Chirurgia chiusa a Nuoro, donna muore all'arrivo al pronto soccorso di Olbia: esposto in procura
La storia di una 62enne di Lodè che accusava forti dolori all'addome ed era apparsa subito in gravi condizioni
NUORO. La chiusura della Chirurgia dell’ospedale San Francesco era effettivamente giustificata da ragioni oggettive o ci sono eventuali responsabilità? È da questa prima domanda che prende le mosse l’esposto presentato alla Procura della Repubblica di Nuoro dalla famiglia di una signora di Lodè, Antonietta Carta, 62enne morta giovedì scorso all’ospedale di Olbia dopo un tentativo di soccorso fatto a vuoto all’ospedale del capoluogo barbaricino. Viste le note criticità presenti nel presidio di Nuoro, era necessario e vincolante che la Centrale operativa 118 di Sassari indicasse, come da protocollo, ai volontari dell’associazione “La Fenice” il ricovero della signora Carta presso un presidio ospedaliero di Nuoro, nonostante la manifesta gravità delle condizioni della paziente che lasciava presumere la necessità e urgenza di un intervento chirurgico? è il secondo quesito che i legali della famiglia Nanu-Carta, gli avvocati Giannetto Mariane e Roberto Corrias, pongono nella speranza di avere risposte certe. Antonietta Carta, infatti, era nella sua casa a Lodè quando è stata presa in carico, il pomeriggio del 20 ottobre, dall’ambulanza dei volontari della “Fenice”. La donna lamentava forti dolori all’addome. Immediato l’intervento di soccorso, evidente la gravità assoluta, da “codice rosso”. Mentre la paziente veniva trasportata a Nuoro, da Nuoro partiva un’ambulanza medicalizzata: i due mezzi si sono “intercettati” sulla 131 dcn all’altezza del bivio di Lula-Dorgali.
La gravità delle condizioni della paziente era tale che non si è provveduto al trasbordo presso l’unità medicalizzata ma si è preferito il passaggio del medico e dell’infermiere all’interno della prima ambulanza. Da qui la corsa contro il tempo verso il pronto soccorso del San Francesco, dove la donna è stata sottoposta ai primi accertamenti diagnostici strumentali che hanno confermato la gravità delle condizioni, dovuta a una occlusione intestinale con tanto di conseguenze ad essa connesse. A questo punto era chiara l’urgenza di un intervento chirurgico. Che a Nuoro, tuttavia, non poteva essere fatto, dato che le sale erano chiuse, ormai da qualche giorno, per mancanza di personale specialistico. Perciò è stato disposto il trasferimento presso l’ospedale più vicino, che è stato individuato in quello di Olbia. Il problema è che non c’erano neanche ambulanze medicalizzate (già impegnate in altre emergenze) per poter trasferire la signora da Nuoro a Olbia. Nel frattempo al San Francesco è arrivato anche il figlio della donna, rimasto fino all’1,30 della notte in attesa di sapere del trasferimento della mamma. A quel punto è stato riferito al giovane che l’ambulanza sarebbe partita verso l’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia e che, viste anche le restrizioni anti-Covid, non sarebbe stato possibile un suo accesso presso tale unità ospedaliera, consigliandone il rientro a Lodè. Purtroppo, alle 4:30 il figlio della signora Carta è stato avvisato dagli operatori del Giovanni Paolo II di Olbia del decesso della donna, immediatamente dopo il suo arrivo al Pronto soccorso.
«Vogliamo sapere la verità, vogliamo sapere cosa è successo e se è stato fatto tutto il possibile per salvare la nostra congiunta» chiedono i familiari anche per il tramite dei propri legali. Al bivio di Lula era necessario e vincolante persistere nel trasferimento presso l’ospedale di Nuoro ovvero, vista la situazione, optare per una destinazione più consona, ovvero Olbia? Altro interrogativo: posto che la gravità delle condizioni della paziente, fin da subito accertate strumentalmente all’arrivo a Nuoro, necessitassero un urgente intervento chirurgico, si sono prese tutte le iniziative volte a garantire l’immediato trasferimento presso l’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia, essendo vero che la signora Carta è deceduta presso l’unità di pronto soccorso senza che ci fosse stato neanche il tempo di eseguire le necessarie attività salvavita? (l.s.)