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Sanità

Olbia, pronto soccorso al collasso: in due mesi 10mila accessi

di Stefania Puorro
Olbia, pronto soccorso al collasso: in due mesi 10mila accessi

I medici strutturati sono solo due, nel 2019 erano 14. Il servizio “fast track” permette di evitare l’affollamento estremo

12 settembre 2024
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Olbia. Per il pronto soccorso del Giovanni Paolo II l’emergenza organici resta sempre la più grave patologia. Si lavora in continuo affanno ed è un problema costante riuscire a coprire i turni. Le proteste sono quotidiane e in molti casi si sono sfiorate le aggressioni da parte di cittadini che hanno perso il controllo per le troppe ore trascorse in sala d’attesa. Ma nonostante le pesanti criticità, i numeri registrati sono stati addirittura superiori al 2019: «Oltre 10mila accessi negli ultimi due mesi (più di 4000 a luglio e poco meno di 6mila ad agosto), con una sostanziale differenza rispetto a cinque anni fa: in quel periodo c’erano quattordici medici strutturati, adesso siamo soltanto in due – dice Rosangela Beretta, direttrice della Struttura complessa di Medicina d’Urgenza –. Nelle due settimane a cavallo di Ferragosto abbiamo avuto picchi di accessi incredibili: anche 280 in una sola giornata, con un unico medico strutturato per ogni turno. Ma tutti gli operatori del pronto soccorso, nessuno escluso, sono stati straordinari. Questi sono numeri importanti, che registrano ospedali come il Niguarda, dove però ci sono 6 medici per ogni turno. Certo, abbiamo il supporto dei gettonisti, degli specialisti dei vari reparti in prestazione aggiuntiva, dei colleghi del 118. E poi è stato prezioso anche il contributo dei giovani dottori della guardia turistica che venivano spesso a darci una mano per i pazienti in fila con i codici minori».

Ma il pronto soccorso non è comunque un’isola felice. «Le difficoltà in cui continuiamo ad operare – prosegue la Beretta – sono tante, ma in quella che è stata un’estate rovente sotto tutti i punti di vista (ci sono stati anche numerosi incidenti stradali) un aiuto importante è arrivato dal fast track: quei percorsi veloci che ci hanno consentito di evitare l’affollamento estremo di barelle nei corridoi e di prendere in carico il paziente rapidamente. Da sottolineare che i bambini non aspettano mai, qualunque sia la loro patologia: quando arrivano, entrano subito e salgono nel reparto di Pediatria. Per quanto riguarda gli altri pazienti, sempre tenendo presente che i codici rossi hanno la priorità e che spesso arrivano più ambulanze contemporaneamente, i tempi di attesa si stanno accorciando grazie al triage avanzato, affidato agli infermieri adeguatamente formati e preparati. Sono loro che effettuano accertamenti come l’elettrocardiogramma, l’esame del sangue e quello dei parametri vitali. E questo consente poi agli specialisti di valutare il caso e decidere eventualmente per un ricovero. A questo proposito ci terrei ad esaltare la figura degli infermieri: sono loro la vera grande forza del pronto soccorso, perché sono loro a sopperire alla carenza di medici. Un’emergenza che si è cercata di alleviare più volte, purtroppo senza successo. Negli ultimi anni sono stati fatti bandi e selezioni e tutti sono andati deserti. Qui, insomma, continua a non voler venire nessuno».

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