Sotto accusa per evasione di imposte e iva, Giovanni Satta: «Chiarirò tutto»
Fissata a giugno l’udienza pre dibattimentale per l’ex sindaco di Budduso ed ex consigliere regionale
Buddusò La compravendita di sughero e le relative imposte sui redditi sono al centro di un procedimento penale che vede imputato l’ex sindaco di Buddusò ed ex consigliere regionale Giovanni Satta. La Procura di Sassari, al termine di accertamenti eseguiti dalla guardia di finanza, ha emesso nei suoi confronti un decreto di citazione a giudizio. Già fissata l’udienza pre dibattimentale, che si terrà a giugno nel tribunale di Sassari davanti al giudice monocratico.
Sotto accusa l’attività svolta, attraverso partita Iva, da Satta in qualità di titolare dell’omonima ditta individuale. L’ex sindaco di Buddusò acquistava dalla Sardegna e dalla Corsica sughero che poi rivendeva ai produttori portoghesi. Per la Procura di Sassari, Satta avrebbe evaso le imposte indicando nelle dichiarazioni dei redditi dal 2016 al 2019 importi inferiori. L’evasione contestata è di 147 mila e 500 euro per il 2016, 293 mila e 500 euro per il 2017, 239 mila e 663 euro per il 2018 e 118 mila e 700 euro per il 2019. La Procura lo accusa anche di aver evaso l’Iva per 210 mila euro per il 2017 e per 152 mila euro per il 2018.
La replica
Giovanni Satta – difeso dall’avvocato penalista Angelo Merlini e dal tributarista Anselmo Mocci – ha respinto tutte le accuse. «Nel 2022 sono stato sottoposto a una verifica fiscale da parte della guardia di finanza – racconta – in quell’occasione non ho potuto fornire tutti i chiarimenti richiesti perché mi trovavo agli arresti domiciliari per l’inchiesta sulle case di riposo, peraltro in via di archiviazione. Allora mi dissero che mi avrebbe contattato l’Agenzia delle entrate, ma intanto nel 2023 mi è stato sequestrato il conto corrente. Con l’Agenzia è in corso una procedura di “accertamento con adesione”: abbiamo già chiarito la situazione per gli anni 2016 e 2017 e siamo fuori dal campo penale, eventualmente una violazione amministrativa. Per gli anni 2018 e 2019 la procedura è in via di definizione. Tutto deriva dal fatto che io, come piccolo imprenditore, sono titolare di un unico conto corrente dove ci sono i movimenti dell’azienda e anche quelli miei personali. Questo è consentito dalla legge, ma può aver generato confusione, così come le due carte prepagate associate allo stesso conto. Il risultato è che la medesima entrata alla fine è stata calcolata più volte».