La Nuova Sardegna

Olbia

L’Isola Bocca

Olbia, tesi di laurea sul faro: «Hotel di lusso? Meglio un centro di ricerca»

di Dario Budroni
Olbia, tesi di laurea sul faro: «Hotel di lusso? Meglio un centro di ricerca»

Il progetto di valorizzazione della 25enne Federica Piras: «La mia idea a disposizione della città»

09 agosto 2024
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Olbia. Le suite per pochi fortunati possono anche realizzarle da altre parti. Ma non sotto la luce del faro che da 137 anni presidia la porta del golfo interno. Molto meglio uno spazio da dedicare agli scienziati del mare. Insomma, un bel centro di ricerca da legare magari alle attività dell’Area marina di Tavolara o al futuro corso di laurea in biologia marina. L’idea è di una 25enne olbiese, Federica Piras, che si è appena laureata al Politecnico di Torino nel corso di laurea magistrale in Architettura costruzione città. La studentessa ha discusso una tesi tutta dedicata all’architettura dei fari e, in particolare, ha presentato un progetto di valorizzazione di quello che è uno dei simboli indiscussi di Olbia. Una ricerca minuziosa, interessante e anche affascinante. Federica Piras ha studiato a fondo il faro dell’Isola Bocca e ha tirato fuori un progetto di recupero che non stravolge minimamente la struttura. La speranza che è l’edificio sul mare, di proprietà demaniale, venga prima o poi inserito nelle liste dei beni da dare in concessione. La città, che sogna di vivere in qualche modo il suo faro, se lo aspetta da un pezzo. «Io, in ogni caso, metto a disposizione la mia idea. La rendo disponibile, è un contributo» dice Federica Piras.

Perché il faro. Da buona olbiese, la 25enne ha sempre guardato al faro dell’Isola Bocca con un certo interesse. Così ha firmato uno studio universitario che, allo stesso tempo, porta con sé anche un importante messaggio di sensibilizzazione. «Sono nata e cresciuta in una città di mare, mi ha sempre incuriosito – spiega Piras –. L’architettura così imponente del faro mi affascina. Quindi ho pensato di dare un riscontro reale a un qualcosa che mi appartiene. Diciamo che è sempre stato un sogno nel cassetto». A volte l’argomento è delicato. Spesso, per esempio, si parla di realizzare strutture ricettive di lusso all’interno di fari e semafori sulla costa. Capo Figari ne è un esempio. «Ho ragionato su conservazione, riuso adattivo e accessibilità – spiega Piras –. Per quanto riguarda l’ultimo aspetto, ho scartato l’ipotesi di una passerella galleggiante. Sarebbe stato un intervento impattante». E quindi eccola la sua idea: «I possibili fruitori potrebbero essere ricercatori e studiosi del mare. Ho eliminato da subito l’idea di un hotel esclusivo. Perché nelle strutture di lusso, ovviamente, non può andarci chiunque. Con una struttura diversa, invece, potrebbero essere accolte anche le scolaresche».

Lo studio. Federica Piras, nella sua tesi che ha Elena Vigliocco come relatrice e Manuela Mattone come correlatrice, ha naturalmente studiato ogni spazio e ogni intervento. «L’idea è quella di conservare l’edificio in tutta la sua integrità – dice –, ripristinando gli intonaci e integrando alcune parti con materiali assolutamente locali. Penso a un hub culturale, un centro di ricerca con annessa foresteria al primo piano per dare la possibilità ai ricercatori di soggiornare. Si possono ricavare quattro camere da letto con due bagni. Una sorta di rifugio vicino alla città ma allo stesso tempo autosufficiente». L’ex deposito presente sull’isola, invece, diventerebbe uno spazio di accoglienza.

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