La Nuova Sardegna

Nuoro

Pestaggio di don Pirarba, individuato il complice

di Lamberto Cugudda
Pestaggio di don Pirarba, individuato il complice

Dopo l’arresto di Derosas scatta la misura cautelare per un 20enne marocchino Secondo i carabinieri, avrebbe attirato il parroco fuori dalla sua abitazione

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TORTOLÌ. Per gli inquirenti sono concluse le indagini per la rapina con pestaggio ai danni di don Vincenzo Pirarba – il parroco di Talana morto a 78 anni, il 10 dicembre 2020, in ospedale a Nuoro dopo avere contratto il Covid-19 – avvenuta alle 22 del 7 maggio 2020 nella villetta del sacerdote a san Gemiliano. Il cerchio si è chiuso con quello che gli inquirenti ritengono sia stato il complice di Emilio Derosas, un giovane di 19 anni, di Orosei, che era stato arrestato, a Cagliari, un mese dopo la rapina. Da martedì sera, a un ventenne di origine marocchina che vive a Tortolì, il gip del tribunale di Lanusei, Francesco Alterio, ha applicato la misura cautelare dell'obbligo di dimora e di presentazione all'autorità giudiziaria. Ha l’obbligo di non allontanarsi da casa dalle 21 fino alle ore 7.

Le indagini sulla brutale rapina avvenuta alle 22 del 7 maggio 2020 nella zona residenziale di san Gemiliano, a 100 metri dal mare, sono state portate avanti dai carabinieri della compagnia di Lanusei e della stazione, al comando del capitano Giuseppe De Lisa. I militari dell’Arma hanno spiegato che la misura restrittiva emessa martedì nei confronti del ventenne considerato il complice nella rapina con pestaggio è riferita anche al presunto coinvolgimento del ragazzo in detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Per i carabinieri probabilmente la brutale rapina ai danni di don Pirarba, sarebbe scaturita nell’ambito degli stupefacenti, in parte motivata dalla necessità di reperire denaro per alimentare il piccolo spaccio locale. Il ruolo del giovane di origine marocchina nella rapina sarebbe stato quello di complice nel fare uscire il parroco dalla propria abitazione, così da consentire a Derosas di portare a compimento il reato. Nonostante il ruolo minore attribuibile al ventenne, il suo concorso nella rapina, sostenuto dal pm Gualtiero Battisti nella propria richiesta cautelare, è stato riconosciuto dal gip Francesco Alterio.

Poco prima delle 22 del 7 maggio del 2020, don Pirarba, mentre era nella sua villetta, era stato aggredito, pestato nel corso di una colluttazione e rapinato da un malvivente che aveva portato via monili in oro, un crocifisso e 400 euro. Il sacerdote aveva immediatamente perdonato il suo aggressore: mentre era pesto e sanguinante, a rapina avvenuta, parlandogli, gli aveva regalato un rosario affinché potesse redimersi.

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