La Nuova Sardegna

Nuoro

La storia

Festa delle Grazie, da Nuoro a Desulo una strada di fede lunga diciannove ceri votivi

di Alessandro Mele

	Il ritiro dei ceri per la festa delle Grazie (fotoservizio di Massimo Locci)
Il ritiro dei ceri per la festa delle Grazie (fotoservizio di Massimo Locci)

Tommasa Frau: «Da 27 anni li realizzo per donarli alla Madonna di Seuna»

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Nuoro Il prossimo 21 novembre la città scioglierà il voto fatto nel 1812 dall’amministrazione comunale alla Madonna delle Grazie. Un debito di riconoscenza verso il simulacro della Vergine di Seuna che ha protetto Nuoro da una terribile epidemia di colera. Lo scioglimento del voto avverrà, come da tradizione, attraverso l’accensione di 19 ceri votivi da parte dei membri della confraternita delle Grazie e rappresentanti dei quartieri della città. Sono loro che anche dopodomani, chiamati a raccolta nell’aula del consiglio comunale, a partire dalle 9.30 riceveranno le candele dalle mani del commissario straordinario del Comune di Nuoro Giovanni Pirisi.

Ma andando oltre le emozioni del cerimoniale di dopodomani, dietro i ceri donati alla Madonna delle Grazie c’è una storia di fede che attraversa le montagne più alte della Sardegna e che, dal santuario di Ponte ’e Ferru arriva fino a Desulo. È la storia di Tommasa Frau, la 76enne del rione di Ovolaccio che da 27 anni realizza artigianalmente i ceri con metodi e macchinari antichi. «Non ho un laboratorio della cera ma li faccio per devozione e per pura passione – racconta Tommasa Frau visibilmente emozionata –, generalmente li preparo circa quindici giorni prima dell’inizio della novena. Per me, ma anche per tutta la mia famiglia è come una vocazione, è come se avessimo fatto un voto alla Madonna tutti insieme. Le siamo molto devoti».

Quella dei ceri preparati per la Madonna delle Grazie è una storia che unisce non solo Nuoro e Desulo: «Ci è stato raccontato che anticamente le realizzava una donna di Fonni – prosegue la signora – che poi è venuta a mancare. A Nuoro, il sindaco allora era Carlo Forteleoni, si posero il problema di come farle realizzare ed ecco spiegato il passaggio di consegne simbolico tra le due comunità vicine di casa».

Tommasa Frau l’arte della cera la ha nel dna: «Quella della Madonna delle Grazie e della fede immensa che le gravita attorno, è una storia che mi emoziona ogni anno quando ci penso mentre sto realizzando i ceri – racconta –. Ma è un momento che mi fa pensare sempre anche alla mia famiglia. Anche mia zia, infatti, realizzava le candele di cera e ancora prima mio nonno».

Una passione che affonda le radici nel 1800 e tutt’oggi persiste: «Produco le candele per la Vergine di Seuna utilizzando un macchinario artigianale antico di almeno 200 anni – afferma ancora la 76enne –. Adesso utilizziamo la paraffina ma io ho imparato a farle quando ancora si utilizzava la cera vergine delle api che colava lentamente lungo le cordicelle appese ai chiodi in numero variabile in base alla lunghezza da realizzare. Per il cero di Pasqua, ad esempio, ne basta uno solo».

Dona le candele alla Madonna, ma non ha mai assistito alla loro consegna in Comune: «Sono stata presente alla loro accensione al santuario – racconta –, ma mi piacerebbe almeno un anno vedere il momento in cui vengono consegnati. Vedere la confraternita in chiesa mi ha sempre affascinato, ma sarebbe bello vivere tutto il cerimonia. Vediamo se ci riuscirò dopodomani – conclude –, ma non ho ancora deciso. Speriamo che la Madonna delle Grazie aiuti tutti noi a rimanere in buona salute».

Dopodomani anche per Giovanni Pirisi sarà la prima volta. Si è recato personalmente a Desulo, come da tradizione, a ritirare i ceri votivi: «La storia di fede che unisce Nuoro e Desulo è bellissima – ha commentato il commissario del Comune –. La città deve essere riconoscente a Tommasa Frau per il grande gesto di devozione fatto verso la Madonna delle Grazie. Proprio in nome di questa riconoscenza, mi sono recato personalmente a casa sua».

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