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Asl di Nuoro, i dubbi delle associazioni sulle nuove commissioni invalidità

di Alessandro Mele
Asl di Nuoro, i dubbi delle associazioni sulle nuove commissioni invalidità

Liste d’attesa «Arretrati recuperati entro il 31 dicembre? Fantascienza». Anmic, Anmil e Unione Ciechi: «La gente non può e non deve aspettare»

11 ottobre 2024
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Nuoro Dopo la nomina delle commissioni specialistiche e di quelle per il riconoscimento delle invalidità civili da parte della Asl, le realtà che sul territorio si occupano di tutelare i diritti delle persone affette da disabilità hanno tutte le stessa speranza, ma anche molti dubbi: «Meglio tardi che mai, ora ci auguriamo che funzionino per davvero e che si attenuino i disagi per i cittadini. Liste d’attesa abbattute entro il 31 dicembre? Difficile, se non impossibile». Nel corso del tempo, infatti, proprio diverse associazione del territorio hanno denunciato una situazione impantanata: oltre un anno di ritardi e disguidi per tanti utenti affetti da disabilità soprattutto sul fronte del riconoscimento dell’invalidità civile e dei benefici della legge 104. Ritardi, questi, iniziati già nel mese di luglio dello scorso anno.

Le nomine La Asl 3 di Nuoro, sul finire della scorsa settimana, ha provveduto a nominare le commissioni per i vari distretti. Oltre alle commissioni provinciali specialistiche per il riconoscimento della cecità e sordità civile, infatti, il direttore generale Paolo Cannas ha nominato tre parlamentini nel solo distretto di Nuoro per il riconoscimento dell’invalidità civile, legge 104 e disabilità ai fini dell’inserimento lavorativo; e un’altra commissione per ciascuno dei tre distretti extracittadini di Macomer, Siniscola e Sorgono. Come affermato dai vertici della stessa Azienda sanitaria locale, l’obbiettivo è quello di abbattere le liste d’attesa entro e non oltre il 31 dicembre di quest’anno. Un obbiettivo, questo, rimarcato anche da quanto prevede il regolamento di svolgimento delle sedute delle commissioni. Al suo interno, un elenco di orari, durate e numeri da dover rispettare scrupolosamente per ottimizzare le tempistiche pur garantendo il massimo dell’efficienza.

La reazione di Anmic «Abbattere le liste d’attesa entro il 31 dicembre 2024 sarà impossibile – commenta Francesco Bosu, vicepresidente regionale presidente provinciale dell’Associazione nazionale Mutilati e invalidi civili (Anmic) –. Ci sono troppe pratiche da evadere risalenti anche al luglio 2023. Prima delle nomine avevano valutato solo quelle dei bambini o dei pazienti affetti da patologia oncologica in forma molto grave. C’è anche da verificare le nuove commissioni nominate dalla Asl. Se è tutto in regola si può procedere, altrimenti si dovrà fare un passo indietro».

Fronte Anmil «Ci auguriamo che sia tutto in regola e che il termine del 31 dicembre basti ad abbattere le attese – commenta sul tema il presidente della sezione territoriale dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro (Anmil), Michele Tatti –, gli arretrati riguardano oltre un anno di pratiche. I ritardi più grossi noi li registriamo sul fronte della legge 104 e sul riconoscimento delle invalidità civili, ma avere i numeri precisi del disagio è difficilissimo anche se ufficiosamente, per quanto riguarda questo territorio, si parla di migliaia di pratiche in ritardo». «La gente non può e non deve aspettare – ribadisce ancora Tatti –, ma dobbiamo però dare atto al senso di responsabilità di medici e personale amministrativo che, durante l’emergenza, ha almeno esaminato e portato avanti le sedute sui casi più urgenti».

Unione ciechi «Meglio tardi che mai – esordisce il presidente territoriale di Unione italiana ciechi e ipovedenti, Pietro Manca –. Quando le commissioni non lavorano c’è un disagio grave, anche per noi associazioni di tutela. Il disagio maggiore ovviamente lo vive l’utente singolo, ma ora che le commissioni ci sono, speriamo che funzionino davvero e non a singhiozzo come accaduto in passato a causa della carenza continua di personale e di medici. Le difficoltà era sopraggiunta quando era stato comunicato che i medici dovevano far parte delle commissioni fuori dall’orario di lavoro e senza essere retribuiti quindi anche poco motivati a farlo. Un disagio nel disagio».

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