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Il vermentino che nasce nel mare di Coluccia finisce sul Times di Londra

Il vermentino che nasce nel mare di Coluccia finisce sul Times di Londra

Il quotidiano britannico dedica un articolo al progetto dell’enologo gallurese Andrea Pala. La tecnica risale alla Grecia di 2.700 anni fa

23 settembre 2024
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Santa Teresa. Un vino sardo decisamente speciale finisce sulle pagine del Times di Londra, il più autorevole quotidiano britannico. Merito dell’enologo gallurese Andrea Pala, di Luras, e del suo Donna Ma’, il vermentino prodotto con le uve che prima hanno riposato per un breve periodo nei fondali delle acque di fronte all’arcipelago de La Maddalena, nello specifico nell’isola di Coluccia, nel territorio di Santa Teresa. Un’antica tecnica perfezionata dai viticoltori dell'isola greca di Chio 2.700 anni fa.

Il vino di Chio era celebrato in tutto l'antico Mediterraneo da scrittori come Orazio e Plinio. Si dice che Giulio Cesare lo abbia servito durante un banchetto. «L'arte, a lungo perduta – scrive il Times – di invecchiare l’uva in mare è stata riscoperta da una nuova generazione di viticoltori, che affermano che questo processo conferisce un sapore distintivo e salato». Tra questi italiani c’è proprio il sardo Andrea Pala, enologo pluripremiato, già miglior giovane enologo d’Italia, che vanta, nonostante la giovane età, una consolidata esperienza professionale come consulente di aziende in Toscana, Lazio, Marche, Campania, Calabria e Sicilia.

Il vino è prodotto con uve vermentino e a produrlo è l’azienda agricola Culuccia, il cui patron è l’imprenditore torinese Marco Boglione, con sua moglie Stella, fondatore della BasicNet, azienda proprietaria dei marchi Kappa Robe di Kappa, K-Way, Superga, Jesus Jeans, Briko e Sebago. «Non avevo mai fatto nulla di simile – commenta Pala, che ha utilizzato le nasse provenienti da un allevamento di ostriche per immergere le uve sott’acqua e creare la terza annata di Donna Ma’ –. Un vigneto è a sette metri dall’acqua, l’altro a 11 metri di distanza. Il terreno è sabbioso, si sente il mare».

La tecnica degli antichi greci riproposta oggi da alcuni coraggiosi produttori italiani di vino è diventata un caso internazionale capace di attirare l’attenzione di molti media stranieri. «Fu Omero a coniare il termine “mare color del vino”. Ora, 2.700 anni dopo la scrittura dell'Odissea – scrive il quotidiano inglese –, gli italiani stanno prendendo questa descrizione in modo piuttosto letterale». Il progetto realizzato sull'isola di Culuccia da Andrea Pala ha un profondo valore storico e scientifico, fondendo ricerca, sperimentazione e innovazione. «Si tratta di un Igt Isola dei Nuraghi, disponibile in un'edizione limitata, al di fuori – conclude l’enologo – del disciplinare del vermentino di Gallura Docg».

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