Tra i vari scopi che si propone la Fondazione Francesco Ciusa – spiega ancora il nipote del grande scultore – uno è quello di far conoscere ulteriormente la sua arte, in tutte le sue sfaccettature, in Italia e nel mondo, così da far conoscere in contemporanea la vera Sardegna, non la Costa Smeralda». Convegni, mostre, giornate di studio, pubblicazione di libri. «Gestire, riaprendo, il Museo Ciusa di Nuoro e la casa natale dell’artista» aggiunge il discendente diretto dello scultore. Altri obiettivi della Fondazione: «Collocare in una piazza di Nuoro una scultura di bronzo di Francesco Ciusa e un’altra opera raffigurante lo stesso artista. Istituire il Premio Francesco Ciusa, riservato agli artisti italiani e stranieri. Far conoscere tramite Francesco Ciusa – chiude il nipote Pietro figlio di Giovanni – anche la Sardegna, nei suoi aspetti più identitari e storici».
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