La Nuova Sardegna

Olbia

Tribunale senza giudici: sarà sciopero a oltranza

di Tiziana Simula
Tribunale senza giudici: sarà sciopero a oltranza

Astensione dalle udienze penali e civili proclamato dall’Ordine degli avvocati  Il presidente Selis: «Basta pezze, vogliamo soluzioni concrete e definitive»

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TEMPIO. Un motore che si è ingolfato anno dopo anno fino a fondersi. Ora prova a farlo ripartire con tutta la forza può, un fronte compatto di avvocati, penalisti e civilisti, che per la prima volta scende in campo con una mobilitazione eclatante: l’astensione dalle udienze civili, penali e tributarie, a oltranza. Fino a quando non arriveranno risposte concrete e decisive – a cominciare dall’incremento della pianta organica di giudici e personale amministrativo – che garantiscano il funzionamento del tribunale di Tempio, oggi alla paralisi totale. Dopo la settimana di astensione dalle udienze proclamata dalla Camera penale, da ieri, ha preso il via lo sciopero a oltranza deciso dall’Ordine degli avvocati di Tempio Pausania. Una mobilitazione necessaria, non più rinviabile, dicono. «Vogliamo accendere i riflettori sulla situazione disastrosa del tribunale. Non vogliamo più pezze e soluzioni tampone, ma una risposta risolutiva alle richieste di giustizia in Gallura», hanno spiegato i consiglieri dell’Ordine e il loro presidente Carlo Selis. Annunciando che questa è solo la prima iniziativa di protesta. «Abbiamo già coinvolto politici ed enti: li inviteremo alla prossima assemblea dell’Ordine».

Sei giudici per 24mila fascicoli. I numeri della denegata giustizia sono lampanti: 24mila procedimenti civili e penali pendenti (di cui 13mila penali in costante aumento) per 6 magistrati oggi assegnati al tribunale su una pianta organica già sottodimensionata di 11 giudici. Con un carico di lavoro per ciascuno dei 6 magistrati (solo 1 al civile), di oltre 4mila fascicoli. I procedimenti pendenti a Tempio sono oltre il doppio di quelli del tribunale di Nuoro e oltre il triplo di quelli di Oristano. «Nonostante questa evidenza, il tribunale di Tempio ha una pianta organica di soli 11 giudici, nettamente inferiore ai 15 di Nuoro e ai 17 di Oristano – ha spiegato Carlo Selis – Il nostro tribunale è classificato come “ufficio di piccole dimensioni” al quale vengono destinati principalmente magistrati di prima nomina. Ciò determina un avvicendamento frequente e cicliche scoperture di organico. Nel corso degli ultimi anni la scopertura è variata dal 73 al 45% su una pianta organica già risicata». A fronte del carico di lavoro (Tempio è il terzo tribunale dopo Cagliari e Sassari), il palazzo di giustizia gallurese dovrebbe contare su «almeno 18 giudici e una quindicina di amministrativi in più».

Allarme prescrizioni. Drammatico il dato delle prescrizioni dei procedimenti penali: il 60%. Che aumenta all’80% in appello. Ciò contro l’8-9% del dato nazionale. Che tradotto in termini pratici significa una sostanziale impunità per i reati commessi in Gallura. «La conseguenza più pericolosa è che questa situazione provochi la sfiducia dei cittadini nei confronti della giustizia», ha rimarcato l’avvocato Mario Baltolu.

Il presidente del tribunale. Una notizia importante ieri, l’ha portata il presidente del tribunale Giuseppe Magliulo, in trincea fin dal suo insediamento per il rilancio dell’ufficio giudiziario. «Il Ministero sta rifacendo le piante organiche dei tribunali: è il momento giusto per rivendicare l’ampliamento del nostro organigramma», ha detto. Tagliando corto su soluzioni legate a un ipotetico trasferimento dell’ufficio a Olbia. «A me interessa far funzionare il tribunale là dove è già esistente – chiarisce – Il trasferimento in questo momento non è la soluzione ai nostri problemi. Parlare ora di eventuali trasferimenti è come immaginare di voler salvare un malato terminale, trasferendolo: morirebbe appena caricato sull’ambulanza». La protesta degli avvocati, dunque continua. E costerà cara ai professionisti, sia per la paralisi dell’attività, fonte di sostentamento, che per le sanzioni che l’Ordine sarà costretto a pagare (dai 2.500 ai 50mila euro) per avere adottato una forma di protesta che esce dagli ordinari canoni previsti dalla normativa.

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