I mitilicoltori in ginocchio: un disastro come l’alluvione
Monaco: «Situazione eccezionale, servono misure straordinarie per sostenerci» Il sindaco aspetta le analisi dell’Asl per dichiarare lo stato di calamità naturale
OLBIA. La valutazione da fare ora è quella dell’eventuale stato di calamità naturale. A dichiararla sarà il sindaco, ovviamente con dati oggettivi alla mano. E’ il prossimo passaggio relativo al problema enorme venutosi a creare negli allevamenti di cozze del golfo di Olbia a causa dell’elevata temperature dell’acqua. Il bel tempo imperversa, ma il caldo eccessivo sta procurando un danno grossissimo agli operatori del settore. Gianni Giovannelli sta monitorando la situazione giorno per giorno. «Abbiamo avuto la richiesta da parte del consorzio dei molluschicoltori di formalizzare lo stato di calamità naturale – sottolinea il sindaco di Olbia –. Stiamo seguendo le procedure del caso ora, a cominciare dalla richiesta, avvenuta giovedì, di monitoraggio da parte dell’Asl. I risultati delle analisi delle acque, della loro temperature e la situazione dei molluschi sarà nota lunedì. A quel punto, in base ai dati, sapremo se sarà inevitabile dichiarare, come è nelle mie competenze, lo stato di calamità naturale per il comparto».
Le temperature elevate avevano costretto gli operatori, almeno alcuni di loro, a spostare i filari all’esterno del golfo, a Punta Saline, alla ricerca di uno spazio più fresco. Tre ettari occupati che hanno determinato il sequestro delle cozze da parte della Capitaneria. Un sequestro che però è stato annullato dal tribunale di Tempio giovedì, mentre venerdì l’altra notizia buona è stata che la Regione ha anticipato la concessione di quei tre ettari ai mitilicoltori. Ora l’obiettivo degli operatori è quello di guadagnare altri spazi vitali. «Ho sollecitato il sindaco – dice Mauro Monaco, presidente del consorzio dei molluschicoltori, perché lo stato di calamità naturale dichiarato sarebbe una leva formidabile per venire incontro alle esigenze degli allevatori di cozze. Servono ben più di quei tre ettari a disposizione agli operatori del settore, per poter così agire su un’area più vasta nei momenti, come questo, in cui la temperatura altissima impedisce il lavoro o addirittura prefigura una massiccia morìa delle colture nel golfo interno di Olbia».
Monaco spiega che «questa è una situazione eccezionale e come tale va affrontata, con delle soluzioni eccezionali dunque. Pensate all’alluvione: per liberare le strade e le case dai detriti mica si è fatta una raccolta differenziata. Ecco, noi in questo momento siamo in questa situazione, siamo colpiti da una specie di alluvione. La Regione ci deve aiutare per evitare di compromettere un settore produttivo importante per Olbia e un vanto dell’industria alimentare sarda».
L’eccezionale caldo di questi giorni ha messo in difficoltà 14 ditte che lavorano le cozze, tutte esterne alle 17 che al momento fanno parte del Consorzio. Per loro un danno incalcolabile che, per quella che è la situazione attuale, non prevede alcun tipo di risarcimento. Oltre al danno, dunque, anche la beffa.