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Riccardo Zuddas da Olbia all’Opéra di Bordeaux: «La danza classica è il mio mondo»

di Stefania Puorro
Riccardo Zuddas da Olbia all’Opéra di Bordeaux: «La danza classica è il mio mondo»

Il 30enne fa parte del corpo di ballo del teatro francese. Ha danzato alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi

22 settembre 2024
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Olbia. Eppure cominciò con il ballo moderno, per seguire una cugina. Poi tra i dieci e i dodici anni si avvicinò alla danza classica, diventata un grande amore. E il suo talento, che in molti avevano notato, lo ha portato in alto. Oggi fa parte del gruppo di ballo, composto da 35 membri, dell’Opèra nazionale di Bordeaux. Riccardo Zuddas, 30 anni, si racconta. Il traguardo che ha raggiunto è prestigioso e nulla esclude che possa diventare ballerino solista. «A volte, anche se ancora non ho questo titolo, mi capita di farlo. Quindi, perché no, potrei anche salire nella gerarchia. In ogni caso sono già contento di ciò che faccio e spero, soprattutto per i ragazzi di Olbia che amano la danza classica, di poter essere un esempio».

Di una cosa è però certo: «Per raggiungere certi livelli nella danza è fondamentale il talento. La tecnica la si può imparare, ma quel che conta è avere l’arte». Quest’anno, Riccardo, sta per cominciare a Bordeaux la sua quinta stagione. «Oltre a garantire un certo numero di produzioni al nostro teatro, ci sono anche le tournée. E ci si arriva dopo tanta preparazione e allenamenti continui. Che vanno a intensificarsi quando sono in programma gli spettacoli».

Ha vissuto molti momenti indimenticabili, Riccardo Zuddas, ma ce ne sono alcuni davvero speciali. «Una delle emozioni più grandi è stata danzare “Petit Mort” del coreografo Jiri Kylian: un pezzo forte, intenso ed elegante. Poi ricordo quando sono entrato in scena all’Arena di Verona: esibirsi davanti a 20mila persone con le lucine in mano è stato fantastico. Ero talmente emozionato che ho rischiato di dimenticare la coreografia. E infine le Olimpiadi: a 350 ballerini di tutta la Francia è stato chiesto di esibirsi alla cerimonia di apertura. Ecco, c’ero anche io».

Mentre parla del presente, gli torna in mente l’inizio del suo cammino. «Durante un concorso di danza – prosegue Riccardo –, vinsi una borsa di studio di 20 giorni per la scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma: finito lo stage, arrivò la proposta da parte dell’allora direttrice Paola Jorio per entrare nella scuola: vedeva in me del potenziare sul quale lavorare anche se ero già un 14enne con pochi anni di danza classica alle spalle. Iniziai i miei studi prendendo parte a più corsi e lezioni per incrementare e intensificare la tecnica che mi mancava. Posso dire che gli anni della scuola di danza sono quelli che ti formano e che ti insegnano la dedizione al mestiere. La scuola infatti ci permetteva di lavorare con i danzatori del corpo di ballo per diverse produzioni tra le quali ricordo “La bella addormentata nel bosco” e il “Lago dei cigni”. Cinque anni dopo mi sono diplomato come danzatore classico accademico e a quel punto sono diventato un libero professionista. Ho lavorato con tanti grandi nomi tra cui Amedeo Amodio che mi ha insegnato e trasmesso tantissimo. Sono quindi entrato nel corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli e con questa compagnia ho cominciato anche a viaggiare e a fare le mie prime tournée all’estero. Nello stesso tempo continuavo a fare audizioni alla ricerca di una compagnia che mi offrisse un contratto fisso a tutti gli effetti e grazie a una carissima maestra con la quale ho lavorato nei miei anni a Napoli sono riuscito ad avvicinarmi alla Francia e all’Opéra National de Bordeaux. Nel frattempo, mentre lavoravo all’Arena di Verona, ho preso parte all’"Aida".. E proprio dopo questa esperienza è arrivato il contratto fisso che aspettavo e mi ha portato a far parte del corpo di ballo dell’Opéra National de Bordeaux».

Anche Riccardo Zuddas ha i suoi idoli. «Adoro Mathieu Ganio e Mathias Heymann, danzatori étoile all’Opera di Parigi. Ma ovviamente anche Nureyev e Baryšnikov». Il ballerino olbiese si trova bene a Bordeaux «ma d’estate però torno sempre in Sardegna in vacanza e quando mi capita di esibirmi nella mia città da professionista, è sempre una grande emozione. Se devo dire grazie a qualcuno? Alla mia famiglia, senza la quale non avrei mai potuto fare ciò che ho fatto. Ma nello stesso tempo dico grazie alla mia tenacia».

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