La Nuova Sardegna

Olbia

La storia

L’appello disperato di una 38enne di Tempio: «Sto male, non ho aiuti e pago le cure. La commissione d’invalidità non chiama»

di Mirko Muzzu
L’appello disperato di una 38enne di Tempio: «Sto male, non ho aiuti e pago le cure. La commissione d’invalidità non chiama»

La giovane soffre di una malformazione arterovenosa

28 aprile 2024
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Tempio Un altro caso in cui l’assenza della commissione medica per l’invalidità per chi ha gravi patologie si manifesta nel modo più pesante. È la storia di Veronica Amadori, una donna di Tempio di 38 anni affetta da una Mav, una malformazione arterovenosa al livello cerebrale che le ha causato, negli ultimi due anni, due gravi episodi di emorragia cerebrale. Da allora un rincorrersi di visite, consulti medici, cure, percorsi di fisioterapia e un accumulo sempre più grande di spese, che Veronica insieme con suo marito hanno sempre affrontato da soli. La donna per la sua malattia non ha ancora ricevuto nessun sussidio: non la convocazione dalla commissione di invalidità chiamata ad esaminare il suo caso, non il riconoscimento della legge 104, né quello della 162, che le garantirebbe un aiuto nella gestione domestica. Anche l’esenzione dal ticket è parziale, per un solo tipo di prestazione medica, la tac, ottenuta per il riconoscimento di un’altra patologia correlata. L’unico altro sussidio è quello garantitole dall’Inps, poco più che un’integrazione mensile al suo stipendio, perché Veronica ha continuato in questi anni a lavorare nonostante la sua patologia e le difficoltà.

«Siamo stanchi – dicono la donna e il marito – abbiamo sempre pagato tutto per le cure e continueremo a farlo, ma non è giusto». Anche l’ultimo viaggio in ordine di tempo a Verona per un importante intervento chirurgico a cui la donna si dovrà sottoporre il prossimo martedì è stato pagato con il proprio reddito familiare. La coppia ha fatto un tentativo anche presso i servizi sociali del comune, ma la risposta è stata negativa: senza il riconoscimento dei diritti delle leggi 104 e 164 non possono intervenire. «Anche mio marito, che fa il pizzaiolo, ha dovuto interrompere il suo lavoro per accompagnarmi a Verona in questi giorni – racconta Veronica – così come ha dovuto spesso fare in questi due anni». A casa, ad aspettarli, due figli di quattro e otto anni: «Per loro per fortuna non ho grossi problemi – racconta la madre – ci sono i nonni che possono occuparsene mentre noi siamo via e quando io non sto bene. Ma dopo questa operazione non so in che modo cambierà la mia vita e avrò sicuramente bisogno di un aiuto per la casa. Se dovesse essere necessario affronteremo anche questa spesa, fin quando ce la faremo, ma non è ammissibile essere abbandonati in questo modo».

C’è tanta rabbia nelle parole di Veronica e del marito per un sistema che non funziona. Sono tanti i casi di cittadini bloccati dalla burocrazia, da una commissione medica per l’invalidità che non si riunisce da diverso tempo o che lo fa saltuariamenteper esaminare le varie situazioni e garantire i diritti ai cittadini con patologie invalidanti. Una reazione a catena per cui rimangono ferme anche le altre prestazioni sociali garantite dai comuni e da altri enti, che dipendono per la maggior parte dei casi dal riconoscimento dell’invalidità e dei benefici della legge 104.

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