Monti, lite al bar con accoltellamento: dichiarata la prescrizione
La sentenza dopo 16 anni, il reato di tentato omicidio riqualificato in lesioni semplici
Monti Quattro ore di arringa difensiva per smontare l’impianto accusatorio e dimostrare che Antonello Chessa, macellaio, colpì il suo compaesano Augusto Busia per difendersi e non per ucciderlo. E chiedere, di conseguenza, ai giudici del collegio che il reato venisse riqualificato da tentato omicidio a lesioni. La tesi difensiva ha convinto il collegio presieduto da Caterina Interlandi. Che ha riqualificato il reato in lesioni semplici. Reato che – a distanza di sedici anni dal fatto – era prescritto. Si è conclusa così, con la dichiarazione della prescrizione, una vicenda giudiziaria lunga, appunto, 16 anni. La sentenza è arrivata nel tardo pomeriggio di oggi, 18 dicembre, con grande soddisfazione da parte dell’imputato, presente in aula, e del suo difensore, l’avvocato Giampaolo Murrighile.
Il fatto risale al 20 luglio 2008 ed era accaduto all’ingresso di un bar, a Monti. Tra i due era scoppiata una violenta lite. Antonello Chessa era accusato di aver tirato fuori, al culmine del litigio, il coltello e di aver ferito all’addome il suo compaesano. Dopo la coltellata era fuggito. Per alcune ore si era dato alla macchia e in tutta la zona era scattata una imponente caccia all’uomo da parte dei carabinieri della stazione di Monti e della compagnia di Olbia. Poi, la decisione di costituirsi in caserma, accompagnato dal suo difensore. Per lui erano scattate le manette con l’accusa di tentato omicidio. «Il mio assistito è stato aggredito e ha reagito per difendersi», ha sempre sostenuto il suo difensore. Durante la lunga istruttoria dibattimentale sono stati sentiti numerosi testimoni e il difensore si è anche avvalso della consulenza di un medico legale che ha accertato che le lesioni inferte a Busia non erano tali da provocarne la morte.
Nell’arringa difensiva, l’avvocato Murrighile ha rimarcato come fosse stato l’imputato a subire la condotta aggressiva del compaesano che lo aveva prima insultato, e poi preso a calci e pugni, e spinto contro un’inferriata, e che il suo assistito avesse tirato fuori il coltello per difendersi. Da qui, la richiesta della riqualificazione del reato. Richiesta che è stata avanzata anche dal pubblico ministero che ha chiesto una condanna a tre anni per lesioni. Il collegio ha accolte le richieste ma, al termine della camera di consiglio, ha dichiarato la prescrizione. Augusto Busia era costituito parte civile con l’avvocato Pietro Orecchioni.