La Nuova Sardegna

Olbia

L’incontro

Olbia, tutti a scuola di radio: per i bimbi non è più un oggetto sconosciuto

di Carolina Bastiani

	La maestra Elena Fraschini
La maestra Elena Fraschini

La lezione speciale nella primaria di Isticcadeddu

17 ottobre 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Olbia. «È una televisione», «No, è un forno a microonde». Per gli alunni e le alunne della scuola primaria di Isticcadeddu è un oggetto non identificato. O meglio, lo era. La radio, in tutte le forme che ha preso nel corso di cento anni di vita, grazie all’ideatrice dell’iniziativa, la maestra Elena Fraschini e a tutta la squadra delle docenti, con il supporto della dirigente Caterina La Rosa, è infatti entrata in tutte le classi e si è fatta conoscere. E lo ha fatto proprio in occasione del suo centenario.

C’era la radio a valvole – da cui pare che sia stato ascoltato l’annuncio della fine della seconda guerra mondiale – quelle in legno con le manopoline per la ricerca della frequenza, con giradischi o senza, piccole radio portatili per ascoltare la partita durante le passeggiate domenicali, quelle estraibili per le macchine e così via, fino ai più grandi e moderni impianti stereo. Moltissimi i modelli, tutti messi generosamente a disposizione da famiglie e docenti.

Marconi. Tante le manine alzate. I bambini e le bambine di Isticcadeddu, rispondendo alle domande poste dalla maestra Elena, hanno raccontato qualche curiosità su colui che la radio l’ha inventata, Guglielmo Marconi. Per esempio, «quando era piccolo, Marconi aveva le orecchie un po’ grandi e veniva preso in giro, ma la mamma lo difendeva e diceva che così avrebbe potuto ascoltare meglio le onde radio». «Un Marconi che non era nemmeno troppo bravo a scuola – racconta la maestra – perché ha ottenuto la licenza elementare a 12 anni, ma che tuttavia era un genio». Un genio che, con il supporto della madre, è riuscito a creare questo strumento rivoluzionario, sempre con un unico grande obiettivo in mente, che, come i piccoli studenti hanno imparato, era «unire le persone e non distruggere». Una potenzialità emersa presto, dopo l’impatto del Titanic contro l’iceberg, quando 700 persone furono salvate proprio perché dalla nave fu inviato via radio un messaggio di soccorso.

Fare radio. Durante la sua lunga vita, poi, la radio, è diventata strumento di informazione, intrattenimento e divulgazione, che richiede qualità precise. «Avere la voce forte e calma», «parlare molto senza stancarsi», «non essere timidi perché sennò si balbetta». I bambini e le bambine prendono la parola e al microfono dicono la loro. «Scandire bene le parole», «sapere l’inglese» ed «essere informati su tante cose». E non ci sono andati affatto lontani, come conferma lo speaker radiofonico Cristian Asara, invitato per l’occasione: «Inoltre – ha aggiunto – bisogna creare curiosità attraverso gli argomenti giusti e interagire con gli ascoltatori». E, dialogando con la maestra Elena, lo speaker ha anche invitato i piccoli alunni che hanno paura di sbagliare, a non temere, perché può succedere; ogni tanto bisogna solo “fare spallucce” e tentare.

Primo piano
Sanità

L’allarme dei rettori sardi: «Dateci risorse, aule e docenti»

di Luigi Soriga
Le nostre iniziative