La Nuova Sardegna

Olbia

Guardia del Moro, il futuro in sospeso

di Serena Lullia
Guardia del Moro, il futuro in sospeso

Il Consiglio di Stato ha deciso sulla servitù di Santo Stefano ma la sentenza sarà depositata solo nei prossimi giorni

25 aprile 2012
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LA MADDALENA. Il futuro di Guardia del Moro resta sospeso. Il Consiglio di Stato depositerà la sentenza sulla servitù militare nell’isola di Santo Stefano solo nei prossimi giorni. L’isola spera di poter smantellare una volta per tutte filo spinato e divieti di accesso.

Ieri mattina si è svolta l’udienza che vede contrapposti il Comune, difeso dall’avvocato Gian Comita Ragnedda, e il ministero della Difesa. Al centro della contesa giudiziaria c’è l’imposizione di un nuovo vincolo di servitù per 5 anni, da parte dello Stato, sul deposito di munizioni interrato a Santo Stefano. Un’area su cui lo Stato ha dettato le regole per 30 anni.

Prima il ministero aveva cercato di prorogare la servitù militare durata tre decenni. Una decisione impugnata dall’amministrazione di Angelo Comiti. Il Comune aveva contestato l’illegittimità della procedura. Una posizione sostenuta in due gradi di giudizio, prima davanti al Tar e poi dal Consiglio di Stato. Nel tribunale di Roma la causa era poi decaduta dopo un primo pronunciamento del Tar in favore dell’ente locale.

Poi un secondo tentativo, nel novembre del 2008. Lo Stato avvia un nuovo iter per imporre un vincolo di servitù ex novo per cinque anni su Santo Stefano. Una procedura che il ministero porta avanti senza il parere favorevole del Comitato paritetico Stato Regione. L’organismo chiamato a dire la sua sulla decisone del ministero non ha mai raggiunto una posizione unanime.

La sentenza del Tar di qualche mese fa ha dato ragione al Comune. Secondo i giudici l’interesse della Difesa è importante quanto l’interesse della comunità isolana a portare avanti il processo di riconversione in chiave turistica avviato con la chiusura della base americana. Il ministero avrebbe dovuto tenere conto delle trasformazioni in corso alla Maddalena, in parte finanziate con milioni di euro di fondi pubblici dallo Stato.

Ma quanto stabilito dal Tar non è stato condiviso dal ministero che ha impugnato la sentenza, deciso a riprendersi Guardia del Moro. Una posizione sostenuta con determinazione anche ieri davanti ai giudici. Mentre però il Comune combatte la battaglia legale, la politica è al lavoro per trovare un’altra soluzione. Il senatore Gian Piero Scanu ha avviato una delicata azione diplomatica con il ministro della Difesa Giampaolo di Paola. Scanu punta infatti a ottenere dal governo una rivisitazione della mappa delle servitù, militari e demaniali, che vada oltre Guardia del Moro e i poligoni. Un atteggiamento che nulla ha a che vedere con il sentimento antimilitarista. Scanu chiede infatti che la Marina italiana investa sull’isola, potenziando non solo la scuola, ma ripristinando anche le sedi di rappresentanza. Entro l’estate da Roma potrebbero arrivare delle novità.

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