Siccità, nel Liscia 20 milioni di metri cubi in meno: «Servono nuove opere»
Il Consorzio di Bonifica: «Interventi non più rinviabili, la Regione se ne faccia carico»
Olbia. Meno venti milioni di metri cubi d’acqua rispetto al 2023: la siccità si fa sentire in Gallura e l’invaso del Liscia lo documenta. Dal semaforo verde è passato al semaforo giallo dopo un novembre avaro di piogge che ha alzato ulteriormente l’asticella dell’attenzione del Consorzio di Bonifica della Gallura. «Sapevamo che questa situazione si sarebbe potuta presentare vista la perdurante siccità, ma non ci facciamo cogliere certo impreparati – dice il presidente Marco Marrone –. Bisogna partire dal principio, ricordando che l’invaso del Liscia è stato costruito per fini irrigui, quindi per servire l’agricoltura. Infatti fu finanziato dall'allora Ministero dell'Agricoltura e portato al collaudo definitivo (una delle pochissime in Europa) da parte del Consorzio di Bonifica della Gallura che lo ha gestito direttamente fino al 2009. Oggi la Diga del Liscia, garantisce gli usi plurimi dei comparti civile, irriguo ed industriale del territorio e non può oltre».
«Infatti – prosegue il direttore generale del Consorzio Giosuè Brundu – a causa dei cambiamenti climatici e delle siccità che hanno colpito il territorio della Gallura, nonché del deficit infrastrutturale (mancanza di opere idrauliche adeguate), il comparto irriguo da oltre 20 anni, utilizza la risorsa fornitagli dal Consorzio di Bonifica della Gallura, e lo fa, con il rispetto di turnazioni infrasettimanali tra i diversi distretti irrigui di Olbia ed Arzachena. Quindi, si irriga tre volte la settimana e mai di domenica. La diga del Liscia grazie a questo lavoro di prevenzione e di razionamento nel solo comparto irriguo, dispone di adeguate risorse per una programmazione biennale della risorsa idrica per i soli utilizzi oggi necessari e consentiti per il territorio. I dati dell'invaso però evidenziano rispetto a ottobre 2023, un meno 20 milioni di metri cubi. Essendo l'unico invaso presente, da tempo, lo stesso territorio è stato oggetto di studi da parte del Consorzio di Bonifica della Gallura per individuare opere ed interventi capaci di recuperare l’importante risorsa che viene lasciata andare a mare».
«Sono state presentate una serie di progettazioni – prosegue Marrone – ed fondamentale realizzarle per il recupero stimato di almeno 47 milioni di metri cubi d’acqua. Come? 14 milioni di metri cubi verrebbero dalla soglia sfiorante in località Monte Tova a valle della Diga del Liscia. Altri 5 milioni di metri cubi poi si potranno recuperare con la traversa sul Rio Castagna, e l'invaso del San Simone per il recupero di ulteriori 16 milioni di metri cubi. A queste vanno poi aggiunte le proposte sul riutilizzo dei reflui prodotti dagli impianti di depurazione di Santa Teresa, Tempio, Palau, Golfo Aranci e Loiri che ammontano ad ulteriori 12 milioni di metri cubi di risorsa alternativa». Opere che colmerebbero il deficit infrastrutturale idraulico della Gallura e garantirebbero la continuità della risorsa nel territorio. «L'auspicio – concludono – è che la Regione voglia farsene carico autorizzando il Consorzio di Bonifica della Gallura alla realizzazione delle opere».