La Nuova Sardegna

Olbia

L’omicidio nel 2017 a San Teodoro

Uccise la fidanzata Erika Preti con 57 coltellate: Dimitri Fricano sta male e lascia il carcere

Uccise la fidanzata Erika Preti con 57 coltellate: Dimitri Fricano sta male e lascia il carcere

Arresti domiciliari a Biella, l’uomo era stato condannato a 30 anni

10 novembre 2023
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San Teodoro Sei anni dopo l’omicidio di Lu Fraili, il tribunale di sorveglianza di Torino ha disposto gli arresti domiciliari per Dimitri Fricano (34 anni, di Biella), condannato in via definitiva a 30 anni di carcere per aver ucciso con 57 coltellate la fidanzata, Erika Preti (25 anni, di Tollegno) durante una vacanza in Gallura.

Alla base del provvedimento del tribunale sarebbero le condizioni di salute di Fricano, come confermato dai suoi difensori, gli avvocati Alessandra Guarini e Roberto Onida: «I giudici del tribunale di sorveglianza hanno concesso i domiciliari a Dimitri per consentirgli di curarsi». Detto e fatto, Fricano ha già lasciato il carcere e ha raggiunto la casa dei genitori. Il provvedimento ha la durata di un anno, prorogabile anche più volte dopo un ulteriore controllo. L’omicida, dopo un primo periodo di detenzione a Ivrea, stava scontando la pena nel carcere di Torino. Le sue condizioni di salute sono state giudicate dal tribunale di sorveglianza incompatibili con la carcerazione. I difensori hanno prodotto una copiosa documentazione medica per evidenziare addirittura un peggioramento generale dovuto alle mancate cure.

È evidente che quella del tribunale di sorveglianza è una decisione destinata a far discutere, considerato anche il fatto che raramente viene assunta per delitti gravi come il femminicidio. Dimitri Fricano era stato condannato nei tre gradi di giudizio per aver ucciso la fidanzata, Erika Preti, durante una vacanza in Sardegna, in una villetta a Lu Fraili, frazione di San Teodoro. Dopo un litigio per futili motivi la ragazza era stata massacrata con 57 coltellate.

Era l’11 giugno 2017. Dopo il delitto Fricano aveva tentato una improbabile difesa sostenendo falsamente che a uccidere Erika fosse stato uno sconosciuto, che avrebbe colpito anche lui. Aveva sostenuto la stessa versione per più di un mese, poi era crollato e aveva confessato l’omicidio. I suoi difensori si erano battuti sino all’ultimo ingaggiando una squadra di super consulenti di cui faceva parte l’ex comandante del Ris di Parma Luciano Garofano, dando una propria ricostruzione del delitto e rimarcando le cure psichiatriche a cui si era sottoposto Fricano per molti anni. La condanna definitiva da parte della Corte di Cassazione risale al mese di aprile dell’anno scorso.

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