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Centro storico

Olbia, porte chiuse e tavolini vuoti: «Senza voli il Corso è un deserto»

di Giandomenico Mele
Olbia, porte chiuse e tavolini vuoti: «Senza voli il Corso è un deserto»

Pochi i commercianti a lavoro: «Manca la programmazione». La Confcommercio: «Il calo di novembre è fisiologico, ma la stagione si è allungata»

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Olbia Tavolini tristemente vuoti, sedie accatastate, porte chiuse e cartelli che rimandano alle feste natalizie. Il novembre del centro storico di Olbia assomiglia a un eterno refrain, che sconta il saluto delle compagnie aeree all’isola e la scomparsa dei turisti dalla passeggiata di corso Umberto. I locali chiusi potrebbero essere fisiologici in questo periodo, se non fosse che il salotto della città vuoto consegna un’immagine sempre poco piacevole per una città turistica e una destinazione in costante crescita.

Arriva il deserto. A consegnare un ritratto del momento è Gino Piro, commerciante di grande esperienza, una vita nel negozio di corso Umberto, che fotografa le chiusure di novembre. La stagione è andata molto bene, ma ora si rischia l’effetto desertificazione. «Ho lavorato tutta l’estate dalle 9 del mattino alle 21.30, ininterrottamente, e i migliori affari li ho fatti tra le 14 e le 15.30, all’ora di pranzo e nel primo pomeriggio. Un tempo questo sarebbe stato impossibile, con quaranta gradi, ma dimostra come il profilo del cliente sia profondamente mutato – spiega Piro –. Questi tavolini vuoti e i locali chiusi dipendono dal fatto che non ci sono voli, mancano i collegamenti aerei e i turisti non arrivano. L’assenza di programmazione di voli in questo periodo, a partire dall’inizio di novembre, rende il centro storico un deserto. Io tengo aperto perché faccio questo lavoro al banco, come lo chiamo io, da 40 anni, e ancora non sono stanco, anche se la fatica è tanta».

Così lo spirito di servizio, in questo periodo, sostituisce gli scontrini. «Due giorni fa, per esempio, sa quando ho avuto il primo cliente? Alle 7 di sera, erano due australiani che non sapevano neanche bene dove si trovassero. Io posso capire coloro che decidono di chiudere, ma così il centro si svuota. Potrebbero fare i turni e chiudere in periodi differenti, in questo modo si garantirebbe la presenza di attività commerciali, che non abbasserebbero le saracinesche tutte insieme. Si tratta per la gran parte di attività di somministrazione, forse in quattro mesi hanno guadagnato abbastanza per tutto l’anno? La mia è una provocazione, ma certamente l’assenza di voli è la causa principale dell’addio al turismo e dello svuotamento della città. Siamo oltre 20 anni che parliamo di questo problema, ma nessuno ha mai trovato una soluzione».

La Confcommercio. In realtà i miglioramenti ci sono stati, se è vero che guardando la programmazione aeroportuale i voli sono iniziati in modo consistente da metà aprile e si sono conclusi ai primi di novembre. «Ho parlato con i commercianti e ho parlato con Gino Piro, e mi hanno detto che è stata una stagione positiva e che, appena terminati i voli, come ogni anno il centro storico rischia di morire a livello di turismo e le attività vanno in sofferenza – sottolinea Edoardo Oggianu, presidente Confcommercio Gallura e vicepresidente Nord Sardegna –. Credo, però, che un calo sia fisiologico, l’auspicio è che non ci sia un calo così drastico, ma si sono visti miglioramenti sull’affluenza dei turisti per l’aumento dei voli sui mesi di aprile e ottobre. Mi fa piacere che i commercianti siano esigenti, ma una volta che facciamo la stagione estiva da aprile fino ai primi di novembre, siamo sulla strada giusta».

Così lo stop ai voli fa venire un po’ di nodi al pettine circa limiti strutturali. «Oltre alla fine del calendario dei voli estivi, c’è un po’ di pigrizia da parte degli olbiesi, e il Corso si svuota per tante ragioni: il commercio online, il cambiamento dei flussi, ricordando che corso Umberto è caratterizzato forse da un 70-75 per cento di attività di ristorazione e somministrazione e non si può puntare il dito contro chi chiude perché ha tanti dipendenti, chi si trova a lottare per tenere aperto anche con 10 dipendenti – conferma Oggianu –. Secondo me è legittimo che uno abbassi la saracinesca e vada in ferie, per poi riaprire e puntare sul Natale. Oggi nel corso Umberto ci sono i locali che possono soddisfare le esigenze della clientela presente in questo momento a Olbia, c’è libertà di apertura, si lavora sette mesi pieni, con aprile e ottobre che sono mesi entrati a pieno titolo nella stagione estiva, grazie a crociere e collegamenti aerei. Bisogna lavorare su una pianificazione di eventi per il centro storico per creare appeal anche in altri momenti dell’anno: l’obiettivo è provare ad allungare sempre un po’ di più la stagione, dal 15 marzo al 15 novembre, portandola a 8 mesi complessivi».

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