La Nuova Sardegna

Olbia

Un’invasione di bruchi ferma il treno Olbia-Sassari

Luca Rojch
Un’invasione di bruchi ferma il treno Olbia-Sassari

La locomotiva scivola sugli insetti, il convoglio arranca ed è costretto a bloccarsi

04 giugno 2008
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OLBIA. Superman può restare a casa e appendere la tutina blu al chiodo, per fermare i treni non servono superpoteri, basta la rivolta dei bruchi. Nessuna follia, né vanteria da millepiedi. La motrice e i vagoni dell’Olbia-Sassari sono stati rispediti indietro da un esercito di piccoli insetti pelosi che hanno invaso le rotaie. Nessuna protesta ecologista o guerra romantica degli invertebrati al mostro d’acciaio simbolo della modernità. Ma l’effetto collaterale della processionaria. I binari sono stati invasi da migliaia di bruchi, una sorta di rivestimento che ha reso le rotaie scivolose. Fanghiglia per ruote di ferro.

La patina viscida si è rivelata un’imbarazzante trappola per il treno che collega i due capoluoghi. Un’odissea per gli oltre 50 passeggeri che hanno impiegato più di quattro ore e mezzo per fare meno di 100 chilometri e da oggi guardano i bruchi con un misto di timore e rispetto. Il viaggio sulla strada ferrata a passo da formica per colpa dei bruchi è cominciato alle 20,15 dalla stazione del centro gallurese. Il treno, due vagoni motrici, è partito in perfetto orario. Ma i passeggeri hanno notato che dopo qualche chilometro la velocità di crociera si è ridotta. Sulle salite per Monti la motrice arranca. Il motore imballato va al minimo dei giri, tossisce. Il passo rallenta, si appesantisce. Diventa quasi un moto inerziale.

I passeggeri si alzano dalle poltroncine, indecisi se scendere a spingere o domandare cosa sia successo al controllore. Dopo Enas la strada ferrata si fa sempre più ripida, la campagna sempre più fitta. Il treno ansima sul crinale. La motrice scivolava e i motori girano a vuoto. Intorno il paesaggio spettrale delle sugherete scheletrite, senza più foglie, divorate dai bruchi. Piccoli mostri pelosi che come in un film dell’orrore si moltiplicano sui vetri. La carrozza sbanda, scivola va indietro, in una sorta di aquaplaning sulle larve. In molti si affacciano e gettano lo sguardo avanti. La luce all’imbrunire è ancora buona e distinguono la sagoma del controllore che armato di ramazza pulisce i binari dai bruchi. Li spazza via a manciate. Dietro di lui il treno che va lento, lentissimo. A passo d’uomo. Pulizia da apripista nel tentativo disperato di aprire un varco nella morsa degli insetti.

Il mostro di ferro sale lentissimo, intimorito dallo strapotere del bruco. Il viaggio immobile continua per qualche centinaio di metri ancora. La foresta di sugherete si fa sempre più fitta, la salita più ripida e i bruchi sulle rotaie sempre più abbondanti. Esclusa l’ipotesi di un suicidio di massa di vermi pelosi il capotreno capisce subito che gli insetti cadono dagli alberi per una rapida escursione sui binari. Ma a sentire i contadini che nelle campagne di Monti zappano tra i filari delle uve da vermentino la lotta del treno contro i parassiti del sughero non è una novità. È una costante. Spesso vedono il treno in difficoltà sulla salita.

Ma fino a oggi il mezzo non aveva mai alzato bandiera bianca. Per il macchinista il difficile compito di spiegare ai viaggiatori che il treno ritorna indietro, causa invasione di bruchi. La tecnologia, molto poco avanzata, deve cedere il passo allo strapotere della natura. Dopo la stazione di Enas nel tratto che si inerpica verso Monti, nome non casuale, la strada diventa troppo ripida. Il convoglio di due motrici, roba da archeologia industriale, va solo con due motori su quattro. Difficoltà nella difficoltà.

A quel punto la decisione del macchinista di ritornare a Olbia. Il viaggio di rientro sui binari è una sorta di passeggiata sulle uova, con il transito a passo d’uomo su passaggi a livello che non prevedevano il ritorno del treno. Arrivati alla stazione di partenza dopo qualche ora di viaggio tra i bruchi i passeggeri vengono caricati su un pullman diretto a Sassari, o quasi. Il tragitto su gomma diventa un calvario a tappe. Il mezzo gommato si traveste da treno e passa per tutte le stazioni di campagna tra Olbia e Sassari a raccogliere manciate di passeggeri inferociti in attesa da ore fuori da stazioni chiuse. I chilometri infiniti della Olbia-Sassari si moltiplicano tra le mille deviazioni per strade secondarie. Il viaggio si conclude alla stazione di Sassari. Quella dei treni.

L’orologio segna mezzanotte e mezzo. I passeggeri storditi dal giro che gli ha fatto scoprire angoli dimenticati delle campagne di Gallura e Anglona, fuggono dal pullman. Un pessimo spot per le ferrovie che mette in crisi agli occhi dei sopravvissuti al dirottamento dei bruchi l’immagine di una compagnia efficiente. Per loro Talgo, il super rapido spagnolo appena presentato che collega Cagliari a Sassari in due ore è un mostro mitologico. Una trovata pubblicitaria, una mano di vernice sotto la ruggine che divora le ferrovie nell’isola messe in ginocchio dalla rivolta dei bruchi.
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