Paola si sveglia in ospedale: "Dov'è il mio Mirko?"
La donna colpita con 18 coltellate l'11 maggio a Tortolì dall'assassino di suo figlio è in terapia intensiva a Lanusei, una èquipe di psicologi la sta preparando a ricevere la notizia della sua morte
TORTOLI'. Paola Piras si è risvegliata dal coma nel letto dell’ospedale di Lanusei dove ha passato gli ultimi quaranta giorni della sua esistenza. Le sue condizioni rimangono critiche, ma respira autonomamente ed è cosciente. Tanto cosciente da aver chiesto subito del figlio Mirko. Gli psicologi del Centro di salute mentale della Assl d Lanusei, che la seguono sin dai primi istanti del suo risveglio nella terapia intensiva del Nostra signora della Mercede, tuttavia hanno preferito tenerla ancora all’oscuro della sorte del suo ragazzo, ucciso a coltellate dall’ex compagno, l’operaio di origini pachistane, Shahid Masih, all’alba dell’11 maggio a Tortolì, mentre cercava di difenderla dalla furia omicida dell’uomo
La tragica realtà. Paola, che forse immagina quanto è accaduto nel suo appartamento al terzo piano della palazzina gialla di via Monsignor Virgilio, ancora non ha la dolorosa certezza della morte del suo secondogenito appena ventenne. Forse perché animata dalla speranza, non ha smesso di lottare, si è aggrappata con tutte le sue forze a quel flebile filo che in tutto questo tempo l’ha tenuta legata alla vita.
Il risveglio dal coma, indotto farmacologicamente dai rianimatori coordinati da Francesco Loddo per preservare il suo organismo martoriato dalla violenza dell’ex compagno, risale allo scorso venerdì, lo stesso giorno in cui l’istituto Ianas, la scuola alberghiera frequentata da Mirko, ha consegnato il diploma alla zia Stefania e al fratello Lorenzo. I sanitari hanno preferito tenere riservata la notizia nella speranza che le sue condizioni non precipitassero una seconda volta. Circostanza che, fortunatamente, non si è verificata.
La prudenza dei medici. Sono trascorsi alcuni giorni da quando Paola ha riaperto faticosamente gli occhi, la donna, 51 anni, non è ancora fuori pericolo ma il fatto che abbia ripreso ad alimentarsi e sia vigile induce alla speranza chi in queste settimane le è stato accanto.
La notizia era la più attesa dell’intera comunità tortoliese che, all’indomani del tragico fatto di sangue, si era stretta attorno alla sua famiglia e aveva pregato per la sua vita.
Il suo ritorno alla vita non sarà certo semplice, ma il suo risveglio ha qualcosa di miracoloso. Arrivata in ospedale in preda allo shock emorragico a causa delle 18 violente coltellate inferte dal 29enne – già denunciatoin passato da Paola per stalking e maltrattamenti e attualmente recluso nel carcere di Uta -, la donna ha subito tre delicati interventi chirurgici: i primi due per ricucire le lesioni riportate in tutto il corpo e il terzo, a distanza di tre settimane, per eliminare le cause dell’infezione che si era sviluppata nell’addome dopo un primo miglioramento.
Il ruolo dei soccorritori. Fondamentale si è rivelato il ruolo dei primi soccorritori intervenuti nell’appartamento teatro dell’aggressione e dell’omicidio del ragazzo, oltre che delle equipe di chirurghi e anestesisti-rianimatori del presidio ogliastrino che hanno fatto di tutto per sottrarla alla morte.
Sono gli stessi specialisti che sono intervenuti in urgenza anche ieri mattina per un’operazione simile.
I chirurghi, coordinati dal responsabile Giampietro Gusai, sono entrati in sala d’urgenza per salvare da morte certa un giovane di Lanusei arrivato al pronto soccorso in stato di shock emorragico per le lesioni a milza (poi asportata), rene, surrene ed intestino riportate in seguito ad un incidente stradale. Il giovane dopo essere rimasto sotto i ferri per oltre due ore e mezza è stato trasferito in terapia intensiva.
La prognosi rimane riservata ma - e la vicenda di Paola Piras ce lo insegna – la speranza è l’ultima a morire. Il personale dell’ospedale si spende ogni giorno al massimo delle proprie competenze e possibilità, senza risparmiarsi. E spesso, senza clamore, riesce a salvare delle vite.